Lo minacciava uomo dei servizi segreti, per Ciancimino nuova condanna per calunnia: 3 anni e 6 mesi

Lo minacciava uomo dei servizi segreti, per Ciancimino nuova condanna per calunnia: 3 anni e 6 mesi
30 gennaio 2017

Nuova condanna, a tre anni e sei mesi, per Massimino Ciancimino, il figlio dell’ex mafioso sindaco di Palermo Vito e disposto un risarcimento di 20 mila euro alla presidenza del Consiglio costituita parte civile. A emettere il verdetto sono stati i giudici di Bologna, dove Ciancimino jr era imputato per calunnia nei confronti di Rosario Piraino, l’ex agente dell’Agenzia informazioni e sicurezza interna (Aisi). Davanti al tribunale di Bologna, infatti, il ‘super-testimone’ del processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia, arrestato e finito in carcere il 24 gennaio scorso per un’altra condanna a Palermo, rispondeva, di aver falsamente accusato di minacce Piraino nel 2009.

I FATTI All’epoca Ciancimino risiedeva a Bologna, denunciò di aver subito minacce da un uomo, poi individuato in Piraino. Lo indicò come il braccio destro del fantomatico signor Franco, l’uomo dei misteri citato decine di volte come l’anima nera della stagione della trattativa Stato-mafia. Nessun riscontro, però, è stato trovato alle accuse bollate per questo come “false e calunniose”. I magistrati bolognesi, infatti, archiviarono l’inchiesta a carico di Piraino che, tramite i suoi legali decise di presentare una querela.

IL PROCESSO Furono avviate indagini e l’accusa fu smentita dai filmati delle telecamere installate a insaputa dell’imputato fuori dalla sua casa. L’ex agente dei Servizi, infatti, aveva anche fornito alcune prove per confermare che il 3 luglio 2009, giorno in cui secondo Ciancimino jr avvennero le minacce, non era a Bologna, ma in servizio a Palermo. L’inchiesta fu poi archiviata definitivamente. Una volta cadute le accuse, è partito il procedimento per calunnia contro Ciancimino. In sede civile Piraino, che in questo processo aveva la veste di persona offesa, ha già ottenuto un risarcimento di 50.000 euro, deciso dal Tribunale di Palermo.

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L’UDIENZA CONCLUSIVA Prima della sentenza, in mattinata, Piraino, è stato sentito dai giudici e ha raccontato di aver dovuto concludere la sua carriera nell’Aisi, in cui è stato in servizio fino al primo ottobre 2015. “Vorrei capire perché – ha detto in aula -. A causa di queste accuse ho subito danni finanziari, professionali e familiari. In quel periodo ero in procinto di diventare dirigente e invece ho subito un trasferimento con effetto immediato”, oltre ad aver dovuto fare i conti con un “clima familiare turbato”.  Per Nino Caleca e Marcello Montalbano, i legali che hanno assistito l’ex agente segreto “Questa sentenza restituisce onore e dignità a un servitore dello Stato, ma non elimina le sofferenze patite in questi anni da Piraino”.

REAZIONI Per il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri (FI) chi eresse a icona Ciancimino jr “dovrebbe vergognarsi” “Aspettiamo – ha detto in una nota – di ascoltare in proposito i commenti dei vari Santoro, Ruotolo, Ingroia, che fecero di Ciancimino Jr un’icona antimafia e usarono la tv pubblica come un palcoscenico per i deliri di un bugiardo delinquente. Di lui dovrebbero vergognarsi i magistrati che lo hanno eretto a simbolo sottovalutando i reati che commetteva. I giornalisti che lo hanno portato in diretta sui canali Rai ostentandone la figura. E dovrebbero vergognarsi gli editori e tutti coloro che ne hanno promosso contro ogni evidenza e buon senso la nota attività di mistificazione”. “È tempo che su personaggi simili cali definitivamente il sipario” ha concluso.

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