Caterina Caselli: ho lavorato e vissuto tanto, ora mi racconto

Caterina Caselli: ho lavorato e vissuto tanto, ora mi racconto
20 ottobre 2021

Una vita all’insegna della musica, prima come cantante poi come discografica, e una carriera costellata di tanti successi, incontri, emozioni. Nel documentario “Caterina Caselli – Una vita, cento vite” di Renato De Maria la protagonista ripercorre in modo sincero, divertente e a tratti commovente, tutta la sua esistenza, da quando era bambina fino ad oggi. Presentato come evento speciale alla Festa del cinema di Roma verrà distribuito nelle sale da Nexo Digital il 13, 14, 15 dicembre. De Maria spiega: “Ho subito capito che in Caterina c’era un’urgenza di comunicare, di parlare, di raccontare la propria storia, e in più c’era una luce e una grazia e una verità nel raccontare”.

Alternando aneddoti intimi a testimonianze pubbliche, ne emerge il ritratto di una donna che ha anticipato i tempi, ha compiuto un percorso esistenziale coraggioso, controcorrente, del tutto personale. Una vita, insomma, all’insegna del “Nessuno mi può giudicare”. “Beh, nessuno mi può giudicare è stata una canzone il cui testo racconta tante cose in effetti. Di certo io ho lavorato tanto e ho parlato poco, sono più una donna del fare che del dire. E probabilmente in tutti questi anni ho accumulato talmente tante esperienze, ho incontrato tante persone dalle quali ho imparato un sacco di cose, e probabilmente, chissà, a 75 anni, era arrivato anche il momento magari di raccontare un po’, anche ai miei nipoti, un po’ anche quello che avevo fatto”.

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Caselli è stata un’artista rivoluzionaria negli anni ’60 e un’imprenditrice che ha saputo portare la musica italiana nel mondo: ha lanciato Elisa, Andrea Bocelli, i Negramaro e molti altri. Oggi, alla domanda quale sia stata la più grande soddisfazione della sua carriera risponde: “La vincita del Cantagiro: normalmente vincevano sempre gli uomini, lo dico anche nel film, Modugno, giustamente, sua maestà Modugno, Morandi, Claudio Villa, Ranieri, tutti uomini, difficilmente vinceva una donna. Il fatto di aver vinto lì, mi sentivo come Nessuno mi può giudicare”.

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