Al confine fra la Polonia e la Bielorussia, dove “l’Europa non c’è”

Al confine fra la Polonia e la Bielorussia, dove “l’Europa non c’è”
foto Agi
29 novembre 2021

L’Europa non può voltarsi dall’altra parte e ignorare le richieste di migliaia di migranti, abbandonati al loro destino nel gelo di una foresta alla frontiera orientale dell’Unione. È l’appello degli eurodeputati del gruppo S&D Pietro Bartolo, Brando Benifei e Pierfrancesco Majorino, in missione al confine fra Polonia e Bielorussia, dove qualche migliaio di persone provenienti soprattutto da Siria e Iraq cerca di entrare nell’Unione europea per presentare una richiesta di asilo, “come è loro diritto”. Ne parla all’Agi per telefono dalla Polonia Pietro Bartolo, che delle questioni migratorie si occupa da quando era in prima linea come medico di Lampedusa e ora come europarlamentare da Strasburgo.

Madri separate dai figli “Una giovane madre siriana è stata ricoverata in un ospedale polacco: era stata picchiata e separata dai suoi figli. Quando uscirà non saprà dove trovarli. Una famiglia era uscita dalla “zona rossa” del confine perché volevano acquistare le scarpe alla loro bambina che le aveva perse. Non solo non è stato loro permesso di farlo, ma la polizia li ha caricati in un furgoni e rispediti nella foresta”, ha raccontato Bartolo, molto turbato nonostante nella sua lunga esperienza a Lampedusa abbia visto migliaia di migranti in gravissima difficoltà e moltissimi morti. “Abbiamo voluto venire a vedere di persona qual è la situazione, come in precedenza già fatto in Grecia e Bosnia, per testimoniare la nostra vicinanza non solo ai migranti ma anche a quelli che cercano di aiutarli: in Polonia rischiano fino a 5 anni di carcere anche solo per portare del cibo o una coperta a quelle famiglie che soffrono il freddo e la fame nella foresta”, spiega ancora.

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Clima di paura anche fra i volontari “Il clima è di paura: chi aiuta i migranti non vuole apparire, le testimonianze sono anonime, da parte di persone che rischiano di finire in prigione con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Anche le istituzioni locali, i medici e gli attivisti sono intimiditi dalle scelte del governo di Varsavia che ingiunge loro di non aiutare quelle persone. Trovo sia un modo immorale di comportarsi: la polizia ha l’ordine di riportare nella foresta chi cerca di uscire allo scoperto invocando il diritto di chiedere asilo, ma qui di notte le temperature scendono sotto lo zero e le persone stanno morendo. Non ci sono cifre ufficiali, poiché è impossibile andare a controllare, ma i morti sono almeno 20″.

Bartolo sottolinea ancora che “se l’Europa si gira dall’altra parte, il governo polacco è invece attivo con muri, violenze e filo spinato. L’Unione europea non dovrebbe permetterlo, questa non è la nostra Europa”. Ora i tre europarlamentari stanno ripartendo per Bruxelles, ma “dando le spalle a quella foresta buia e gelida – conclude l’ex medico di Lampedusa – mi sono sentito male. Da oggi stesso faremo tutte le pressioni di cui saremo capaci sulle istituzioni Ue perché facciano qualcosa per aiutare qualche migliaio di persone che chiedono solo di sopravvivere. Lasciandoli al loro destino, dimostriamo alla Bielorussia di Lukashenko che le sue azioni e minacce funzionano”. (Agi)

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