Flessibilità, braccio di ferro Renzi-Ue. Ecco gli scenari possibili

Flessibilità, braccio di ferro Renzi-Ue. Ecco gli scenari possibili
2 febbraio 2016

Dopo anni di rigore l’Italia per il 2016 ha deciso di puntare su crescita e investimenti mettendo a punto una manovra che ambisce a spingere l’acceleratore della ripresa attraverso una parte di misure finanziate in deficit. In pratica, per quest’anno il governo Renzi ha chiesto all’Europa una flessibilità sull’indebitamento per oltre un punto di Pil (circa 18 miliardi di euro). Richiesta che, se accettata integralmente, farebbe aumentare il disavanzo in rapporto al Pil dall’1,4% tendenziale al 2,4%, comunque sotto il fatidico tetto del 3 per cento. Nel dettaglio, la richiesta avanzata da Roma prevede uno 0,5% del Pil (circa 8 miliardi) per la clausola per le riforme, uno 0,4% per la clausola investimenti (circa 6,4 miliardi) e uno 0,2% (circa 3,3 miliardi) appellandosi alla clausola eventi eccezionali. Di questi, al momento, formalmente la Ue ha riconosciuto all’Italia soltanto un primo 0,4% per le riforme e si attende il verdetto sulla parte mancante. Tuttavia, l’esecutivo Renzi, sulla base di rassicurazioni ricevute, ha già dato per scontato il via libera anche al restante 0,1% per le riforme e allo 0,4% per gli investimenti. Resta comunque in bilico la partita sugli eventi eccezionali in un primo momento richiesta da Renzi per far fronte all’emergenza immigrazione ma poi, dopo i tragici fatti di Parigi, già impegnata nella legge di stabilità per finanziare il pacchetto sicurezza-cultura senza attendere il verdetto della Ue previsto in primavera.

In sostanza, l’Italia ha già aumentato il deficit di quest’anno dal 2,2 al 2,4%. A questo punto sono diversi gli scenari che potrebbero aprirsi in caso di stop da parte di Bruxelles. Se L’Europa dirà di no allo 0,2% di flessibilità per gli eventi eccezionali, Roma potrebbe essere costretta a fare una mini-manovra correttiva per il 2016 per riportare il disavanzo dal 2,4 al 2,2 per cento. Si tratterebbe comunque di una correzione non drammatica pari a circa 3,3 miliardi. E’ possibile anche che l’Europa chieda la correzione direttamente sul 2017 e a quel punto per quest’anno non cambierebbero i saldi. Da non escludere, soprattutto alla luce dello scontro fra la Commissione Ue e il premier Matteo Renzi, anche lo scenario più drastico, ossia quello che il presidente del Consiglio decida di andare avanti per la sua strada e optare per una procedura di infrazione per deficit eccessivo per evitare di fare dietrofront su sicurezza e cultura o correggere altre scelte già fatte.Difficile prevedere, quindi, cosa succederà nei prossimi mesi. Anche perchè la partita non è soltanto tecnica ma è soprattutto politica. Al momento, il prossimo passo sarà l’aggiornamento delle stime macroeconomiche che la Ue fornirà a febbraio dal quale si potrebbe iniziare a capire l’orientamento dell’Europa in attesa del verdetto di aprile.

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