Kabul, la docente con i master: “Nascondiamo i documenti”

18 agosto 2021

“E’ difficile per me avere speranza”. E’ la voce anonima, occhiali scuri, volto coperto, di una giovane afgana; la testimonianza raccolta dall’organizzazione Nove Onlus che da anni lavora in Afghanistan e a Kabul soprattutto con le donne. “Come donna voglio condividere cosa significa l’arrivo dei talebani a Kabul – dice -. Ero all’università domenica, tenevo una lezione quando ho sentito che stavano arrivando. Ho detto subito agli studenti di andare a casa. Tutti erano sotto shock, soprattutto le studentesse. Ci ho messo due o tre ore a tornare a casa. Poi ho perso la speranza e non ne ho per il futuro. Sono una specialista di studi di genere coinvolta in molti progetti per le donne, come docente ho sempre cercato di motivare le ragazze e insegnava che potevano fare le loro regole nella società”.

Ancora la giovane afgana: “È duro per me adesso: perché mi trovo a nascondere chi sono in modo che nessuno lo capisca. Penso che non ci sia speranza per il futuro e soprattutto per le donne. Non ci lasceranno mai insegnare né alle bambine né ai bambini. L’esperienza di questi due giorni dice che tutte le donne si chiudono in casa, cercano di nascondersi, nascondere i documenti, non far sapere che lavoro fanno. Penso che il futuro sia nero per le donne e che torneremo indietro di vent’anni, e che perderanno tutto quello che hanno conquistato in questi vent’anni. La mia esperienza personale: ho i miei master ma devo nascondere i miei documenti. Il futuro è nero, ecco tutto.

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