Il sospetto che terrorizza Gela, pazzi a causa di agenti inquinanti. “Zona ad alto rischio”

Il sospetto che terrorizza Gela, pazzi a causa di agenti inquinanti. “Zona ad alto rischio”
18 febbraio 2017

“Quaranta suicidi e tentati suicidi, duemila malati di mente registrati e tante tragedie a Gela? Ciò che mi riferisce non sorprende, è una zona ad alto rischio, le neuropatie sono prevedibili….”. La risposta di Francesca Di Gaudio, uno degli esperti più ascoltati in indagini tossicologiche, al contrario, non solo sorprende, ma è sconvolgente. La causa dell“epidemia” di malattie mentali potrebbe trovarsi negli agenti inquinanti che il territorio di Gela subisce da più di mezzo secolo. Non solo, dunque, i tumori, le malformazioni, le malattie dell’apparato respiratorio, ma anche, a questo punto soprattutto, i metalli pesanti che entrano nella catena alimentare, e non solo. Francesca Di Gaudio è la responsabile del CRQ regionale (qualità di laboratorio), è un chimico, ricercatore di biochimica e docente della facoltà di medicina dell’Università di Palermo. Un’autorità nella sua materia. “La conpresenza di diversi inquinanti chimici  – afferma – crea fenomenti di magnificazione degli effetti. Le neuropatie sono più “probabili”, poi i tumori….La struttura industriale di Gela rilascia agenti patogeni, neurotossici”

Professsoressa Di Gaudio, lei crede, dunque, che le neuropatie diagnosticate a Gela siano eventi plausibili in un contesto industriale petrolchimico?

“Non posso diagnosticare un collegamento senza avere fatto uno studio accurato ed avere le prove scientifiche, mi limito a considerare che l’area di Gela è la più esposta a quegli eventi….”.

In che misura, fino a che punto?

“Non lo so, a Gela circolano i metalli pesanti, che sono il piombo, il mercurio, l’arsenico, il cadmio, il nichel, che sono potenti acidi lewis. Si tratta di cercatori di elettroni, come i radicali. Ciò fa sì che tali elementi si attaccano ai fosfolipidi insaturi delle membrane cellulari di cui sono ricchissime le cellule nervose, alternandone profondamente la funzionalità.”

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E’ possibile sospettare, dunque, un rapporto di causa ed effetto. Il numero spropositato di malattie mentali induce a sospettarlo.

“L’azione dei metalli pesanti è simile a quella dei radicali, anche sotto altro aspetto cruciale: la casualità e l’aspecificità dell’azione. Ciò determina però una difficoltà nella individuazione della relazione di causa ed effetto e quindi la specificità delle patologie. In più, i metalli pesanti sono tossici a livello di concentrazioni molto basse di difficilissima quantificazione. La loro presenza può essere rilevata solo attraverso strumentazioni di secondo livello quale la spettrometria di massa – ICPMS – assente in tutte le strutture sanitarie con l’eccezione del policlinico di Palermo”.

Oggi c’è una consapevolezza scientifica dei guai che i metalli pesanti provocano, ma non ci sono gli strumenti per rilevarne il livello di pericolosità. Manca la possibilità di effettuare delle valutazioni scientificamente valide, così si può continuare a provocare guai.

“I metalli negli ultimi decenni sono così diffusi nell’ambiente da potere essere considerati ubiquitari, cioè presenti ovunque. Gli alimenti ne sono pieni sia in rapporto alle problematiche di cui ci occupiamo sia per altri importante vulnus, il sempre più crescente uso di prodotti alimentari che escono dalle catene industriali: pare incredibile, ma anche gli elementi per celiaci sono pieni di metalli pesanti. E non mi riferisco ai già noti grassi idrogenati….”.

La seguo con difficoltà ma chi di dovere, attraverso ciò che ci dice, dovrebbe avere il know how per tenere in debito conto ciò che apprendiamo. Ora non possono più non sapere. Penso che lei abbia allargato il discorso, non solo Gela…

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“Certo, non solo Gela….”

Gela “soffre” di più, perché aggiunge agli agenti inquinanti comuni ovunque, quelli specifici del territorio esposto. La specificità di Gela resta in piedi.

“Ai fattori cui mi sono prima riferita si aggiunge il fatto che sempre più nelle preparazioni casalinghe degli alimenti è invalso l’uso di contenitori e stoviglie inadeguate che contaminano anche le materie prime più pregiate”.

Mi spieghi meglio.

“Preferiamo il biologico, che è una buona cosa, cerchiamo il pesce migliore, pagando talvolta cifre notevoli, il pomidorino di Pachino, le farine pregiate, cuciniamo mozzarelle di bufalo, ma usiamo teglie e padelle di alluminio. I malati di Alzheimer e di Parkinson dei nostri giorni sono “figli” dell’alluminio…”.

Torniamo alle malattie mentali di Gela con il suo primato.

“Gela, in particolare, è già esposta agli inquinanti degli idrocarburi cancerogeni misurati dall’ARPA e dalla competente Agenzia regionale dell’ambiente. Bisognerebbe avviare una campagna sanitaria di monitoraggio e prevenzione anche per l’inquinamento da metalli nell’ambiente, nella catena alimentare e nei liquidi biologici di elezione,. Gli effetti sulla popolazione esposta”.

C’è una maggiore sensibilità, suscitata da una maggiore informazione, ma non serve a niente saperne di più, se non c’è l’imprinting scientifico. E’ così?

“Giusto. Non bastano più le classiche campagne d’informazione e formazione mirate ad una corretta educazione alimentare, è necessario un sistema sanitario regionale, che utilizzando le eccellenti strutture di cui la Sicilia si è sapientemente dotata, realizzi un percorso normativo ed operativo, come quello che l’Unione Europea già dal 2004 ha avviato con l’EFSA, l’autorità europea di sicurezza alimentare. Non è tanto, e solo, ciò che l’individuo tocca e respira che lo danneggia, ma anche ciò che mette in bocca. Con la digestione e l’assorbimento, tramite i villi intestinali, il cibo porta i suoi veleni nel torrente circolatorio, quindi immediatamente e in maniera capillare in tutte le cellule del nostro corpo. Nessuna Regione d’Italia oggi possiede un centro d’indagine di spettrometria di massa come il CQRC della rete ospedaliera della Regione siciliana. Va messo a disposizione dei pazienti e della ricerca negli alimenti”.

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Occorre fare in fretta, e cominciare da Gela, non le pare?

“Certo, cominciare dalle aree più esposte”.

Fin qui la professoressa Francesca Di Gaudio. E’ lecito chiedersi quanto abbia pagato e stia ancora pagando Gela i posti di lavoro conquistati con la industrializzazione negli anni sessanta, voluta fortemente per sconfiggere la povertà. E’ lecito chiedersi se le tragedie vissute negli ultimi mesi a Gela –madri che uccidono le loro bambine, giovani che si  tolgono la vita – siano “nate” per l’incoscienza o l’incompetenza degli inquinatori. E’ lecito chiedersi come sia possibile che le conoscenze degli esperti e i passi avanti della scienza, come testimonia la professoressa Di Gaudio, non abbiano nemmeno suscitato il bisogno di un’assistenza adeguata delle malattie mentali considerate prevedibili. Gela, infatti, nonostante il record di pazienti ed una popolazione di circa 80 mila abitanti, è servita da appena due psichiatri e non possiede un centro diurno di salute mentale.

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