Ppe contro Renzi: “Finiti i tempi della flessibilità. Avete avuto il massimo”

Ppe contro Renzi: “Finiti i tempi della flessibilità. Avete avuto il massimo”
3 febbraio 2016

di Maurizio Balistreri

Alta tensione tra Roma e Bruxelles. Matteo Renzi, dopo le polemiche dei giorni scorsi sul fronte immigrazione e sui fondi per sostenerla, rincara la dose e afferma: “Non venite a fare le maestrine”. Quasi immediata, a poche ore di distanza, l’Europa risponde: “Sono finiti i tempi della flessibilità. L’Italia ha usufruito del massimo della flessibilità possibile e ora deve attenersi ai suoi obblighi”, avverte il presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber. Certo, “dobbiamo essere coscienti della situazione generale e la situazione è che la flessibilità prevista dal patto di stabilità viene applicata al massimo possibile”. In questo contesto, sottolinea, “anche i socialisti, guidati da Pierre Moscovici (il commissario francese agli Affari economici e finanziari, ndr) hanno ammesso che si sta facendo il massimo”.

Duro scambio di battute, per l’ennesima volta in poche settimane. Da Accra, dove si trova nel corso del suo terzo tour africano, il presidente del Consiglio riaccende le polemiche, scandendo al momento di lasciare il parlamento ganese un inequivocabile: “Non prendiamo lezioncine da nessuno dei nostri amici europei. Noi siamo l’Italia e ogni anno mettiamo 20 miliardi sul piatto di Bruxelles, avendo indietro, molto meno, 11 miliardi”, aggiunge. Siamo pronti a imparare, ma il tempo delle lezioni è finito, abbiamo fatto le riforme e siamo pronti a dare il nostro contributo all’Europa”. La Ue soffre di mancanza di progetti, mancanza di strategie. La critica di Renzi parte anche dalla mancanza di lungimiranza dimostrata dal Vecchio Continente nei confronti dell’Africa. Dove invece “l’Italia è fortemente impegnata a supportare la pace e la stabilità”. I segnali della presenza italiana si vedono: “Eni qui ha firmato accordi fino al 2036”. Questo perché “bisogna avere una visione strategica. Il Ghana ha bisogno di un maggiore rapporto con l’Italia e l’Unione Europea, c’è bisogno di avere una strategia di lungo periodo e non polemiche. Noi siamo pronti a investire qui e lo facciamo con l’Eni (presente nella delegazione con Claudio Descalzi, ndr) per dare un messaggio di buone relazioni e di amicizia fra i nostri Paesi”.

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Fonti della Commissione europea vicine al commissario agli Affari economici Pierre Moscovici, intanto, tengono a precisare che “le decisioni sulla flessibilità” dei bilanci pubblici degli Stati membri “saranno prese a maggio” dall’Esecutivo comunitario, e hanno sottolineato che “non c’è nessuna chiusura” su questo punto nei riguardi dell’Italia. La “chiusura” era stata vista nelle interpretazioni che la stampa italiana ha dato di alcune affermazioni rilasciate da Moscovici oggi a Strasburgo, ma la Commissione ha diffuso in serata il virgolettato delle dichiarazioni del commissario, chiedendo una rettifca di quanto è stato riportato che non corrisponde alle frasi pronunciate. Questo il virgolettato riportato dalla Commissione: “Certo che esiste la flesibilità di bilancio in Europa, e l’Italia – ha ricordato Moscovici – è il paese che beneficia di più di queste flessibilità, per gli investimenti e per le riforme strutturali. Noi – ha sottolineato il commissario – abbiano un dialogo aperto con le autorià italiane e sulle nuove richieste di tenere conto delle spese per la crisi dei rifugiati per la lotta al terrorismo. La Commissione prenderà la sua decisione su queste richieste a maggio”. “Focalizziamoci su questo; io credo – ha aggiunto Moscovici -che fra l’Italia e l’Europa uno scontro sia inutile. Dovremmo cercare un compromesso dove sarà possibile. E questo – ha concluso – è quello che io farò”.

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