Conti pubblici, la risposta dell’Italia e la delusione di Bruxelles. Partita tutta da giocare

Conti pubblici, la risposta dell’Italia e la delusione di Bruxelles. Partita tutta da giocare
3 febbraio 2017

La lettera sui conti pubblici inviata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al vicepresidente della Commissione europea responsabile per l’Euro, Valdis Dombrovskis, e al commissario agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici, sebbene non abbia ancora suscitato una reazione ufficiale da parte della Commissione europea (a parte il rituale “la stiamo valutando” del portavoce), non sembra aver risposto alle aspettative di Bruxelles; lo hanno confermato ieri fonti dell’Esecutivo comunitario, osservando che dal governo italiano “ci si attendeva una risposta più dettagliata” su ulteriori misure di bilancio da prendere. Il 17 gennaio scorso Dombrovskis e Moscovici avevano scritto a Padoan chiedendo “misure di bilancio aggiuntive che producano uno sforzo strutturale pari ad almeno lo 0,2% del Pil” per poter giudicare l’Italia in “sostanziale conformità” (“broad compliance”) con il Patto di Stabilità nel 2017 e per “evitare una procedura per deficit eccessivo” a causa del non rispetto della regola del debito.

LA RICHIESTA “Avremo bisogno di ricevere – puntualizzavano i due commissari europei nella lettera a Padoan – una risposta pubblica che includa una serie sufficientemente dettagliata di impegni specifici e un calendario chiaro per la loro rapida adozione”, e questo “entro la scadenza del primo febbraio”, per poterne tener conto nelle prossime previsioni economiche d’inverno, che l’Esecutivo comunitario pubblicherà entro la metà di questo mese. Se si confronta la risposta di Padoan con queste richieste è chiaro perché, pur senza ancora pronunciarsi ufficialmente, Bruxelles consideri gli impegni presi dal ministro italiano non rispondenti alle aspettative. Va ricordato anche che lo sforzo di bilancio richiesto dall’Esecutivo comunitario all’Italia era già stato ridimensionato due volte. Inizialmente, l’anno scorso, la Commissione aveva chiesto a Roma di portare il rapporto deficit/Pil all’1,6% nel 2017. Ma, con la sua lettera del 9 maggio 2016, sempre indirizzata a Dombrovskis e Moscovici, il ministro Padoan si era impegnato a conseguire solo l’1,8%. Poi ci sono stati nuovi aumenti di spesa per i terremoti e per i migranti e la fase d’incertezza e instabilità politica prima e dopo il referendum sulle riforme costituzionali, con le dimissioni del primo ministro Matteo Renzi.

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CIFRE INCERTE La Commissione, usando le clausole di flessibilità, ne aveva tenuto conto, e si era accontenta di una riduzione meno ambiziosa del deficit, fissando l’obiettivo al 2,2%. Ma l’Italia, com’è noto, prevede di non ridurre il deficit nel 2017 oltre il 2,4% del Pil, e alla richiesta di Bruxelles di tagliare ancora lo 0,2% mancante (i famosi 3,4 miliardi di euro) per conseguire l’obiettivo, e di spiegare come si intenda farlo, la lettera non risponde fornendo indicazioni e cifre precise. Se questo è il clima oggi a Bruxelles – e allo stato attuale si può prevedere che la lettera di Padoan non cambierà le cifre contenute nelle previsioni economiche d’autunno della Commissione – non è detto che non sia ancora possibile qualche passo avanti nel negoziato al livello politico. A cominciare da un probabile (anche se non programmato) colloquio bilaterale fra il primo ministro, Parolo Gentiloni, e il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, a margine del vertice informale dei capi di Stato e di governo dell’Ue, domani a Malta.

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