La nuova Ilva targata Mittal. Nodo assunzioni a Mise

La nuova Ilva targata Mittal. Nodo assunzioni a Mise
2 novembre 2018

E’ nata la nuova Ilva targata Mittal e già si è aperto uno scontro sui criteri per le assunzioni concordate nel piano che sono stati contestati dai sindacati che hanno parlato di scelte unilaterali da parte dell’azienda. Il prossimo appuntamento è previsto al ministero dello Sviluppo economico l’8 novembre e potrebbe non essere indolore. Questo mentre a Taranto lo scenario istituzionale è in subbuglio con le dimissioni “irrevocabili” del sindaco Rinaldo Melucci (Pd). Gli articoli sulla stampa hanno dedicato largo spazio alla neonata ArcelorMittal Italia.

Dopo la esperienza “pubblica dell`Italsider e la successiva privatizzazione con la famiglia Riva, ora lo stabilimento di Taranto passa sotto la gestione della più grande potenza siderurgica del mondo che dovrà trovare al più presto l`interlocuzione con un territorio che non conosce e un dialogo costruttivo”, scrive il Corriere del Mezzogiorno. Una famiglia quella Riva che ha lasciato dietro di sé straschichi giudiziari pesanti. “Il nostro viaggio comincia oggi, insieme”, ha annunciato ieri sui social l`amministratore delegato, Matthieu Jehl, riporta il quotidiano “La Stampa”. Tutti gli stabilimenti siderurgici dell`Ilva sono formalmente passati alla nuova proprietà e ArcelorMittal ha assunto “il pieno controllo direzionale dell`Ilva”. Nella società, usciti di scena su disposizione dell`Antitrust europeo i Marcegaglia, Intesa Sanpaolo ha il 5,6% e i Mittal il 94,4%.

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Con il presidente, Lakshmi Mittal che ha affermato: “Vantiamo una lunga storia di rilancio di asset poco efficienti. Sono fiducioso nel fatto che riusciremo a ripristinare le prestazioni operative, finanziarie e ambientali di Ilva e che, nel farlo, creeremo valore per la nostra società, gli stakeholder di Ilva e l`economia italiana”. Per la parte ambientale, ricorda il Sole24Ore, “300 milioni, essendo finalizzati a bonifiche, deriveranno dalla transazione tra Ilva e Riva (precedenti proprietari dell’azienda) con la quale sono rientrati in Italia i fondi da quest’ultimi tenuti all’estero. Si tratta di poco più di un miliardo e la maggior parte verrà ora usato dall’amministrazione straordinaria per le bonifiche che non fanno parte del perimetro produttivo di competenza di Mittal (dovrebbe rientrarvi anche il risanamento dell’area esterna al siderurgico, lungo la gravina Leucaspide tra Taranto e Statte, sequestrata giorni fa dai magistrati). Altri 200 milioni verranno poi destinati al trattamento dei rifiuti, 300 alla copertura dei parchi e 200 ai forni del coke. Tutti settori ad alto impatto”.

Per quanto riguarda però il capitolo del passaggio dei lavoratori dall’Ilva alla nuova società, Fim, Fiom, Uilm e Usb di Taranto hanno denunciato nei giorni scorsi “gravissime anomalie rispetto all`applicazione dei criteri” di selezione del personale con “molteplici incongruenze palesi sui criteri della professionalità, anzianità e carichi familiari, per effetto dei quali non vi è più ombra di dubbio come la selezione per centinaia dei distacchi sia stata operata attraverso criteri unilaterali da parte dell`azienda”. Un chiarimento è atteso l`8 novembre quando al Mise è convocato il primo incontro di verifica degli accordi e i sindacati, oltre ad eventuali cause collettive, sono già pronti a nuove azioni di protesta.

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Intanto, il Corriere del Mezzogiorno, parla della “bufera” sulle provinciali di Taranto con le dimissioni del sindaco, Rinaldo Melucci (Pd). “Sicché – si legge – nella prossima primavera, salvo colpi di scena, la città tornerà al voto, a poco più di due anni dal voto”. Il sindaco “è uscito sconfitto dalla competizione (di secondo livello) per l`elezione del presidente della Provincia. Ha prevalso il primo cittadino di Castellaneta, il forzista Giovanni Gugliotti, sostenuto dall`eterogeneo “Patto dei sindaci” (16 Comuni su 29) e da frange di centrosinistra, compresi alcuni settori vicini al governatore Michele Emiliano”.

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