De Gregori si confessa: la rabbia non mi è mai appartenuta, cambiare è bello

De Gregori si confessa: la rabbia non mi è mai appartenuta, cambiare è bello
Francesco De Gregori
23 novembre 2019

Più che uno dei più amati cantautori di sempre sembra un turista, quel signore placido che gironzola per piazza della Signoria, a Firenze, fumandosi una sigaretta. Pronto a concedere una parola e anche una foto perchè “no, dai, non è vero che ho un brutto carattere”. Francesco De Gregori è l’ospite che chiude la Festa del Foglio a Palazzo Vecchio, ‘confessandosi’, in una intervista con Annalena Benini, tra passato e presente. Senza cedere alla nostalgia, mai. “Non c’è da rimpiangere gli ideologismi del passato, degli anni ’70, quando io ho cominciato a cantare – dice – Ma un po’ più di ideali oggi non guasterebbero”. “No, non mi manca il passato, si cambia ed è bello cambiare”. “Io non capisco – riprende – chi resta aggrappato a uno scoglio perchè è stato la sua ancora per 30, 40 o 50 anni. Per fortuna si cambia, affrontando le rivoluzioni che si susseguono nella vita sociale, politica e culturale ed anche musicale, come nel mio caso”.

La rabbia? “La parola rabbia non mi è mai piaciuta e non mi appartiene. Ho cercato sempre di fare analisi su ciò che accadeva attorno a me, anche negli anni `70, anni molto ideologizzati e di forti contrapposizioni, che oggi sono archeologia, e in cui l’indignazione era molto forte”. La festa del Foglio è dedicata all’ottimismo… “Non so se sono ottimista, ho scritto anche canzoni un po’ catastrofiste… Mi chiedo: possiamo permetterci oggi di essere ottimisti? Non lo so francamente… Potrei cavarmela ricorrendo al famoso ‘ottimismo della volontà’, ma in fondo che cos’è, che cosa vuol dire? Preferisco non dare risposte”. Ma un invito De Gregori lo lancia: “Semmai cerchiamo tutti di essere dialoganti e meno criminalizzanti verso i nostri avversari, verso chi la pensa diversamente da noi… Sarebbe già un buon inizio per il presente”. Intanto, il 5 settembre allo Stadio Olimpico di Roma, dopo quasi mezzo secolo, De Gregori tornerà a cantare insieme ad Antonello Venditti: “Con Antonello per un certo verso è un ritorno al passato, a tempi archeologici, ma torniamo per fare un concerto vitale, per far sentire cosa cantano oggi due musicisti quasi settantenni”, conclude.

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