Cdm approva ddl riforma processo penale e ‘lodo Conte’, assente i renziani

Cdm approva ddl riforma processo penale e ‘lodo Conte’, assente i renziani
Alfonso Bonafede e Matteo Renzi
14 febbraio 2020

Via libera al ddl sulla riforma del processo penale, nel provvedimento c’è anche il lodo Conte bis sulla prescrizione. Il Consiglio dei ministri quindi s’è concluso come previsto, con le ministre renziane Teresa Bellanova e Elena Bonetti assenti. Per il presidente del Consiglio la misura è colma da giorni. Lo scontro in atto in queste ore tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi mette a forte rischio la stessa esistenza dell’esecutivo. “E’ stato approvato il ddl che riforma il processo penale. E’ segno che quando si lavora con serietà, responsabilità e impegno i risultati seppur faticosi, arrivano – dice Conte -. Mi dispiace che non ci sia stata Iv, che abbiano deciso di non dare il proprio contributo a questo importante risultato. Per una forza politica è sempre una sconfitta decidere deliberatamente di non sedersi a un tavolo, importante come il Cdm, quindi rinunciare a lavorare con i propri compagni di viaggio”.

E sono sempre più insistenti le voci su una sfiducia al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, da parte dei parlamentari di Italia Viva e alle quali lo stesso premier replica con “ne trarrò tutte le conseguenze”. “Da presidente del Consiglio non riesco a capire da un punto di vista logico cosa significhi sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Bonafede – aggiunge Conte -. E’ qualcosa di irrazionale e irragionevole, io non riesco a capirlo”. E spiega che “sulla norma sulla presrizione il ministro Bonafede si è dichiarato disponibile a rivederla. Le tre forze di maggioranza hanno raggiunto un compromesso”. In ogni caso, “se mai ci fosse una iniziativa del genere, il sottoscritto, per assicurare credibilità alla politica ne trarrò tutte le conseguenze”.

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L’ex premier gioca la sua partita di poker. Conte, però, dopo aver passato la mano in diverse occasioni, adesso vuole “andare a vedere”, convinto che quello di Renzi si tratti di un bluff. Se così non fosse, si ragiona negli ambienti della maggioranza, al Senato è già pronto – o quasi – un gruppo di responsabili pronto a salvare la legislatura. Nonostante il diretto interessato abbia più volte smentito, è ancora attorno al nome di Paolo Romani che si registrano diversi movimenti di stabilizzazione dell’esecutivo. Il Pd, però, non è del tutto convinto: “È l’operazione che costò la vita a Prodi – ricordano – e poi avere Renzi come un martello pneumatico all’opposizione di certo non aiuterebbe”.

Il leader di Iv non gradisce di essere stato appellato come “oppositore maleducato”: se cambia la maggioranza “daremo una mano”, assicura. Ai suoi, però, confida: “Saremmo finalmente liberi”. In realtà, secondo alcuni parlamentari dem, non tutti i renziani sarebbero pronti a seguire il leader in questa sfida. Lui confida nella solidità delle sue truppe, ma in caso contrario potrebbe comunque “piazzarsi” tre anni all’opposizione e continuare le sue battaglie. La via d’uscita alla crisi, in ogni caso, l’ex premier la offre: “Avevamo dato il via libera a un ulteriore lodo che diceva: se proprio dobbiamo tenere la prescrizione perché è la bandierina dei Cinque stelle, siamo disponibili anche a cancellarla solo dopo l’appello”. La proposta, però, non sembra far breccia nello scudo di Bonafede. “Renzi ha chiesto la sua testa – spiegano dal M5S – prima di accontentarlo si fa esplodere”.

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