Blitz antiterrorismo, arrestati italiani convertiti all’Isis. Pianificavano attentati in Italia

Blitz antiterrorismo, arrestati italiani convertiti all’Isis. Pianificavano attentati in Italia
1 luglio 2015

È partita dalle prime ore dell’alba una vasta operazione della polizia contro il terrorismo internazionale. Numerosi gli arresti e le perquisizioni in corso nelle province di Milano, Bergamo e Grosseto ed in una cittadina dell’Albania.La Polizia di Stato sta eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di 10 persone (4 italiane, 5 di nazionalità albanese ed 1 di nazionalità canadese), accusate a vario titolo di associazione con finalità di terrorismo e di organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo. I carabinieri del Ros hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa su richiesta della procura della Repubblica di Roma, nei confronti di due cittadini maghrebini indagati per associazione con finalità di terrorismo internazionale aggravata dalla transanzionalità del reato. Un terzo indagato è già detenuto per reati di terrorismo in Marocco. Al centro delle investigazioni, una cellula di matrice qaedista dedita al proselitismo, indottrinamento e addestramento mediante un sito internet creato e gestito dagli stessi indagati. La cellula si proponeva anche la pianificazione ed esecuzione di atti terroristici in Italia e in Nord Africa. Durante le indagini, la collaborazione con le autorità marocchine ha consentito di sventare, nel 2012, un attentato terroristico al Mawazine festival di Rabat.

Italiani convertiti all’Islam. Le indagini condotte dalla sezione antiterrorismo della Digos di Milano hanno permesso di accertare che gli indagati fanno parte di due nuclei familiari, di cui uno formato da cittadini italiani convertiti da qualche anno all’Islam e determinati a partire per la Siria, l’altro composto da cittadini di nazionalità albanese residenti nella provincia grossetana. Il collante tra le due famiglie è rappresentato da una giovane coppia che si unisce in matrimonio nel mese di settembre scorso, per poi partire alla volta della Siria.

Donna italiana partita col marito in Siria. Delle 10 persone coinvolte nel blitz della polizia 4 sono italiane, 5 di nazionalità albanese ed 1 di nazionalità canadese. L’attività investigativa, avviata lo scorso ottobre, coordinata dagli uomini della polizia di Stato della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione, anche per i profili di collaborazione internazionale, ha riguardato in particolare la giovane donna della coppia, cittadina italiana, che subito dopo la conversione ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l’ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare al jihad. Le attività tecniche condotte dalla polizia hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l’intercettazione dell’utenza, in uso ad un coordinatore dell’organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l’attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato. L’attività investigativa, avviata lo scorso ottobre, coordinata dagli uomini della Polizia di Stato della Direzione Centrale Polizia di Prevenzione (DCPP/UCIGOS), anche per i profili di collaborazione internazionale – è scritto in una nota – ha riguardato in particolare la giovane donna della coppia, cittadina italiana, che subito dopo la conversione ha intrapreso un percorso di radicalizzazione che l’ha poi spinta a partire insieme al marito alla volta della Siria, per raggiungere lo Stato Islamico e partecipare al jihad. Le attività tecniche condotte dalla Polizia hanno consentito di ricostruire il percorso seguito dalla giovane coppia per il raggiungimento della Siria. In particolare attraverso l’intercettazione dell’utenza, in uso ad un coordinatore dell’organizzazione dei foreign fighters dello Stato Islamico, è stato possibile ricostruire l’attività di smistamento degli stranieri che da varie parti del mondo partono per raggiungere il Califfato.”Negli atti si parla di coordinatore dei Foreign Fighters dello Stato Islamico, siamo riusciti a ricostruire nel modo preciso come il cosiddetto stato islamico è attrezzato per ricevere i combattenti stranieri”. Lo ha spiegato il Pm di Milano Maurizio Romanelli a proposito dell’arresto per terrorismo di alcuni italiani convertiti all’Islam. “Il marito di lei – aggiunge – è a tutti gli effetti diventato un mujahedin. I genitori di lei erano pronti a partire, per loro si è applicata per la prima volta la norma su organizzazione viaggi con finalità diterrorismo”.

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L’arrestato gestiva un forum di propaganda quaidista e jihadista. Aveva aperto e amministrato un proprio sito web attivo nella propaganda dell’ideologia qaidista e nel proselitismo di aspiranti jihadisti uno degli arrestati nell’ambito dell’operazione antiterrorismo del Ros dei carabinieri che ha portato in carcere due maghrebini Abderrahim El Khalfi, nato ad Azemmour (Marocco) il 17.03.1978 e Ahmed Masseoudi, nato a Le Kef (Tunisia) il 22.06.1986. Un terzo indagato, Mohammed Majene, nato ad Oujida (Marocco) il 25.06.1988, è già detenuto per reati di terrorismo in Marocco. I provvedimenti scaturiscono dagli approfondimenti investigativi effettuati sul conto di Ahmed Masseoudi, soggetto emerso quale visitatore di un sito di matrice jihadista denominato ‘Jarchive’, gestito da un cittadino degli emirati Arabi Uniti temporaneamente residente in Australia, nell’ambito di una prolungata attività di monitoraggio del web condotta dal R.O.S negli ultimi anni. Le indagini, che si sono avvalse anche della collaborazione dell’Aisi, dell’Intelligence marocchina e dell’FBI statunitense, hanno documentato come Masseoudi avesse successivamente aperto e amministrato un proprio sito web attivo nella propaganda dell’ideologia qaidista e nel proselitismo di aspiranti jihadisti. Dall’indagine, è emerso come il cittadino tunisino Masseoudi avesse registrato presso una società statunitense il dominio «i7ur.com», acronimo arabo di ‘Ashak al-Hur’, in italiano ‘Amanti delle vergini’, denominazione fortemente simbolica, in quanto le Hur sono le vergini assegnate in Paradiso ai martiri morti in battaglia. La maggior parte del materiale probatorio proviene dall’acquisizione dei contenuti del forum, rappresentati da documenti testuali, video e comunicati audio prodotti dalle sezioni mediatiche di organizzazioni terroristiche, soprattutto al-Qaida e le sue filiali regionali, ma anche formazioni ad essa non ufficialmente affiliate, quali i Talebani, comunque aderenti all’ideologia del movimento jihadista globale. L’indagine è la prima in Italia riguardante uno dei forum affiliati ad al-Qaida, creati a partire dalla prima metà degli anni 2000 da simpatizzanti dell’organizzazione fondata da Bin Laden, al fine di supportarne il programma terroristico. Lo scopo di tali forum è di diffondere l’ideologia di al-Qaida allo scopo di formare nuovi proseliti, avviandoli ad un percorso di radicalizzazione che, nelle intenzioni di coloro che li gestiscono, dovrebbe concludersi con la decisione a partecipare attivamente alla jihad violenta, ad esempio arruolandosi in un’organizzazione terroristica, partendo per una delle zone di guerra, oppure compiendo autonomamente attentati nei Paesi occidentali. A tale scopo, il forum i7ur offriva ai propri visitatori una serie di contenuti, da quelli prettamente ideologici, quali video dei leader di al-Qaida o fatwe emesse da ulema affiliati all’organizzazione, a quelli più specificamente operativi, come testi apologetici del terrorismo, commenti inneggianti agli autori di attentati terroristici al fine di indurre il compimento di altri, sia in Occidente, sia nei Paesi musulmani i cui governi sono ritenuti ‘apostati’. Ai navigatori che vi accedevano, il forum forniva anche materiale didattico di addestramento al terrorismo, quali video e manuali sull’utilizzo di armi bianche e da fuoco e sulla produzione di sostanze chimiche venefiche, nonché istruzioni per sottrarsi al monitoraggio on-line delle Forze di Polizia.Il forum i7ur era articolato in Sezioni, ciascuna dedicata a uno specifico contenuto e assegnata a un coordinatore incaricato del suo aggiornamento e monitoraggio, al fine di cancellare eventuali contenuti ritenuti incompatibili con l’ideologia qaidista del gruppo. In tale quadro: Ahmed Masseoudi amministrava e coordinava le attività del sito; Abderrahim El Khalfi, principale collaboratore di Masseoudi, era addetto a specifiche sezioni del sito, provvedendo anche alle spese di finanziamento; Mohammed Majene era di fatto l’ideologo del forum e autore di documenti molto noti tra i simpatizzanti di al-Qaida, pubblicati in altri siti jihadisti, come ‘al-Shumukh’.

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