Svolta nel delitto in riva al Po, uomo confessa

Svolta nel delitto in riva al Po, uomo confessa
Stefano Leo
1 aprile 2019

C’e’ un sospettato per l’omicidio del 34enne Stefano Leo. A poche ore dalla ‘passeggiata’ di amici e parenti in riva al Po per chiedere di far luce sul delitto, un 27enne con piccoli precedenti penali ha rivelato di essere stato lui, lo scorso 23 febbraio, a uccidere la vittima con un fendente alla gola. Si chiama Said Machaouat ed ha confessato ai carabinieri di avere ucciso Leo. Il giovane si e’ costituito ieri pomeriggio, poche ore dopo la marcia organizzata dagli amici e dai parenti della vittima, recandosi in questura. Gli agenti hanno subito contattato i carabinieri, che hanno trasportato il ragazzo al Comando provinciale di via Valfre’, dove e’ stato interrogato. Alle 23.30 il 27enne, italiano di origini marocchine, e’ stato dichiarato in stato di fermo. I carabinieri, coordinati dai sostituti procuratori Ciro Santoriello e Enzo Bucarelli, hanno gia’ trovato i primi riscontri alla confessione. Nei suoi confronti e’ stato disposto il fermo di indiziato di delitto.

“Quello in riva al Po l’ho ucciso io”, ha detto in modo confuso agli agenti, che hanno subito allertato i carabinieri, titolari dell’indagine. Trasferito al Comando provinciale, alla presenza del suo legale di fiducia, avvocato Basilio Foti, e’ iniziato l’interrogatorio, durato oltre tre ore. Il lavoro investigativo condotto in questo mese dai militari dell’Arma e dai magistrati ha consentito loro di trovare i primi riscontri alla confessione. Tra cui la presunta arma del delitto, un affilato coltello da cucina nascosto in una cassetta dell’Enel di piazza d’Armi. Restano pero’ ancora molto punti da chiarire, a cominciare dal movente di un delitto tanto efferato quanto misterioso. Originario di Biella, una laurea in Giurisprudenza, Leo viveva dallo scorso novembre a Torino. Dopo un lungo periodo trascorso all’estero, tra Cina, Giappone e Australia, era commesso in un negozio d’abbigliamento del centro. Sempre puntuale, sempre preciso, tutte le mattine per recarsi al lavoro faceva una passeggiata in lungo Po Macchiavelli.

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L’ha fatta anche quella mattina del 23 febbraio, un sabato, ignaro che stava andando incontro al suo assassino. Un uomo, rimasto sconosciuto fino ad oggi, che lo ha ucciso senza un apparente motivo con una coltellata alla gola. “Siamo ancora increduli. Quello che e’ accaduto a Stefano non deve piu’ succedere a nessuno”, dicevano ancora ieri i suoi amici, un centinaio di palloncini rossi liberati in cielo, dal luogo del delitto, per chiedere “verita’ e giustizia”. Era presente anche la sindaca, Chiara Appendino, per manifestare la vicinanza della Citta’ alla famiglia Leo. Che ora attende di conoscere gli ultimi sviluppi dell’inchiesta, nella speranza che sapere chi ha ucciso Stefano porti loro un po’ di pace.

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