Dibba sbeffeggia il M5s: erano francescani ora sono franceschini

Dibba sbeffeggia il M5s: erano francescani ora sono franceschini
Alessandro Di Battista
5 ottobre 2021

“Sopire, troncare padre molto reverendo. Troncare, sopire”. L’eco delle parole del manzoniano Conte Zio si respira nei palazzi della politica, ascoltando le voci di dentro del Movimento 5 stelle, all’indomani del risultato elettorale forse peggiore della loro storia. “Non è certo dal voto amministrativo che si può misurare il successo di Giuseppe Conte, che è leader da due mesi”, osserva una voce parlamentare, ed è un “troncare” il su senso non può essere negato. “C’è il salvagente Napoli, ricorda un’altra fonte stellata, per il capitolo “sopire”. Candidato vincente di area Pd, l’ex ministro Gaetano Manfredi, “ma scelto da Fico” e “gradito a Conte” che ne apprezzò il valore come ministro del Conte 2.

Conte è ripartito subito per il suo giro elettorale (ci sono i ballottaggi fra due settimane e prima si vota in Sicilia e Sardegna): “E’ finita nel M5s la stagione in cui si andava a tutti costi orgogliosamente da soli. C’è già stata una svolta, il Movimento è disposto a costruire un percorso comune, non lo disdegna più come invece in quella fase più antica della sua storia”. Anche Roberto Fico, da molto tempo convinto “pontiere” per l’intesa col Pd, rivendica la strada nuova e parla di “campo largo nazionale per il 2023. Col Pd e con chi condivide i valori ambientali, la transizione ecologica, la difesa dei diritti umani”. Restano le “criticità nel radicamento territoriale”, ammette dal canto suo Conte, trincerandosi dietro un percorso organizzativo che giocoforza richiederà tempo. “L’intenzione – raccontano in Parlamento – è quella di procedere con le nomine organizzative dopo i ballottaggi, per dar corpo al nuovo corso”.

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Un’ incognita del nuovo corso sarà certamente Virginia Raggi, sindaca uscente della capitale, reduce da un risultato amaro ma comunque brillante (il 19 per cento) in rapporto ai consensi in calo verticale delle liste e dei candidati stellati in quasi tutte le altre città al voto. Luigi Di Maio ne loda il “coraggio”, ricorda “difficoltà, attacchi e insulti” che ha dovuto subire, la definisce “una grande risorsa” e prova a legarne le sorti a quelle del Movimento: “Rimarrai una figura preziosa per la nostra comunità”. Raggi però non sembra troppo disposta a farsi incasellare, e a dimostrazione della sua autonomia personale rivolge “un grazie con tutto il cuore ad Alessandro Di Battista”, una delle figure di punta del M5S storico, ormai fuori da mesi e nemico dichiarato della linea fondata su alleanza col Pd e adesione al governo Draghi.

Ed è proprio quella di Di Battista la voce più sprezzante sui 5 stelle nei commenti del dopo elezioni: “Erano francescani, oggi sono ‘franceschini’…”, li sbeffeggia l’ex frontman “grillino”, un tempo popolarissimo nella base stellata col soprannome “Dibba”. E ancora: “E’ la politica politicante, bellezza! Quella che ha allontanato milioni di italiani dalle urne”. Ma chi frequenta le stanze di vertice del M5S garantisce che le sirene dell’ex ala critica non trovano ascolto fra i parlamentari rimasti: “Ci sono mal di pancia fisiologici ma se ne sono andati talmente in tanti che ormai a chi è ancora dentro conviene restare. Qui almeno c’è una prospettiva che è quella dell’allenza col Pd, mercato fuori per parlamentari del M5S ce n’è poco. Alle prossime politiche ci saranno molti meno eletti ma quelli che ci sono potranno comunque provarci…”.

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