La luce a led blu che “inattiva” il Sars-Cov2

22 settembre 2020

La luce a led blu è in grado di inattivare batteri e virus, tra questi anche il coronavirus Sars-Cov2 responsabile dell’infezione da Covid-19. La conferma arriva dal Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Siena dove, in collaborazione con la Emoled, azienda specializzata in dispositivi sanitari innovativi, attraverso una serie di test, in vitro, è stato verificato come dopo un’esposizione di 15-30 minuti a questo tipo di radiazione, a una lunghezza d’onda compresa tra i 410 e i 430 nanometri, anche il virus che ha messo in ginocchio il mondo perda vitalità. Maria Grazia Cusi, professore ordinario di Microbiologia e Microbiologia Clinica dell Università di Siena.

“Abbiamo visto che dopo 30 minuti di trattamento, già a 15 abbiamo una quantità veramente ridotta di almeno 4 logaritmi rispetto al controllo virus come dosi infettanti; dopo 30 minuti vediamo che l’attività virucida è pressoché completa. Riusciamo a vedere se effettivamente il virus è morto o vivo. Lo possiamo vedere perché per valutare la vitalità del virus è necessario inocularlo su colture cellulari, in quanto il virus cresce solo su colture cellulari e andiamo a vedere poi se è cresciuto o meno sulle cellule”. “È interessante adesso andare a vedere il meccanismo d’azione, cioè perché il virus viene ucciso. Verosimilmente quella lunghezza d’onda riesce a rovinare o addirittura a distruggere, questo ancora non lo sappiamo, le proteine che vanno a ricoprire il genoma virale. Il virus è fatto di genoma virale, nel caso del Covid è un virus che contiene un genoma a Rna, ricoperto di proteine che lo proteggono. Esiste poi una membrana esterna, sempre arricchita di proteine virali, che potrebbe essere sensibile a questa luce blu. Quindi ora dobbiamo verificare se agisce sulle proteine o su questa membrana che va ad avvolgere il virus”.

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La luce blu è una lunghezza d’onda che non interagisce con il Dna delle cellule, quindi, è ritenuta del tutto innocua per l’uomo. Per questo si pensa a tanti possibili scenari applicativi di questa tecnologia, a partire dalla sanificazione e la disinfezione di ambienti e oggetti in ambito sanitario ma non solo, come ha spiegato Lorenzo Targetti, amministratore delegato di Emoled. “Ricordo che l’utilizzo principale della luce blu è per la cura delle ulcere e delle ferite che non guariscono. Quindi guardiamo più che altro della sanità e della sanificazione degli ambienti ospedalieri e sanitari, per aiutare nella gestione della disinfezione di questi ambienti. E poi anche un uso domestico; con la possibilità di usare questa luce per la disinfezione di superfici in ambiente domestico ad esempio in cucina o negli ambienti commerciali. So che è un grosso problema nel retail per esempio la gestione dei vestiti che vengono provati. Con questo sistema, pensare a delle cabine di luce che sanificano i vestiti appena indossati, rapidamente, senza creare danni ai capi di vestiario, potrebbero essere sanificati senza alcun rischio”. Le prime soluzioni per il mercato potrebbero essere disponibili già nel giro dei prossimi mesi, appena saranno ultimati gli studi sulle possibili applicazioni, sia a livello consumer che commerciale.

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