Via libera alla Finanziaria, Baccei blocca l’assalto alla diligenza. Renzi vince anche in Sicilia

Via libera alla Finanziaria, Baccei blocca l’assalto alla diligenza. Renzi vince anche in Sicilia
1 maggio 2015

di Giuseppe Novelli

parlamento sicilianoAlla fine, dopo tante grida sia dell’opposizione, sia della maggioranza, il governo Crocetta esce indenne dall’approvazione di bilancio e finanziaria, nonostante sia stato battuto più volte a Sala d’Ercole. In altri termini, nulla è cambiato nel rapporto governo-maggioranza-opposizione. Tre protagonisti di un vecchio copione che li vede sempre rissosi e difficilmente uniti per un bene che dovrebbe essere comune, lo sviluppo della Sicilia. Almeno stando a fatti e cifre. Dunque, la ‘longa manus’ del premier Matteo Renzi, è riuscita ha bloccare l’assalto alla diligenza. Schiacciante, infatti, è stata la vittoria dell’assessore all’Economia, Alessandro Baccei che in aula s’è manifestato un buon direttore d’orchestra alla guida di una banda da novanta musicisti. L’uomo inviato da Renzi ha incassato il via libera dell’Assemblea siciliana alle norme più importanti, quelle concordate proprio con Roma, contenute nella manovra finanziaria che vale 300 milioni di euro. A cominciare dai tagli al pubblico impiego, con l’armonizzazione del trattamento dei 16 mila dipendenti della Regione a quello degli statali, la riduzione di permessi parentali, sindacali e ferie, mobilità interna, ridefinizione al ribasso delle piante organiche per dirigenti e funzionari. E poi c’è la riforma delle pensioni con l’avvio dei prepensionamenti che già nel 2016, secondo le stime del dipartimento Economia, potrebbe portare a 1.007 pensionamenti anticipati, mantenendo la finestra fino al 2020 e introducendo un taglio fino al 15% degli assegni di quiescenza.

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E’ stato Baccei a condurre, prima in commissione Bilancio e poi in aula, i rapporti con i parlamentari ed è stato lui a stoppare i tentativi di allargare la spesa. Il titolare dell’Economia non ha guardato in faccia nessuno (come da copione). Ha ribattuto colpo su colpo anche alle proposte della maggioranza, sulle quali non era pienamente d’accordo, come quella sugli stipendi degli amministratori unici delle società partecipate ritenute strategiche, che passano da 150 a 140 mila euro, anche se la stessa norma taglia i Consigli di amministrazione. Baccei è riuscito a convincere l’Assemblea sulla tenuta della sua manovra, incassando tutto quello che poteva portare a casa come l’utilizzo dei fondi Fsc per coprire parte del concorso all’equilibrio di finanza pubblica (673 mln) o l’iscrizione in bilancio di 450 milioni nonostante la Regione non abbia ancora chiuso gli accordi formali con il ministero del Tesoro e la Cassa depositi e prestiti. E ha spento sul nascere le fibrillazioni di un gruppo di deputati sullo stralcio di norme di spesa su autolinee, Ipab, reddito minimo e aeroporti minori impegnandosi a varare una manovrina bis, entro luglio, dando copertura. Neppure la fugace presenza in aula del governatore Rosario Crocetta è riuscita a strappargli la scena e quando qualcuno ha messo in dubbio la costituzionalità di alcune norme, in particolare sulle pensioni del regionali, Baccei non ha esitato un minuto: “Mi dimetto se Roma le impugna”.

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La cronaca registra circa 24 ore di seduta, avendo iniziato ieri alle 12.30. Poco prima del voto, l’intervento finale di Crocetta, successivamente la seduta e’ stata sospesa. Le opposizioni hanno abbandonato i lavori ma al rientro in Aula in numeri per la maggioranza, seppur molto risicati, ci sono stati. Quarantadue i presenti, 39 i si’ e 3 gli astenuti. La votazione finale e’ stata resa possibile dalla presenza in aula di tre deputati dell’opposizione, Fazio del gruppo Misto e Vinciullo (Ncd), che si sono astenuti, e Greco (Pds-Mpa), che ha votato a favore. In merito, la manovra da’ via libera, tra l’altro, all’allineamento delle pensioni dei dipendenti della Regione a quelle degli statali, al bando di nuovi concorsi, ai tagli del personale, compresi i forestali, al piano per il riordino delle societa’ partecipate, con la scomparsa dei consigli di amministrazione e della figura del direttore generale, e alla creazione della centrale unica degli acquisti. Con un emendamento del movimento 5 stelle e’ stato reintrodotto il tetto di reddito di 40.000 euro l’anno per l’inserimento nel bacino dei precari. L’aula è stata convocata per il 12 maggio.

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