“Le imprese muoiono e la politica sta a guardare”. Pronta ‘class-action’

21 luglio 2014

“In Sicilia nei primi sei mesi del 2014 si sono persi nelle sole imprese artigiane quasi 4.000 addetti, ma governo e deputati sembrano non accorgersene e nella manovra-ter continuano a tutelare precariato e assistenzialismo”. E’ l’allarme lanciato da Mario Filippello, segretario regionale della Cna Sicilia. In base agli ultimi dati delle nove Camere di Commercio della Sicilia, fa sapere l’organizzazione degli artigiani, le imprese passano da 80.115 a 78.488: in totale 1.727 imprese cancellate. Considerando che ognuna conta in media 1.5 dipendenti, sempre secondo Cna, se a questi si sommano i titolari, si arriva a circa 4.000 persone a che escono dal mercato del lavoro, “silenziosamente senza interesse della classe politica, della stampa o dell’opinione pubblica”. “Basta osservare l’esame della manovra-ter al Parlamento regionale per capire cosa sta accadendo – prosegue Filippello – si continua a tutelare lavoro improduttivo e assistenzialismo, mentre le imprese chiudono anche a causa del fatto che la Regione non eroga i contributi previsti dalle sue stesse leggi. Un caso emblematico e’ quello dei lavoratori assunti con contratto di formazione lavoro in base all’articolo 10 della legge regionale 27 del 1991: il contributo previsto dalla Regione non e’ mai arrivato nonostante una legge regionale, una sentenza della Corte di Cassazione sull’ammissibilita’ del contributo e una sentenza della Corte di Giustizia Europea, che hanno sancito il diritto irrinunciabile delle imprese”.

“Tra sabato e domenica in commissione Bilancio all’Ars – conclude Filippello – governo e deputati hanno bocciato l’emendamento che prevedeva il pagamento del contributo, seppur con anni di ritardo: ci aspettiamo che il parlamento ripari a questo ulteriore danno e voti un emendamento in aula, altrimenti le migliaia di imprese artigiane interessate saranno costrette a ricorrere ad una ‘class-action’: perche’ una Regione che non rispetta le sentenze dei tribunali, e’ una Regione nella quale non vi e’ legalita’”.

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