M.O. e competitività, Draghi chiede svolta a Europa

M.O. e competitività, Draghi chiede svolta a Europa
Mario Draghi
17 aprile 2024

La situazione in Medio Oriente, dopo l’attacco dell’Iran a Israele, è entrata nell’agenda del Consiglio europeo straordinario in programma oggi e giovedì a Bruxelles. I leader si confronteranno sull’evoluzione della crisi, anche dopo la riunione in videoconferenza del G7 convocata sabato scorso dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e a cui hanno preso parte anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Già prima dell’attacco, però, l’Italia aveva chiesto di discutere il tema della stabilità del Libano e dell’impatto dei rifugiati siriani. Ciò anche per valutare la possibilità di conferire un mandato alla Commissione europea e al Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) a lavorare per rafforzare l’efficacia dell’assistenza UE ai rifugiati in vista dell’VIII Conferenza ministeriale ‘Supporting the future of Syria and the region’, convocata dall’Unione Europea e dalle Nazioni Unite per il prossimo giugno a Bruxelles.

Il ‘cuore’ dei lavori del summit, però, sarà il rilancio della competitività dell’economia europea con un dibattito che prenderà spunto dal Rapporto di alto livello sul futuro del mercato unico che sarà presentato da Enrico Letta. Il rapporto dovrebbe indicare alcune priorità di azione, tra le quali: industria della difesa europea; unione dei mercati dei capitali; riduzione degli oneri amministrativi e della eccessiva regolamentazione; libertà di movimento e libertà di ‘restare’, per contrastare la cosiddetta “fuga dei cervelli”; equilibrio tra aiuto di Stato nazionale e rischi di frammentazione del mercato unico. Proseguirà ulteriormente il confronto sugli sviluppi della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, che ha visto negli ultimi tempi l’intensificarsi di attacchi aerei e missilistici contro i civili e le infrastrutture critiche, in particolare quelle energetiche.

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Infine, facendo seguito alle richieste di Italia e Germania, Michel, ha inserito in agenda una discussione strategica sulle relazioni tra Ue e Turchia. Non è escluso che, informalmente, i leader si consultino anche sugli scenari in vista delle elezioni europee e per i successivi incarichi di vertice: presidente del Consiglio europeo, della Commissione, del Parlamento. A questo proposito non sono passate inosservate le parole di Mario Draghi, intervenuto oggi vicino a Bruxelles alla Conferenza di alto livello sul “Pilastro europeo dei diritti sociali” organizzata dalla presidenza belga di turno del Consiglio Ue. L’ex presidente della Bce e premier italiano (per il quale molti vorrebbero un incarico di vertice nella prossima legislatura europea) ha parlato del rapporto sulla competitività europea che gli è stato commissionato da von der Leyen e che presenterà al Consiglio di giugno.

Draghi ha sottolineato che “la nostra risposta” alle sfide della competitività economica internazionale “è stata limitata perché la nostra organizzazione, il nostro processo decisionale e i nostri finanziamenti sono progettati per ‘il mondo di ieri’: pre-Covid, pre-Ucraina, pre-conflagrazione in Medio Oriente, prima del ritorno della rivalità tra grandi potenze. Ma abbiamo bisogno di un’Ue adatta al mondo di oggi e di domani. E quindi quello che propongo nella relazione che la presidente della Commissione mi ha chiesto di preparare è un cambiamento radicale, perché è ciò di cui abbiamo bisogno”.

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Un cambiamento basato su un “rinnovato partenariato tra gli Stati membri, una ridefinizione della nostra Unione che non sia meno ambiziosa di quella che fecero i Padri fondatori 70 anni fa con la creazione della Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio”. Parole che suonano quasi come un discorso programmatico. E del resto, come ha sottolineato oggi il presidente del Senato Ignazio La Russa, Draghi “sicuramente ha i titoli per ambire a ogni ruolo. Sull’ipotesi concreta non so dire niente”. Ma da qui al voto di giugno (e alle successive nomine) la strada è ancora lunga.

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