Turchia, sospesi quasi 3.000 giudici dopo il fallito golpe

Turchia, sospesi quasi 3.000 giudici dopo il fallito golpe
16 luglio 2016

di Maurizio Balistreri

turchiaA poche ore dal fallito golpe, in Turchia sono stati sospesi 2.745 giudici e cinque membri del Consiglio superiore dei giudici e dei pubblici ministeri, perché sospettati di essere legati a Fethullah Gulen, l’imam che vive negli Stati Uniti e che Ankara considera il responsabile del colpo di Stato. Il tentativo di golpe lanciato dai militari ieri sera è “una macchia” per la democrazia turca: lo ha dichiarato il premier turco Binali Yildirim, confermando che il governo ha ripreso le redini del potere ad Ankara, anche se la situazione nel Paese resta molto tesa. “I golpisti sono nelle mani della giustizia turca e saranno doverosamente puniti”, ha detto il premier. “E’ stato impedito che la volontà del popolo venisse annientata” e “la nazione non dimenticherà mai i traditori”, ha ammonito, parlando in diretta tv. Pur senza esplicitare, il premier ha fatto riferimento a un “terrorismo profondo” che ha tentato di minare lo Stato turco, in un’allusione ai militanti curdi del Pkk e ai fedeli dell’imam Gulen autoesiliatosi negli Usa e considerato dalle autorità turche il burattinaio del golpe. Mani alzate, divise gettate sulla strada, militari seminudi stesi a terra: sono eloquenti le immagini dalla Turchia, dove è stato dichiarato fallito il tentativo di golpe lanciato ieri sera da parte dell’esercito. Un’immagine rilanciata dai social network ritrae una decina di militari in mutande che escono dal quartier generale dello Stato maggiore di Ankara e si arrendono alle forze lealiste.

In totale sono quasi 200 i soldati turchi che si sono arresi al quartier generale, riferisce l’agenzia di Stato Anadolu, confermando il fallimento del tentativo di golpe lanciato ieri sera da un gruppo di militari. Altre decine di soldati si sono arresi pubblicamente a Istanbul sul ponte sul Bosforo, uscendo dai carri armati in mimetica, con le braccia alzate. Da altre parti della città arrivano notizie di rese.  Un elicottero militare turco, invece, è atterrato in Grecia con 8 uomini a bordo che hanno chiesto asilo. Tuttavia,  Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha invitato la popolazione a presidiare le strade, evocando la possibilità di nuovi tentativi golpisti contro di lui. “Dovremo continuare a mantenere il controllo delle strade la notte che viene, perché in qualsiasi momento potrebbero esserci nuovi rigurgiti” di violenza, ha detto Erdogan in un messaggio Twitter. Arrivano le prime cifre ufficiali. E’ di 161 morti il primo bilancio delle vittime. Questo conteggio, ha precisato il premier Binali Yildirim non tiene conto dei golpisti uccisi, ovvero di almeno 104 persone, secondo le notizie diffuse dalle autorità che hanno ripreso il controllo della situazione. I feriti sono 1.140. Sempre secondo il premier, 2.839 soldati sono stati arrestati per presunto coinvolgimento nel golpe. Il capo delle forze armate turche ad interim Umit Dundar ha annunciato invece la morte di 41 poliziotti e 47 civili definiti “martiri”.

Leggi anche:
Cina, da lunedì Xi Jinping per la prima volta in Europa da 5 anni

Dopo 36 anni in Turchia di nuovo il fantasma del golpe. Con una sequenza di eventi inattesi, drammatici, sanguinosi, susseguitisi per tutta la notte, l’esito della lotta per il potere sembra deciso: il presidente Recep Tayyip Erdogan e il suo governo restano in sella, i militari hanno fallito. Rientrato ad Istanbul dopo ore di caos e assoluta incertezza, con voci di una fuga all’estero di Erdogan e un suo appello a resistere lanciato alla popolazione in diretta FaceTime, Erdogan è rientrato ad Istanbul dalla sua residenza di vacanza, accolto da una imponente folla, e ha denunciato un “tradimento”, da parte di soldati “golpisti” guidati dal suo nemico giurato Fethullah Gülen, un imam in esilio negli Stati Uniti. Dono comunque ancora ore di altissima tensione. Secondo quanto riportato dall’agenzia semi-statale Anadolu sono stati posti agli arresti oltre 1.500 militari. Tra questi figurano 29 colonnelli e 5 generali delle forze armate turche. Fermati anche alcuni membri del Consiglio supremo della magistratura e di due corti supreme turche (Danistay e Yargitay), nonchè il viceprocuratore capo di Ankara Necip Ismen.

Per tutta la notte e fino alle primissime ore dell’alba, jet ed elicotteri militari hanno sorvolato il cielo di Ankara ed Istanbul, le due città in cui si sono concentrati gli attacchi dei militari golpisti. Nella notte il parlamento turco è stato bombardato due volte, causando il ferimento di almeno 12 deputati. Anche la residenza del presidente Recep Tayyip Erdogan e della sede dello Stato maggiore, tutti edifici situati ad Ankara, sono stati colpiti dai velivoli militari. I media locali hanno comunicato che il Capo di stato maggiore, il generale Hulusi Akar – che secondo l’agenzia Anadolu era stato messo sotto sequestro – è stato liberato questa mattina alle ore 08.00 locali, le 7 in Italia. Sebbene su Ankara siano ancora segnalati dei jet in mano ai militari ribelli, le autorità hanno dichiarato che la situazione risulta rientrata all’80%.

Leggi anche:
Una settimana di tempo per un accordo: Israele minaccia di entrare a Rafah

È cominciato tutto ieri sera alle ore 22 locali, quando ha iniziato ha circolare la notizia della chiusura dei due ponti sul Bosforo a Istanbul da parte della gendarmeria con dei carri armati. Negli stessi minuti elicotteri e jet militari hanno iniziato a sorvolare Ankara, mentre si sentivano i primi spari nei pressi della sede dello Stato maggiore, nelle vicinanze del parlamento turco. Inizialmente sono circolate due ipotesi: un imminente attentato terroristico o un colpo di stato militare. Quest’ultima possibilità, considerata improbabile da parte di diversi osservatori, è divenuta sempre più credibile quando alcune truppe dell’esercito hanno occupato i due aeroporti di Istanbul, disarmando i poliziotti addetti alla sicurezza. Alle 23.20 locali, poco dopo la prima dichiarazione del premier Binali Yildirim, che ha parlato di “un tentativo di ribellione”, si è verificata la prima esplosione al Centro di formazione delle forze di sicurezza di Gölbasi, in provincia di Ankara, facendo precipitare gli eventi. Alla conferma di un tentato golpe in atto del premier è seguita la diffusione di un messaggio ufficiale delle forze armate, in cui si affermava che il Paese era stato posto sotto il loro controllo. L’obiettivo dichiarato: “il ripristino dell’ordine costituzionale, della democrazia, dei diritti umani e delle libertà, garantendo che la legge regni di nuovo nel Paese”, garantendo il proseguimento “di tutti gli accordi internazionali saranno mantenuti, e le buone relazioni con tutti i Paesi del mondo”. Il ministero della Difesa ha poi smentito il messaggio, affermando che si trattava di un comunicato pirata e non delle Forze armate.

Leggi anche:
Presunta truffa ai danni dell'Inps, Procura chiede processo per Santanchè

Nel frattempo un gruppo di militari è entrato alla sede della rete televisiva statale TRT, facendo poco dopo annunciare in diretta il messaggio già diffuso, dichiarando che il paese era entarto sotto la gestione del “Consiglio pace nel paese, pace nel mondo” e che presto sarebbe stata ristabilito l’ordine pubblico. Intanto è arrivata la prima comunicazione di Erdogan. Il presidente ha invitato la popolazione a scendere nelle piazze per affermare la propria volontà, affermando che il tentativo di ribellione non riguardava l’esercito nel suo complesso ma un gruppo minoritario di militari. In un secondo comunicato, diffuso dopo essere arrivato da Marmaris all’aeroporto Atatürk di Istanbul, nel frattempo liberato dal presidio militare, Erdogan ha attribuito la colpa del tentato golpe all’organizzazione di Fethullah Gülen, suo acerrimo nemico autoesiliatosi negli Stati Uniti. L’influente imam ha smentito ogni coinvolgimento condannando l’atto militare. Dalle moschee di tutto il Paese i muezzin hanno iniziato a incitare le persone a scendere in piazza, dopo la recita delle preghiere canoniche.

Diversi gruppi di persone hanno raccolto l’appello e sono scesi nelle strade, di Ankara ed Istanbul. olle di persone si sono riversate per le strade a favore del governo, alcuni gridando a tratti in arabo “Dio è grande”. Le immagini da Piazza Taksim di Istanbul, dove gruppi di civili sono saliti sui carri armati e si sono messi a parlare, a breve si sono anche scontrati, con i militari, hanno fatto capire che il popolo turco non avrebbe accettato il rovesciamento di Erdogan. Intanto i quattro partiti parlamentari hanno diffuso messaggi a favore del regime democratico e parlamentare, affermando di non sostenere in alcun modo il colpo di stato. FMentre i comandanti in carica della marina e dell’esercito hanno comunicato di essere contrari all’azione dei militari insorti, gruppi di soldati sono entrati nella sede della Cnn Turk bloccando la trasmissione per alcune ore. Ma queste sono riprese attorno alle ore 04.30 locali, in un ulteriore, decisivo segnale del fallimento del golpe. (con fonte Afp)

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti