Agrigento, l’anno della Cultura rischia il flop: l’allarme della Corte dei conti

Trentuno progetti ancora operativi ma molti in fase di allestimento. Assente una struttura dedicata al coordinamento complessivo delle iniziative.

La Corte dei conti boccia Agrigento Capitale della Cultura 2025. Duecento pagine di analisi che, pur riconoscendo progressi nella gestione amministrativa, puntano il dito contro ritardi, confusione organizzativa e carenze nel monitoraggio dei progetti. A due mesi dalla chiusura dell’iniziativa, solo otto dei 44 progetti previsti nel dossier di candidatura risultano conclusi, mentre i trasferimenti finanziari mostrano un avanzamento di appena 913mila euro sui 3,2 milioni stanziati.

Il documento della Sezione di controllo per la Regione Siciliana non lascia spazio a interpretazioni. Le criticità evidenziate mettono “a elevato rischio” la piena realizzazione del progetto ispirato al pensiero di Empedocle e ai quattro elementi: Acqua, Terra, Aria e Fuoco. Trentuno progetti sono operativi, ma di questi solo 14 in corso di svolgimento e 17 ancora in fase di allestimento. Altri cinque attendono l’affidamento. Un quadro che stride con l’ambizione originaria di fare leva sulla cultura per generare coesione sociale, crescita economica e sviluppo territoriale nell’intera provincia agrigentina.

La Corte riconosce che l’attuale gestione della Fondazione ha superato “elevate conflittualità interne” grazie all’apporto di professionalità provenienti dall’alta dirigenza dello Stato. Questi interventi hanno migliorato l’efficienza amministrativa, la trasparenza finanziario-contabile e i risultati di bilancio. Tuttavia, il referto sottolinea come “non risultano ancora interamente realizzate le iniziative previste nel dossier”, con alcune attività ancora in fase di allestimento o affidamento. Un ritardo che rischia di compromettere l’eredità culturale e turistica che l’iniziativa avrebbe dovuto lasciare al territorio.

Coordinamento insufficiente e strutture carenti

Tra i nodi più critici emerge la mancanza di un coordinamento efficace tra Comune, Fondazione e Parco Archeologico della Valle dei Templi. La Corte evidenzia “significativi profili di confusione e di commistione” tra i 44 progetti del dossier, di competenza della Fondazione, e le iniziative collegate ai finanziamenti regionali, affidate al Comune. Una sovrapposizione di ruoli che ha generato inefficienze proprio dove serviva “costante collaborazione, cooperazione e coordinamento istituzionale”.

L’assenza di una struttura amministrativa dedicata alla regia complessiva dei progetti rappresenta un’altra grave lacuna. La Fondazione di partecipazione, pensata come strumento strategico, non ha saputo garantire quella cabina di comando necessaria a tenere insieme iniziative culturali e interventi infrastrutturali. Manca inoltre un sistema di controlli interni capace di monitorare la coerenza tra attività e obiettivi strategici, di verificare la congruità dei costi e di misurare risultati concreti come la partecipazione del pubblico o l’impatto turistico.

I ritardi nella rendicontazione delle somme utilizzate hanno prodotto “conseguenze negative sulla disponibilità delle risorse” e sulla verifica degli stati di avanzamento. Solo durante l’istruttoria della Corte si sono registrati recuperi temporali negli adempimenti documentali, segno che l’attività di controllo ha avuto un “effetto sollecitatorio” positivo. Ma il tempo stringe e il rischio di non completare il programma entro fine anno è concreto.

L’appello per un’accelerazione finale

Nelle conclusioni, la Corte dei conti lancia un appello chiaro: “È necessario procedere all’adozione di misure e soluzioni di efficientamento delle iniziative, utili e idonee ad accelerare l’attuazione dei progetti”. Con il residuo bimestre 2025 davanti, gli enti coinvolti devono predisporre contestualmente la pianificazione del procedimento di liquidazione della Fondazione, che cesserà ruolo e competenze a chiusura dell’anno. Il presidente della Regione, Renato Schifani, ha ricevuto nel pomeriggio di oggi la presidente del consiglio di amministrazione della Fondazione Agrigento 2025, probabilmente per fare il punto sui rilievi mossi dalla magistratura contabile.

La Corte, dopo aver completato il contraddittorio documentale e l’adunanza del 7 ottobre scorso richiesta dalla Fondazione, ha confermato “integralmente la sussistenza in concreto di tutti i profili di criticità gestionale” emersi durante l’istruttoria. Il referto sottolinea come, nonostante i miglioramenti, “la permanenza di ritardi e deficit organizzativi non consentono di ritenere interamente realizzate le iniziative culturali previste nel dossier di candidatura”, compreso il coinvolgimento del Comune di Lampedusa.

Sussistono “rilevanti profili d’incertezza sull’adeguatezza, sulla corrispondenza e sul coordinamento delle attività gestionali” rispetto ai contenuti dei 44 progetti, sul fondamento dei quali Agrigento ha conquistato il titolo di Capitale della cultura 2025. La magistratura contabile rimette alle future attività di controllo la valutazione sui risultati effettivamente conseguiti a chiusura dell’iniziativa. Nel frattempo, resta aperto l’interrogativo se il territorio agrigentino riuscirà a cogliere appieno l’opportunità di rilancio economico e culturale che questo titolo avrebbe dovuto garantire. L’eredità di Empedocle, con i suoi quattro elementi, rischia di lasciare un bilancio più grigio delle attese.