La grande paura nel M5s per la legittimità dello statuto

La grande paura nel M5s per la legittimità dello statuto
Giuseppe Conte
31 maggio 2022

Una riunione ad hoc non si è ancora tenuta ma cresce la preoccupazione, anche di Giuseppe Conte secondo quanto riferiscono fonti parlamentari M5s, per quello che potrebbe succedere il 7 giugno, quando si riunirà nuovamente il tribunale di Napoli per decidere sulle legittimità dello statuto. Una preoccupazione legata anche a quello che faranno Di Maio e Grillo qualora il pronunciamento dovesse portare ad una nuova sospensiva dei vertici e all’annullamento dell’ultimo voto sulle regole interne. Il leader M5s, spiegano le stesse fonti, ha rimarcato con i suoi che, indipendentemente da quella che sarà la sentenza, i giudici non potranno fermare il nuovo corso legittimato dal pronunciamento dei cittadini.

Andremo avanti, gli attivisti sono con noi, il ragionamento. Si vedrà quale sarà la decisione del Tribunale ma in caso di esito negativo l’orientamento non sarebbe quello di tornare alla ipotesi del direttorio a cinque, non si esclude infatti di voltare pagina e di intraprendere – sottolinea un ‘big’ pentastellato – la via di un nuovo statuto e di fatto di un nuovo Movimento 5 stelle. E allora il primo nodo da sciogliere non sarebbe quel 21 giugno, data che Renzi preconizza come il giorno dell’attacco di Conte al governo, perché è vero che non sarà facile trovare una convergenza sulla risoluzione della maggioranza in vista delle comunicazioni di Draghi per il Consiglio europeo del 23 giugno, “ma – spiega un altro fedelissimo dell’ex premier – c’è sempre il vocabolario italiano per trovare un termine per andare avanti tutti insieme a sostenere questo esecutivo”.

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Un altro passaggio fondamentale sarà sul dl Aiuti (i relatori alla Camera saranno l’azzurro Cattaneo e il dem Pagano): oggi – secondo quanto si apprende – si è tenuta un’altra riunione sul tema dell’inceneritore di Roma insieme ai tecnici, c’è chi vorrebbe alzare ancora di più la tensione per arrivare allo scontro frontale (“Impediremo che questa materia possa essere gestita da un commissario, perché non hanno puntato sul termovalorizzatore quando hanno fatto il piano rifiuti?”, osserva un deputato) e chi, invece, ritiene che si debba far riferimento solo al piano regionale e di fatto prendere tempo evitando un aut aut al premier. Ma il bivio più importante è appunto quello del 7 giugno.  È la grande paura, la vera spada di Damocle sulla testa del Movimento 5 stelle, una ‘grana’ che di fatto Conte ha ereditato dal passato ma che, dopo l’ultimo rinvio del Tribunale, probabilmente dovrà occuparsene. 

L’ex presidente del Consiglio ritiene, spiegano diverse fonti parlamentari, che il tribunale possa optare per un ulteriore slittamento, che non avallerà scelte incomprensibili e che il quadro rientrerà nella normalità ma il timore anche tra i suoi è che arrivi un altro stop giudiziario. una vera e propria ‘exit strategy’ ancora non c’è, se non il convincimento che dal punto di vista politico nulla potrà cambiare. La tesi di chi difende il nuovo corso è che i voti sono del presidente M5s. Gli oppositori di Conte parlano di 19 rilievi che saranno alla base “del definitivo ko tecnico”, qualcuno sussurra di un dialogo già in corso per la costituzione di un nuovo M5s tra l’ex presidente del Consiglio e Di Battista (l’ex deputato pentastellato è però contrario a sostenere l’esecutivo), tra i ‘governisti’ l’allarme scoppiato da tempo è che il giurista pugliese voglia far crollare tutto e puntare sull’opposizione responsabile.

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Tesi che i contiani respingono, rilanciando la strategia secondo la quale l’avvocato di Volturara Appula vuole tutti i costi muoversi nel perimetro progressista, occupando lo spazio ‘pacifista’ ma senza andare all’affondo finale. Ma chi è preoccupato per un’eventuale scelta da parte di Conte, sempre se il tribunale di Napoli dovesse sbarrare la strada al nuovo corso, ritiene che dopo il 7 giugno possa aprirsi una nuova fase, piena di incognite. Con il rischio di scissione. Perché sullo sfondo c’è sempre la ‘querelle’ sul marchio. “In molti non lo seguirebbero, anche perché i marchi personali non hanno mai portato al successo”, osserva un ‘big’ M5s. Tra chi non condividerebbe l’ipotesi di un nuovo soggetto ci sarebbe – è il tam tam nei gruppi – lo stesso Grillo. Altra domanda: “Dove andrebbe a prendere il simbolo al Senato?”. Interrogativi che verranno sciolti solo dopo il 7 giugno.

Ora si punta alle amministrative: Conte oggi è stato in Veneto, a Padova e Verona. “Sono certo che Damiano Tommasi e Sergio Giordani saranno in grado di rispondere alle sfide più importanti che queste amministrazioni dovranno affrontare”, ha osservato il presidente M5s. In ogni caso sarà un mese ‘caldo’ per M5s con la data del 21 giugno segnata già in rosso, Non dobbiamo favorire una escalation militare”, ripete l’ex presidente del Consiglio. Lo sguardo è poi rivolto alle prossime Regionali in Sicilia. Ieri c’è stata una riunione tra i parlamentari M5s dell’isola durante la quale sono state illustrate le modalità per le primarie da tenere con il Pd, ma è anche emersa – secondo quanto viene riferito – la preoccupazione sulla differenza di ‘struttura’ tra i due partiti, da qui l’input ad organizzare al meglio la contesa sul territorio. (Agi)

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