Film Commission Lombardia, ai domiciliari i tre commercialisti vicini a Lega

Film Commission Lombardia, ai domiciliari i tre commercialisti vicini a Lega
10 settembre 2020

Sono finiti agli arresti domiciliari Alberto Di Rubba, Michele Scilleri e Andrea Manzoni, i tre commercialisti vicini alla Lega indagati a Milano nell’inchiesta su Lombardia Film Commission. Lo riferisce una nota del procuratore Francesco Greco, precisando che l’ordinanza di custodia cautelare disposta dal gip è stata eseguita nel tardo pomeriggio di oggi dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza. Ai domiciliari anche un quarto indagato, Fabio Barbarossa. Le accuse contestate a vario titolo sono turbativa d’asta, peculato e sottrazione fraudolenta dal pagamento delle imposte.

Nel mirino del pm Stefano Civardi, titolare del fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Eugenio Fusco, è finita la compravendita di un immobile di Cormano, comune alle porte di Milano, a prezzi gonfiati. Un capannone acquistato a fine 2017 da Lombardia Film Commission, fondazione regionale per la promozione del cinema lombardo allora presieduta da Di Rubba, per 800 mila euro. Il doppio dei 400 mila euro pagati soltanto 11 mesi prima da Andromeda (società immobiliare che i magistrati riconducono a Scilleri, commercialista titolare dello studio milanese dove nel 2017 venne registrato il movimento “Lega per Salvini premier”) per acquisirlo dalla Paloschi, altra società immobiliare allora in liquidazione. Che tuttavia – è stato accertato nell’inchiesta – non incasso mai nessuno dei 4 assegni staccati da Andromeda.

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Il liquidatore della Paloschi era Luca Sostegni, il 62enne arrestato nel luglio scorso mentre si preparava a scappare in Brasile. A quest’ultimo è anche contestata l’accusa di estorsione perchè, stando alla ricostruzione dei pm, avrebbe chiesto (e in parte ottenuto) 250 mila euro a Di Rubba, Scilleri e Manzoni, revisore dei conti del Carroccio alla Camera, in cambio del suo silenzio sull’affare del capannone di Cormano. Una compravendita che per i magistrati ha portato i tre commercialisti indagati a spartirsi tra loro tra loro diverse centinaia di euro. Altre 250 mila euro sarebbero invece finiti in una fiduciaria, la Fidirev, e poi trasferiti in conti correnti e società svizzere. Mentre prosegue l’inchiesta della procura di Genova sui 49 milioni di rimborsi elettorali del Carroccio spariti nel nulla, si allarga anche l’indagine della Procura di Milano. I magistrati vogliono accertare dove siano finiti quei soldi. E, soprattutto, capire il perchè. Le prime risposte potrebbero arrivare dagli esiti della rogatoria disposta dai pm in Svizzera.

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