Il lockdown sui minori: paure, ansia e regressioni per 65-70%

Il lockdown sui minori: paure, ansia e regressioni per 65-70%
16 giugno 2020

Il 65% dei bambini sotto i 6 anni e il 71% di quelli sopora i 6 a causa del lockdown per il coronavirus ha accusato problematiche comportamentali di varia natura e sintomi di regressione. I più piccoli, sotto i 6 anni, hanno mostrato (centinaia i casi) episodi di irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, inquietudine, ansia da separazione, paura del buio, pianto inconsolabile. I più grandi, giovani e adolescenti, in un numeri assoluti maggiori, hanno evidenziato una sensazione di fiato corto, difficoltà a addormentarsi e fatica a svegliarsi, irritabilità/cambiamento di umore, utilizzo improprio dei media, scarsa collaborazione alle attività domestiche. E’ quanto emerge dall’indagine sull`impatto psicologico e comportamentale del lockdown nei bambini e negli adolescenti in Italia, condotta dall`ospedale pediatrico Gaslini di Genova durante l’isolamento a casa, tra il 24 marzo e il 3 aprile, a tre settimane di distanza dall’inizio del lockdown.

All’indagine hanno risposto 6800 famiglie, di cui 3245 con figli sotto i 18 anni (1570 sotto i 6 anni e 2733 gli altri). “Soprattutto negli adolescenti dall’indagine emerge in maniera drammatica il ‘ci avete privato di stare con gli alti’. Prendersi cura precede il curare: nel prendersi cura la capacità di costruire relazioni è fondamentale e per questo il Gaslini nel lockdown ha attivato subito il programma ‘Ciao come stai?’, con uno sportello di ascolto, favorendo la raccolta di disegni, e-mail e contributi, organizzando attività di intrattenimento e animazione. I bambini non avevano bisogno dei pronto soccorso, anzi, ma erano da soli a casa e avevano bisogno di noi: non li abbiamo lasciati soli”, ha spiegato il direttore generale dell`ospedale Gaslini, Paolo Petralia. “Le famiglie con figli sotto i 6 anni hanno dato risposte importanti: irritabilità, difficoltà di addormentamento, risvegli notturni, inquietudine, ansia da separazione, paura del buio, pianto inconsolabile. Ci dice come il lockdown abbia davvero segnato i bambini, anche con sintomi di regressione comportamentale. “Ho paura” e “brutto” sono state le parole più usate dai bambini nei loro disegni per rappresentare il virus. È l’evidenza di una nuova richiesta di aiuto, di un nuovo bisogno sanitario”.

“Nei bambini e ragazzi sopra i 6 anni invece – ha continuato Petralia – si evidenzia un evidente spostamento dei ritmi sonno-veglia, con difficoltà molto importanti a recuperare questo comportamento, ma anche sensazione di fiato corto, difficoltà a addormentarsi e fatica a svegliarsi, irritabilità/cambiamento di umore, utilizzo improprio dei media, scarsa collaborazione alle attività domestiche”. “E’ uno studio che diventa di fatto nazionale nel significato di una possibile utiltà, risposta e contributo per tutti coloro che vorranno utilizzarlo per un approfondimento. Al Gaslini attiveremo un servizio ambulatoriale di presa in carico, di tipo psicologico e neuropsichiatrico, proprio per dare una risposta al bisogno che si è palesato. A fronte di evidenze che ci dicono quali sono i problemi bisogna essere capaci di dare risposte: sono dati che non potremo più raccogliere e dobbiamo farne tesoro per dare risposte adeguate e non lasciare soli i nostri figli”, ha concluso il direttore generale dell`ospedale Gaslini.

“La ricerca ci conferma timori, paure, indizi che avevamo”, ha evidenziato la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa: “In questi mesi si è spesso discusso, anche polemicamente e insieme giustamente, sulla questione del lockdown e della condizione dei bambini, di una maggiore fragilità, anche con pareri discordanti. Qualcuno diceva che i bambini avevano una grande resilienza e riuscivano a rispondere meglio di quanto noi pensassimo. Sapevamo però di colpire in qualche modo le loro vite in maniera più pesante rispetto agli adulti”. “È importante non solo che un bambino sappia come ci si deve lavare le mani, ma anche che ci si può difendere dal coronavirus.
L’indagine – ha continuato Zampa – conferma che essere stati tenuti così forzatamente in casa, senza gli amici, senza la scuola se non a distanza, senza più rivedere nonni e zii e senza quella serie di abitudini che sono un elemento di sicurezza, su molti di loro ha prodotto conseguenze”.

“Oggi mandiamo un messaggio ai bambini e agli adolescenti: grazie, anche voi avete enormemente contribuito al risultato, avete protetto i vostri famigliari. Ma anche una grande rassicurazione: in testa a tutte le nostre preoccupazione c’è la loro salute. L’Italia sta combattendo ancora, sul piano scientifico, sul vaccino: esiste quindi la possibilità di difendersi, combattere e vincere anche le battaglie sul virus”, ha concluso il sottosegretario. Per lo psichiatra Fabrizio Starace, membro della task force di Vittorio Colao, i dati della ricerca “non sorprendono e confermano l’ampiezza di questo fenomeno, avvertito da tutte le famiglie italiane in cui sono presenti ragazzi minori. E’ un ulteriore stimolo a recuperare al più presto, se pur con tutte le misure di sicurezza, la possibilità di un’interazione diretta tra i giovani e di un rapporto tra pari. Per recuperare rapidamente questi disturbi la prima cosa è definire una routine quotidiana, che includa attività ludiche e fisiche”.

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