Bagnasco in difesa della famiglia: “I figli non sono un diritto”

Bagnasco in difesa della famiglia: “I figli non sono un diritto”
25 gennaio 2016

Nella prolusione al consiglio permanente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, a differenza di quanto aveva fatto nei giorni scorsi, non cita il family day né la legge sulle unioni civili o tantomeno la stepchild adoption. Ma sono chiarissime le idee che si leggono in controluce nel testo. La famiglia è un “patrimonio prezioso”, uno “scrigno”, la cui “punta di diamante” sono i figli, il cui bene “deve prevalere su ogni altro”. Il messaggio è chiaro soprattutto che in settimana, giovedì, al Senato inizia il dibattito sulle unioni civili: “Nella coscienza collettiva mai venga meno l’identità propria e unica” dell’istituto famigliare. Bagnasco ricorda che “ogni nostra parola, come sempre, vuole essere rispettosa dei ruoli, e ha lo scopo di contribuire alla difficile costruzione del bene comune” e, in merito alla famiglia, afferma: “Sentiamo il dovere di rilanciare la voce della famiglia – tesoro inesauribile e patrimonio universale – perché sia tutelata, promossa e sostenuta da politiche veramente incisive e consistenti: sono la condizione per aiutare – come già avviene in altri Paesi – la nascita dei figli che – come ha detto Papa Francesco – ‘non sono un problema di biologia riproduttiva’; tra l’altro, ‘una società avara di generazione, che non ama circondarsi di figli, che li considera soprattutto una preoccupazione, un peso, un rischio, è una società depressa’. Per questa ragione, come abbiamo rilevato altre volte, l’indice di natalità è un segnale decisivo per valutare lo stato di un Paese, e pertanto dovrebbe essere da tutti meglio considerato. Inoltre, sempre più vengono a galla – nel sentire della gente – l’amore e la convinzione per cui la famiglia, come prevede la nostra Costituzione, è il fondamento e il centro del tessuto sociale, il punto di riferimento, il luogo dove ricevere e dare calore, dove uscire da sé per incontrare l’altro nella bellezza della complementarietà e della responsabilità di nuove vite da generare, amare e crescere. Per questo ogni Stato assume doveri e oneri verso la famiglia fondata sul matrimonio, perché riconosce in lei non solo il proprio futuro, ma anche la propria stabilità e prosperità”.

Il presidente della Conferenza episcopale italiana auspica che “nella coscienza collettiva mai venga meno l’identità propria e unica di questo istituto, in quanto ‘soggetto titolare di diritti inviolabili, trova la sua legittimazione nella natura umana e non nel riconoscimento dello Stato. Essa non è, quindi, per la società e per lo Stato, bensì la società e lo Stato sono per la famiglia’. Sul fronte vitale della famiglia si è accesa una particolare attenzione e un acceso dibattito. E’ bene ricordare che i Padri costituenti ci hanno consegnato un tesoro preciso, che tutti dobbiamo apprezzare e custodire come il patrimonio più caro e prezioso, coscienti che – ha detto Bagnasco citando un recento intervento del Papa alla Rota romana – ‘non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione’. In questo scrigno di relazioni, di generazioni e di generi, di umanesimo e di grazia, vi è una punta di diamante: i figli. Il loro vero bene deve prevalere su ogni altro, poiché sono i più deboli ed esposti: non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre; hanno diritto ad ogni precedenza e rispetto, sicurezza e stabilità. Hanno bisogno di un microcosmo completo nei suoi elementi essenziali, dove respirare un preciso respiro: ‘I bambini – ha concluso – hanno diritto di crescere con un papà e una mamma. La famiglia è un fatto antropologico, non ideologico”.

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