Ufficiale, introdotto il primissimo “Bonus Vicini”: 11mila euro se il vostro vicino fa rumore | Lo danno senza limiti di ISEE

Vicini rumorosi - (otoprotettori.eu) - IlFogliettone.it
Rumori molesti in condominio: quando il silenzio è un diritto violato, puoi chiedere un risarcimento di migliaia di euro.
In un condominio, la convivenza tra vicini è inevitabile, ma quando le abitudini di alcuni inquilini oltrepassano la soglia della normale tollerabilità, si rischia di ledere un diritto fondamentale: quello alla tranquillità domestica. Camminare coi tacchi sul parquet, ascoltare musica ad alto volume o spostare mobili a ogni ora non sono solo fastidi occasionali, ma possono trasformarsi in vere e proprie molestie, riconosciute come tali anche dalla giurisprudenza italiana.
Il diritto alla quiete non è solo una questione di buon senso, ma un principio riconosciuto dalla Corte di Cassazione. Le sentenze più recenti, come la n. 21554 del 2018, stabiliscono che anche in assenza di un danno biologico documentato, è possibile ottenere un risarcimento se viene compromesso l’uso pieno e sereno della propria abitazione. In altre parole, il fastidio continuo, se ben dimostrato, può essere sanzionato legalmente.
La prova della molestia sonora non è sempre semplice. È fondamentale documentare che i rumori superano la cosiddetta soglia di normale tollerabilità, che in ambito condominiale è condizionata dall’orario, dal tipo di edificio e dal contesto. In questo senso, le perizie fonometriche eseguite da tecnici qualificati giocano un ruolo centrale, affiancate da testimonianze di altri residenti e, nei casi più gravi, da certificazioni mediche.
La legge fissa dei limiti precisi oltre i quali un rumore può essere considerato illecito. Generalmente si tratta di superamenti di 3 decibel nelle ore notturne e di 5 durante il giorno, rispetto al rumore di fondo. Tuttavia, questi parametri sono relativi. Un suono che in un centro cittadino può essere accettabile, in una zona residenziale silenziosa può diventare insostenibile. Inoltre, anche la frequenza e la durata dell’immissione sonora sono fattori determinanti.
Il risarcimento anche senza danno alla salute
Non è necessario presentare un certificato medico per richiedere un risarcimento. Basta provare che i rumori impediscono il normale svolgimento della vita domestica. In tal caso, il danno è considerato di tipo non patrimoniale, e quindi risarcibile secondo gli articoli 2043 e 2059 del Codice civile. Quando invece il rumore provoca ansia, insonnia o altri disturbi psichici o fisici, il danno può diventare biologico e prevedere risarcimenti anche più elevati.
Prima di avviare un’azione legale, è sempre consigliabile cercare un dialogo con il vicino. Se questo non basta, si può procedere con una diffida formale, spesso tramite avvocato. L’amministratore di condominio può essere coinvolto se esiste un regolamento interno che stabilisce orari di silenzio. Solo in ultima istanza si ricorre al giudice, con una causa civile o un ricorso d’urgenza, qualora il disturbo sia grave e persistente.
Anche senza regolamento condominiale il diritto è tutelato
In molti casi, i condomini si trovano senza un regolamento che disciplini il rumore. Questo non significa che siano privi di tutele. Il Codice Civile, infatti, vieta gli “schiamazzi, rumori o scuotimenti” che eccedano la normale tollerabilità, a prescindere da regolamenti interni. Le fasce orarie considerate più protette sono generalmente quelle del riposo notturno e pomeridiano.
Le sentenze più recenti confermano un orientamento sempre più attento ai diritti dei cittadini. La casa deve restare un luogo sicuro, sereno e protetto. E se un comportamento altrui lo compromette, si ha il pieno diritto di reagire legalmente. La tranquillità domestica non è un lusso, ma una condizione essenziale del vivere civile.