Addio a Mimmo Jodice, l’obiettivo che fece parlare il mondo in napoletano

Mimmo Jodice

Si è spento all’età di 91 anni Domenico “Mimmo” Jodice, il fotografo che ha fatto conoscere Napoli al mondo attraverso le sue lenti, trasformando la fotografia in poesia sociale. Autodidatta divenuto maestro di fama internazionale, la sua carriera, iniziata negli anni Cinquanta, è stata un viaggio incessante tra impegno civile e ricerca estetica, consacrato da innumerevoli premi e mostre nei più prestigiosi templi dell’arte globale. La notizia della scomparsa, avvenuta nella sua città natale, ha subito evocato un coro di commemorazioni, a partire dal ricordo del Ministro della Cultura Alessandro Giuli che lo ha definito “un maestro dello sguardo”.

Il suo obiettivo ha sempre cercato l’umanità nascosta, dai vicoli dei quartieri popolari napoletani alle rovine cariche di memoria. Le sue prime opere, negli anni ’60, sono già un manifesto di questo approccio: un’indagine sociale che non si limita a documentare, ma trasfigura la realtà in un racconto intimo e potente. La sua tecnica, rigorosa e personale, è stata fin da subito al servizio di una visione che univa il reportage all’arte pura.

Uno sguardo tra impegno e avanguardia

Il suo percorso artistico si è intrecciato con quello dei grandi nomi dell’arte contemporanea. Collaborò, infatti, con figure del calibro di Andy Warhol, Joseph Beuys e Michelangelo Pistoletto, in un fervido periodo di scambio creativo. Nonostante queste frequentazioni d’avanguardia, Jodice non perse mai il legame con il suo ruolo di educatore, insegnando per molti anni all’Accademia di Belle Arti di Napoli. La sua prima mostra personale, “Nudi dentro cartelle ermetiche”, si tenne a Milano nel 1970, presentata da Cesare Zavattini, a segnare l’inizio di un riconoscimento critico inarrestabile.

L’ascesa fu costante e inarrestabile. Le sue opere iniziarono a viaggiare per il mondo, esposte in istituzioni del calibro del Philadelphia Museum of Art, del Museo di Capodimonte a Napoli, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e del Museu de Arte di San Paolo. Il suo nome divenne sinonimo di una fotografia italiana colta e profondamente suggestiva, capace di parlare un linguaggio universale.

Il riconoscimento di una carriera inarrivabile

Il culmine di questa traiettoria fu sancito da premi prestigiosi, come il Premio “Antonio Feltrinelli” dell’Accademia dei Lincei, e dal tributo di una laurea honoris causa in Architettura. Grandi retrospettive ne hanno celebrato l’opera, come quella del 2001 alla GAM di Torino e, più recentemente, la grande antologica del 2016 al MADRE, il museo d’arte contemporanea di Napoli. La sua eredità, racchiusa in volumi pubblicati da editori come Contrasto, continua a ispirare generazioni di artisti e appassionati, confermando Jodice come un faro la cui luce non si spegne.