Fca sbarca a Wall Street. Dopo 115 anni addio alla Fiat

Fca sbarca a Wall Street. Dopo 115 anni addio alla Fiat
15 ottobre 2014

Debutto a Wall Street e Piazza Affari del titolo di Fiat Chrysler Automobiles (Fca), che a Milano sostituisce Fiat nel paniere principale dopo 111 anni. La nuova società di diritto olandese, nata dalla fusione tra Fiat e Chrysler ed effettiva da ieri, oggi ha fatto il suo ingresso nelle contrattazioni. Sulla cancellata della palazzina del Lingotto a Torino non compare più la targa Fiat, ma sventola una bandiera bianca con il logo blu Fca. L’esordio per Fca è stato positivo. Il titolo, dopo un’apertura a 9 dollari, è schizzato ancora verso l’alto e viene trattato a quota 9,19 dollari, con un guadagno del 5,63%, e poi è salito ancora. Avvio positivo anche a piazza Affari, dove il titolo, che ha avviato le contrattazioni alle 15.45 dopo il debutto a Wall Street, ha segnato in partenza alla Borsa di Milano un rialzo del 3,03% a 7,15 euro per azione.

Le “vecchie” azioni del Lingotto hanno lasciato Piazza Affari chiudendo venerdì in rosso del 2,12%, a 6,94 euro. Nel 2013 il gruppo Fiat, inclusa Chrysler, ha venduto 4,4 milioni di vetture. Nel 2008, prima dell’acquisizione di Auburn Hills, il Lingotto aveva consegnato in totale 2,1 milioni di auto e veicoli commerciali. Per l’occasione, a Wall Sreet sono stati esposti all’esterno del palazzo della Borsa sei modelli dei marchi del gruppo, tra cui un Dodge, Jeep e Chrysler, e anche una vettura Ferrari, che ha festeggiato proprio ieri i 60 anni negli Usa con una grande festa a Beverly Hills.
Il piano di Fca presentato a inizio maggio da Sergio Marchionne punta a vendite per 7 milioni di vetture al 2018. Anno dopo il quale Marchionne ha annunciato che lascerà il suo incarico. L’a.d. e il presidente Fiat, John Elkann, non hanno escluso che Fca possa cercare un’altra casa con cui fondersi nell’orizzonte di 5-10 anni e puntare a scavalcare Toyota come primo gruppo globale.

La sede del gruppo lascia Torino dopo 115 anni e si trasferisce in Olanda. Il domicilio fiscale diventa la Gran Bretagna. Il quartier generale è a Londra, in St James’s Street, dove è convocato il primo cda post-fusione tra Fiat e Chrysler per il 29 ottobre. Nel capoluogo torinese resta il quartier generale delle operazione europee. É questo il risultato di un percorso iniziato nel 2009, che si completa oggi col debutto a Wall Street. In Italia non resta solo una quotazione “secondaria”, che l’a.d. Sergio Marchionne ha auspicato assorba il 40% degli scambi. Non traslocano infatti da Torino gli uffici di Exor, la holding del gruppo Agnelli, che controlla saldamente Fca con circa il 30% del capitale e il 46,5% dei diritti di voto, per effetto del diritto olandese che permette ai soci storici di pesare di più in assemblea. Il presidente di Exor e di Fiat, John Elkann, può coronare il sogno del nonno Gianni Agnelli, che voleva portare nel nuovo secolo una Fiat più internazionale. Elkann diventa presidente di Fca.

Archiviata l’ombra del recesso sulla fusione – per cui Fca deve sborsare agli azionisti uscenti 416,6 milioni di euro ricomprando circa il 4,3% del capitale – si presentano nuove sfide. Il piano al 2018 prevede circa 50 miliardi di euro di investimenti e un notevole sforzo di cassa. Marchionne ha in agenda nelle prossime settimane un roadshow negli Stati Uniti, assieme al direttore finanziario Richard Palmer, per cercare di convincere investitori americani a entrare o ad aumentare la quota in
Fca. L’obiettivo è quello di evitare un aumento di capitale, magari ricollocando le azioni del recesso che, con le azioni proprie già detenute, fanno un pacchetto del 6-7%. Anche se il manager italo-canadese ribadisce che non è necessario, molti analisti ritengono che difficilmente sarà evitabile un rafforzamento patrimoniale per sostenere la strategia dei marchi premium e, in particolare, per trovare i 5 miliardi che serviranno al rilancio di Alfa Romeo.

Un’altra possibilità è che Exor si diluisca nel capitale, forte del voto multiplo che garantisce il timone della società. Il piano quinquennale è ambizioso e punta a far crescere le vendite dalle 4,4 milioni del 2013 fino a 7 milioni al 2018. L’obiettivo è l’Asia, in particolare il mercato cinese. Gli ultimi dieci anni di storia, quelli firmati Marchionne, rivoluzionano completamente il profilo di Fiat, fino a cambiarne nome, marchio e sede. Il manager, acquisita la Chrysler, corona oggi il suo progetto ultimando una fusione che segna il passaggio definitivo da un’industria italiana a una multinazionale globale. “La quotazione di Fca segna un traguardo importante, conquistato con tenacia. La giornata di oggi segna l’inizio del nostro viaggio come Fca, come un unico costruttore globale. Non rappresenta solo la fine di qualcosa ma soprattutto è un nuovo inizio”, ha detto Marchionne.

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