Senato ok riforma Regolamento ma è scontro su linguaggio genere

Senato ok riforma Regolamento ma è scontro su linguaggio genere
Maria Elisabetta Casellati
27 luglio 2022

Il Senato ha approvato la riforma del Regolamento che prevede una serie di adeguamenti a seguito della revisione costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, ma è polemica tra i partiti sulla bocciatura, avvenuta a voto segreto, dell’emendamento per introdurre la parità di genere nel linguaggio delle comunicazioni ufficiali e nel Regolamento. “Se questo è l’anticipo del nuovo Parlamento, abbiamo un motivo in più per lottare con forza. La nostra Italia crede nell’eguaglianza”, ha commentato la senatrice Monica Cirinnà, responsabile Diritti del Pd. Critica anche la collega di partito e presidente del gruppo al Senato Simona Malpezzi: “Questa è la destra reazionaria che vuole guidare il Paese: per loro le donne non esistono neanche nel linguaggio”.

Difende la scelta di non sostenere l’emendamento Fratelli D’Italia, che per voce di Lucio Malan, componente della Giunta del Regolamento del Senato, ha affermato: “Fratelli d`Italia è l`unico grande partito della storia d`Italia ad essere guidato da una donna, e oltre a lei annovera molte donne in ruoli di spicco. Così si dimostra attenzione all`apporto femminile nel mondo delle istituzioni. Non con norme-manifesto ideologiche da campagna elettorale”. “Ci siamo astenuti sull`emendamento Maiorino sul cosiddetto ‘linguaggio di genere’ perché – ha proseguito – riteniamo che l`evoluzione del linguaggio non si faccia per legge o per regolamento, ma attraverso l`evoluzione del modo di pensare e parlare dei popoli”.

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Criticano la bocciatura anche i parlamentari e le parlamentari del Movimento 5 stelle del Gruppo Pari Opportunità, affermando che “è evidente la misoginia di chi ha votato contro rifiutando l’utilizzo del femminile e confermando così l’imposizione del solo maschile. Una vergogna a cui si dovrà porre rimedio nella prossima legislatura”. Secondo Laura Boldrini, deputata Pd e presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo, “la destra conferma, ancora una volta, di avere una visione della società retrograda e oscurantista. Frenare l`evoluzione della lingua è un’operazione antistorica. Le donne hanno il diritto di veder declinate le proprie professioni perché è il giusto e legittimo riconoscimento delle tante conquiste sociali di cui sono state protagoniste. Dal partito di Giorgia Meloni, oggi, un altro colpo basso inferto alle donne: mettere al bando l`uso del genere femminile quando si tratta di ruoli apicali, vuol dire fare una ulteriore discriminazione ai danni delle donne”.

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