Grande fan della Brexit fa passo indietro. Johnson: nessun bisogno di affrettare

Grande fan della Brexit fa passo indietro. Johnson: nessun bisogno di affrettare
27 giugno 2016

di Maurizio Balistreri

OsborneNon c’è alcuna necessità di affrettare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea dopo la vittoria della ‘Brexit’ al referendum di giovedì. Lo ha ribadito Boris Johnson (foto home), ex sindaco di Londra e leader della campagna per il ‘Leave’, che ha cercato di rassicurare con un messaggio di continuità sia i britannici che risiedono all’estero sia i cittadini dell’Ue che vivono in Gran Bretagna. Johnson ha inoltre invitato i sostenitori della Brexit a “costruire ponti” con quanti hanno votato per la permanenza della Gran Bretagna nel blocco dopo la consultazione referendaria di giovedì. E ha minimizzato le prospettive di un’indipendenza della Scozia. “Il solo cambiamento – e non ci sarà con grande fretta – è che la Gran Bretagna si libererà dal sistema legislativo straordinario e opaco dell’Ue”, ha scritto Johnson in un editoriale sul Daily Telegraph. “I cittadini Ue che vivono in questo Paese avranno i loro diritti pienamente protetti e lo stesso vale per i cittadini britannici che vivono nell’Ue”, ha scritto Johnson, secondo molti favorito per la successione al premier dimissionario David Cameron, “Il popolo britannico potrà ancora andare, e lavorare, nell’Ue; vivere, viaggiare, studiare, acquistare case e sistemarsi”.

A dar forza all’ex sindaco di Londra, anche il Cancelliere dello scacchiere, George Osborne, secondo il quale la Gran Bretagna attiverà l’articolo 50 del trattato di Lisbona “solo quando sarà pronta”. Osborne, in pratica, assicura che l’economia britannica “è in grado di affrontare quello che ci riserverà il futuro. “Solo la Gran Bretagna può attivare l’art. 50” ribadisce il Cancelliere riferendosi alla procedura di uscita dall’Ue prevista dal Trattato. “E a mio giudizio – aggiunge – dovremmo farlo solo quando c’è una visione chiara su quali nuovi accordi stiamo cercando con i nostri vicini europei”. Osborne tiene a precisare che “nel frattempo e durante i negoziati che seguiranno, non ci sarà alcun cambiamento del diritto delle persone a muoversi e a lavorare, nel modo in cui i nostri beni e servizi sono scambiati o nel modo in cui sono regolati la nostra economia e il nostro sistema finanziario”.

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