Cgia: covid fa esplodere la burocrazia. In un anno 450 norme

Cgia: covid fa esplodere la burocrazia. In un anno 450 norme
23 gennaio 2021

“A causa della presenza del Covid, la produzione normativa è esplosa: tra circolari, ordinanze, decreti, Dpcm, leggi, linee guida sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, etc., sono 450 le misure legislative approvate a livello nazionale in poco meno di un anno. Un boom della burocrazia legislativa che ha disorientato il Paese”. E’ quanto rileva l`ufficio studi della CGIA in una ricerca precisando che tra le 450 norme conteggiate non sono incluse le faq del Governo e gli accorgimenti normativi anti-Covid che, sempre in questo periodo, sono stati approvati anche dalle Regioni e dagli Enti locali. “Un profluvio di disposizioni” afferma la Cgia “composto da migliaia e migliaia di pagine che ha travolto tutti: cittadini, lavoratori e imprese, creando non pochi problemi interpretativi, soprattutto ai piccoli imprenditori che si stanno ancora districando tra un groviglio di disposizioni legislative, spesso in contraddizione tra loro e in costante cambiamento, perché in buona parte correlate alla “colorazione” della propria Regione”.

La Pubblica Amministrazione (PA) più prolifica in materia normativa è stata il ministero della Salute con 170 provvedimenti. Seguono la Protezione civile con 86, il ministero dell`Interno con 37, l`Inps con 36, il Commissario per l`emergenza da Covid con 35 e l`Inail con 8. Ad aver costretto queste Amministrazioni a deliberare in misura così copiosa sono stati i 29 decreti legge approvati dal Governo fino a questo momento, i 23 Dpcm firmati dal Presidente del Consiglio e le 14 leggi approvate dal Parlamento. “Intendiamoci – prosegue la Cgia – la gravità della situazione ha imposto al legislatore di mettere in campo importanti misure a tutela della salute, disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari e interventi a favorire del lavoro e delle imprese: scelte legittime che, però, hanno scatenato in maniera imprevedibile la “produttività” legislativa della macchina burocratica pubblica”.

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Anche le parti sociali sono state chiamate a redigere un protocollo generale in accordo con il Governo per tutelare la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. La firma è stata raggiunta il 14 marzo scorso. A seguito di questo provvedimento sono seguiti altre 11 linee guida che hanno interessato altrettanti comparti produttivi. La Cgia sottolinea che “nel nostro Paese da sempre c`è una grande propensione a emanare leggi. Si stima che in Italia vi siano 160.000 norme, di cui 71.000 promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia, invece, sono 7.000, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3.0001. Tuttavia, la responsabilità di questa iper legiferazione è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l`approvazione di numerosi decreti attuativi. Questa procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa nel nostro Paese, gettando nello sconforto cittadini e imprese che ogni giorno sono chiamati a rispettarla”.

Uno spaccato, secondo la Cgia “che fa rabbrividire. Tuttavia una soluzione parrebbe praticabile. Si potrebbe, ad esempio, ridurre il numero delle leggi attraverso l`abrogazione di quelle più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza, incertezza dei tempi e adempimenti sempre più onerosi, facendo diventare la burocrazia un nemico invisibile e difficilmente superabile”. Dalla CGIA concludono con una provocazione: “se il virus fosse allergico alle normative prodotte dalla nostra burocrazia, molto probabilmente sarebbe scomparso da tempo, invece sia la crisi sanitaria sia quella economica non accennano a diminuire. Intendiamoci, la gravità della situazione ha imposto al legislatore di mettere in campo tutte le misure legislative necessarie a tutela della salute e per fronteggiare le difficoltà delle famiglie e delle imprese”.

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Secondo la Cgia poi “questo contesto, del tutto imprevisto, ha scatenato in misura sconsiderata l`iper produttività legislativa della macchina burocratica statale che ha gettato nella confusione più totale milioni e milioni di persone”. “La nostra Pubblica Amministrazione si è comportata in maniera bifronte: – aggiunge la ricerca – è stata inflessibile quando ha imposto le limitazioni alla mobilità e le chiusure ai bar, ai ristoranti e ai negozi; per contro, ha dimostrato di essere del tutto inefficiente e spaventosamente impreparata quando, invece, è stata chiamata a riorganizzare i propri servizi per “aggredire” la diffusione del virus”. “Di casi da elencare ce ne sono a iosa: come, ad esempio, la tracciabilità dei contagiati, vedi il clamoroso flop dell`app Immuni, il mancato potenziamento della medicina territoriale, il fallito tentativo di tornare tutti a scuola e l`incapacità di mettere a punto un serio piano di rilancio del trasporto pubblico locale” conclude la Cgia.

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