Attentato ad Abe, l’ex primo ministro è morto. Arrestato ex militare

Attentato ad Abe, l’ex primo ministro è morto. Arrestato ex militare
Shinzo Abe
8 luglio 2022

Uno shock per il Giappone, un paese dove i crimini sono rari e che non vedeva un omicidio politico da molti anni, pur avendo una remota familiarità con questo tipo di eventi: l’uccisione dell’ex primo ministro Shinzo Abe oggi ha fermato il paese. Il più longevo capo di governo che Tokyo abbia avuto è morto oggi, in ospedale, dopo essere stato colpito da due pallottole all’inizio di un comizio a Nara. La dinamica degli eventi, avvenuti in piena luce e ripresi dalle telecamere, appare abbastanza chiara. Abe aveva iniziato da poco più di un minuto il suo comizio in vista delle elezioni parziali per il rinnovo della Camera alta nipponica, quando ci sono stati due spari. L’ex premier si è accasciato, la sua camicia macchiata di sangue. Membri dello staff si sono precipati a soccorrerlo, mentre agenti di sicurezza vestiti di nero si avventavano un uomo apparentemente giovane. Le immagini televisive hanno mostrato anche uno strano oggetto formato da un paio di cilindri di metallo tenuti assieme da scotch nero. In un primo momento si è pensato a una bomba, ma poi si è capito che si trattava della “pistola” improvvisata costruita dall’assassino: in un paese dove è estremamente difficile reperire armi da fuoco, l’attentatore ha pensato bene di costruirsela da solo, sfidando la sorte.

Abe è stato trasportato in elicottero all’Ospedale universitario di Nara, dove i medici di emergenza hanno tentato di rianimarlo e di sostenerlo con un massicce trasfusioni di sangue. Tuttavia le condizioni dell’ex premier erano apparse immediatamente disperate e, dopo l’arrivo all’ospedale della moglie Akie Abe, è stata ufficialmente dichiarata la morte del politico alle 17 locali (ore 10 in Italia), dopo quattro ore e mezzo di tentativi di rianimazione. Intanto, la polizia interrogava il fermato. Dalle ricostruzioni si è capito che l’uomo si chiama Tetsuya Yamagami, ha 41 anni e dal 2002 al 2005 sarebbe stato un militare delle Forze di autodifesa marittime, la marina giapponese. Non si sa che occupazione avesse al momento. Yamagami ha affermato di non aver agito per motivi politici, ma per insoddisfazione e risentimento nei confronti di Abe. Ha ammesso di aver costruito da sé l’arma con la quale ha sparato al leader politico e di aver costruito anche ordigni esplosivi. Ne sono stati ritrovati nella perquisizione del suo appartamento. E’ ancora molto presto per capire di più sulla figura, sulle motivazioni dell’assassino, e per confermare che si sia effettivamente trattato di un lupo solitario.

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L’uccisione di Abe ha provocato una forte ondata emozionale. Il primo ministro nipponico Fumio Kishida è apparso molto scosso e ha detto di essere “senza parole”, di aver perso un “amico personale” e un mentore che gli ha dato molti consigli e sostegno. Kishida è stato ministro degli Esteri in uno dei governi Abe. Recentemente, però, i due erano apparsi più lontani e quando Abe aveva proposto di rivedere la politica che vieta la presenza in Giappone di armi nucleari americane, Kishida – che è un parlamentare di Hiroshima – aveva escluso seccamente questa possibilità. Il premier ha comunque escluso che le elezioni previste per domenica possano essere rimandate e ha confermato che la campagna elettorale continuerà da domani. Il Partito liberaldemocratico sembrava destinato già a un’ampia vittoria prima degli eventi odierni. Non sono mancate le reazioni internazionali: dal segretario di Stato Usa Antony Blinken, al presidente francese Emmanuel Macron; dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, al primo ministro indiano Narendra Modi; dal presidente del consiglio Mario Draghi, ai vertici dell’Unione europea. Anche il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che invierà un telegramma di condoglianze alla moglie e alla madre di Abe, con il quale i rapporti non sono mai stati semplici. Peraltro il Giappone è un sostenitore delle sanzioni economiche contro Mosca in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.

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Condanna nei termini più duri dell’assassinio è arrivata dalla Cina, paese col quale il Giappone intrattiene rapporti tesi. In effetti Abe, che in un primo momento da capo del governo aveva tentato una distensione con Pechino, col tempo era diventato sempre più duro. Queste tensioni si sono ripercosse anche nel web cinese, dove diversi netizen nazionalisti hanno dileggiato oggi la figura del defunto ex primo ministro nipponico. Ma, a livello ufficiale, il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino Zhao Lijian è stato netto nell’esprimere solidarietà alla famiglia e al popolo giapponese. Solidarietà è venuta anche da personalità non più al vertice, ma che hanno condiviso con Abe diversi passaggi politici. Uno tra tutti, l’ex presidente americano Donald Trump, che ha definito un “caro amico” Abe. In effetti il primo ministro giapponese aveva molto lavorato, durante il quadriennio di Trump alla Casa bianca, per ingraziarsi il fumantino presidente diventandone probabilmente il principale alleato sulla scena internazionale. I due condividevano una visione pragmatica e nazionalista della politica. Abe è stato un leader controverso, da questo punto di vista. Vicino a posizioni nazionaliste e negazioniste sulle responsabilità di guerra del Giappone, associato alla cosiddetta “Nippon Kaigi”, da primo ministro – soprattutto nel secondo mandato tra il 2012 e il 2020 (mentre il primo mandato 2006-2007 è stato breve e ha inciso poco) – ha tentato di consolidare lo standing internazionale di Tokyo attraverso un rafforzamento della sua capacità militare.

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Questa campagna, che teneva ancora viva e che voleva probabilmente rilanciare dopo aver dovuto rinunciare nel 2020 per motivi di salute, verteva soprattutto sulla possibilità di modificare l’articolo 9 della Costituzione, imposta dagli americani dopo la sconfitta giapponese nella seconda guerra mondiale. Quella norma vieta di fatto al Giappone di avere forze armate. Ma emendare la Carta fondamentale nipponica è operazione difficile, che richiede una forza politica e un consenso diffuso che lo stesso Abe – il leader più forte del Giappone negli ultimi decenni – non ha mai avuto. Nipote per parte materna di Nobusuke Kishi, primo ministro post-bellico (e accusato di crimini di guerra dopo la sconfitta giapponese), e figlio di Shintaro Abe (ministro degli Esteri, che sarebbe diventato primo ministro se non fosse morto prematuramente), Shinzo Abe era l’esponente di una dinastia politica di primissimo piano in Giappone. Anche oggi nel governo Kishida è presente il fratello minore, Nobuo Kishi, al ministero della Difesa.

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