Che cosa ha detto Zangrillo e perché è scoppiata la polemica

Che cosa ha detto Zangrillo e perché è scoppiata la polemica
2 giugno 2020

“Se vuole le dico la verità e gliela dico ufficialmente. Il virus dal punto di vista clinico non esiste più”. Questa frase, presentata come “verità” e pronunciata in piena assunzione di responsabilità dal direttore della terapia intensiva dell’ospedale San Raffaele di Milano Alberto Zangrillo, ha scatenato l’ennesima polemica tra addetti ai lavori: virologi, decisori politici, epidemiologi. Un intervento lapidario, che ha ripreso i concetti espressi già in un’analoga intervista di due settimane fa per il sito Tpi, in cui Zangrillo aveva affermato: “Non sono un virologo, non sono un infettivologo, non sono un indovino. Sono quasi certo certo che il coronavirus si dissolverà prima dell’arrivo del vaccino”, criticando le modalità di riapertura decise dall’esecutivo e il Comitato tecnico scientifico nominato del governo, che avrebbe dovuto secondo lui “accogliere” al suo interno anche i colleghi ospedalieri operativi.

Gli argomenti di politica sanitaria, del resto, sono nelle corde di Zangrillo, nominato nel 2015 responsabile Sanità di Forza Italia da Silvio Berlusconi, di cui è medico personale. E nell’intervista di ieri a “1/2 ora in più” su Raitre ha infilato non solo osservazioni “tecniche” come l’osservazione “clinica” dell’abbattimento della forza del virus, ma precise considerazioni di carattere politico: “Hanno portato a bloccare l’Italia – ha detto ieri nella stessa intervista – Questo non va bene, è una frenesia, terrorizzare il Paese è una cosa di cui qualcuno si deve assumere la responsabilità”. Sono state probabilmente queste considerazioni, più che rilevare seppure in modo lapidario la diminuzione della carica virale dei positivi, a provocare la levata di scudi.

In effetti sono settimane che dagli ospedali giungono segnalazioni di un minor numero di ricoveri e soprattutto di una casistica meno grave. “Che la malattia sia cambiata completamente da 20 giorni in qua penso di averlo detto e scritto per primo – ha spiegato ad Askanews Giuseppe Remuzzi, direttore Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri – Non si presenta più come drammatica insufficienza respiratoria con 80 pazienti che si presentano contemporaneamente al pronto soccorso. In un certo senso non si presenta più del tutto, al massimo si presenta sotto forma di piccoli problemi delle alte vie respiratorie. Il virus c’entra: non so se Zangrillo volesse dire che la malattia è cambiata, ma credo di sì”.

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Secondo Remuzzi è innanzitutto cambiata la carica virale, “e questa la considero la cosa più importante, perché determina l’intensità della malattia. Quanto meno virus arriva tanto più è probabile che si fermi nelle alte vie respiratorie senza arrivare a creare questa polmonite drammatica. E questa minore circolazione è dovuta anche all’uso delle mascherine, al mantenere le distanze, al lavarsi di frequente le mani”. Non sarebbe il virus in sé ad essersi indebolito. “Il virus non è sparito, ma si diffonde con più difficoltà, perché troviamo più spesso rispetto a un mese fa casi positivi con una minore carica virale. Diciamo che su tre casi positivi, uno è pienamente positivo, gli altri due lo sono debolmente. E sono riconducibili a individui che sono al termine del decorso del Covid”, ha spiegato ad Askanews un tecnico di laboratorio che ha seguito l’evoluzione del contagio sin dalla sua comparsa a febbraio e che processa tuttora i tamponi in uno dei principali ospedali lombardi che cura i malati Covid-19.

“Come credo sia sotto gli occhi di tutti – ha scritto Enrico Bucci, professore aggiunto alla Temple University di Filadelfia, – oggi negli ospedali abbiamo sempre meno casi gravi in percentuale sul numero complessivo dei casi, che in ogni caso è pure esso calante. Siamo cioè nella coda dell’ondata epidemica – ha spiegato Bucci, che si occupa di dati biomedici, frodi scientifiche e biologia dei sistemi complessi – dove ci si aspetta di vedere gli effetti di harvesting e di protezione dei soggetti più sensibili, e dove quindi la clinica in ospedale appare cambiata (senza necessità che sia cambiato il virus, anche se questa resta una possibilità aggiuntiva). Cosa ci aspettiamo di trovare nei tamponi? – ha proseguito – E’ noto da tempo che, per il COVID, la carica virale nei casi severi, quantificata sui tamponi, è mediamente 60 volte superiore a quella dei casi lievi o asintomatici; lo potete trovare scritto bene su Lancet”.

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Il punto sulla diminuzione della carica virale dei soggetti positivi non sembra quindi controverso. Zangrillo cita uno studio di prossima pubblicazione fatto dal “virologo direttore dell’Istituto di virologia, professor Clementi, insieme alla Emory University di Atlanta, il professor Silvestri: i tamponi eseguiti negli ultimi dieci giorni hanno risultati con una carica virale dal punto di vista quantitativo infinitesimale rispetto ai tamponi eseguiti sui pazienti un mese fa”. In un’intervista Silvestri conferma, ma aggiunge che “si può discutere sulla modalità di espressione” di Zangrillo per il virus “clinicamente” scomparso. Per Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al Policlinico Gemelli di Roma e membro del Comitato tecnico-scientifico, “il virus circola ancora ed è sbagliato dare messaggi fuorvianti che non invitano alla prudenza”. Anche lui ammette che “è indubitabilmente vero e rassicurante il fatto che la pressione sugli ospedali si sia drasticamente ridotta nelle ultime settimane” Ma aggiunge che non va dimenticato che si tratta del risultato delle “altrettanto drastiche misure di contenimento della circolazione virale adottate nel nostro Paese”.

Anche Alessandro Vespignani, direttore del Network Science Institute della Northeastern University, ha replicato a Zangrillo, che lo aveva accusato di “condizionare le scelte del governo”: “Mi scusi, dott. Zangrillo, leggo scioccato di alcune sue dichiarazioni. Mi può indicare dove io ho detto che andavano costruite 150K ICU? A me non risulta di averlo mai detto. Neanche mai scritto in un lavoro. Credo di meritare una rettifica”, ha scritto su twitter. E che il punto del contendere sia più politico che scientifico sembrerebbe emergere anche dalle parole di “grande sorpresa e assoluto sconcerto” espresse Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico-scientifico, per le dichiarazioni di Zangrillo per il quale “il ‘virus clinicamente non esiste più e che ‘terrorizzare il Paese è qualcosa di cui qualcuno si deve prendere la responsabilità’. Basta semplicemente guardare al numero di nuovi casi di positività a SARS-CoV-2 che vengono confermati ogni giorno per avere dimostrazione della persistente circolazione in Italia del nuovo coronavirus”. Per la virologa Ilaria Capua, siamo diventati più bravi a curare: “Non è il virus che è cambiato, siamo noi che abbiamo imparato a proteggerci. Abbiamo una malattia che sappiamo curare, cinque mesi fa non sapevamo curarla. Abbiamo messo in piedi un sistema di controllo e di attenzione precoce ai pazienti più gravi, abbiamo capito quali sono le categorie più fragili”.

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