Torna Cetto La Qualunque e diventa re nell’Italia dei sovranisti

19 novembre 2019

Cetto La Qualunque torna più scorretto, volgare, misogino che mai nel nuovo film di Antonio Albanese, diretto da Giulio Manfredonia, “Cetto c’è, senzadubbiamente”, dal 21 novembre nei cinema. Oggi Cetto vive in Germania, dove ha esportato pizza e mafia, ma quando è costretto a tornare in Italia viene avvicinato da un gruppo di neoborbonici nostalgici che gli propone di diventare sovrano del regno, non delle due Sicilie, ma delle due Calabrie. Inutile dire che gli italiani neosovranisti lo seguono e lo acclamano, entusiasti. “Davvero la realtà supera ogni forma di comicità, anche la mia, che è un po’ espressionista, è un po’ sopra le righe, che è paradossale. Viene spesso superata. Io a tratti, l’ho usata come battuta ma non lo è più: Cetto è un moderato” ha detto Albanese. “Il sovranismo ha bisogno di un sovrano, ed è questo che mi spaventa: non può esserci solo una persona alla guida, non possiamo seguire le idee di una sola persona, questo mi spaventa”.

Sono passati nove anni dall’esordio cinematografico di questo personaggio, eccessivo, a tratti ripugnante, e sette dalla sua ultima apparizione in “Tutto tutto, niente niente”. E’ diventato il simbolo della politica più corrotta, utilitaristica e criminale. “Quando è nato, 15 anni fa circa, sentivo proprio il bisogno di esaltare negativamente queste cose” prosegue il regista. “Tutto è nato perché un giorno io ho sentito in una tribuna politica, in un comizio, si era presentato un tipo, con la foto della moglie di un altro candidato, che ha detto: questa è bottana, quindi non potete votare un cornuto. Io ho detto: siamo un quarto d’ora dalla fine del mondo”. Anche in questo film tra realismo e assurdità assoluta, esasperando i toni accesi del grottesco, Albanese riesce a fare un ritratto aggiornato della mostruosità di alcuni aspetti dell’Italia.

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