L’Italia nelle sabbie mobili: aumenta debito pubblico e cala fatturato industria. Brunetta: “Siamo in deflazione”

L’Italia nelle sabbie mobili: aumenta debito pubblico e cala fatturato industria. Brunetta: “Siamo in deflazione”
22 luglio 2016

di Giuseppe Novelli

Nel primo trimestre del 2016 il debito pubblico italiano e’ aumentato di 2,7 punti percentuali rispetto all’ultimo trimestre del 2015. Si tratta del terzo Paese dell’Ue per aumento del debito. Lo rileva l’Eurostat nei dati sui debiti dei governi pubblicati oggi. Complessivamente tra gennaio e marzo l’indebitamento generale dell’area Euro e’ passato dal 91,7% in rapporto al Pil rispetto al 90,7% del periodo ottobre-dicembre 2015, mentre nell’Europa a ventotto c’e’ stata una riduzione da 85,3% a 84,8%. Quello italiano ci conferma il secondo debito pubblico d’Europa, al 135,4%, dietro solo alla Grecia (176,3%). I maggior tassi di crescita in Bulgaria (+3,6 punti percentuali), Belgio (+3,2 punti percentuali) e Italia (+2,7 punti percentuali). Sul fronte della produzione, invece, si registrano segnali di debolezza per l’industria a maggio. Secondo i dati diffusi dall’Istat nel mese in esame, infatti, si rileva una flessione sia del fatturato (-1,1%), sia degli ordinativi (-2,8%) rispetto al mese di aprile. La diminuzione del fatturato mostra andamenti simili sia sul mercato interno (-1,1%) sia su quello estero (-1,2%). Il calo degli ordinativi è dovuto soprattutto al mercato estero (-5,7%), mentre quello interno registra una flessione più contenuta (-0,6%). Nella media degli ultimi tre mesi, l’indice complessivo del fatturato diminuisce dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti (-0,4% per il mercato interno e -0,1% per quello estero), mentre quello degli ordinativi mostra una flessione del 3,1%.

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L’Istat rileva che corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 20 di maggio 2015), il fatturato totale registra un calo in termini tendenziali del 2,7%, con una riduzione del 2,5% sul mercato interno e del 3,0% su quello estero. Gli indici destagionalizzati del fatturato segnano incrementi congiunturali per l’energia (+0,4%) e per i beni di consumo (+0,1%), mentre registrano una flessione i beni intermedi (-2,7%) e i beni strumentali (-0,9%). L’indice grezzo del fatturato cresce, in termini tendenziali, del 3,6%: il contributo più ampio a tale aumento viene dalla componente interna dei beni strumentali. Per il fatturato l’incremento tendenziale più rilevante si registra nelle altre industrie manifatturiere (+10,1%), mentre la maggiore diminuzione del comparto manifatturiero riguarda la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-22,7%). Nel confronto con maggio 2015, l’indice grezzo degli ordinativi segna un calo del 4,2%. La flessione maggiore si osserva nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-29,9%), mentre l’incremento più rilevante si registra nella fabbricazione di computer, prodotti di elettronica e ottica (+13,0%).

“Gli ultimi dati Istat ci hanno purtroppo confermato che l’Italia e’ in deflazione. Il tasso di inflazione relativo all’anno 2016 acquisito a giugno e’ -0,2, il che vuol dire non solo che i consumi sono a picco, ma anche, e soprattutto, che i conti pubblici sono tutti, completamente, da rifare. Nel Documento di economia e finanza (Def) di aprile, infatti, il governo Renzi-Padoan aveva stimato, ottimisticamente, per il 2016 un’inflazione pari a +1%. Cosa che, come e’ ormai palese, non si verifichera’. Anzi, addirittura si rischia una inflazione negativa”. Lo dichiara il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta. “Una iattura per la nostra economia. Vuol dire che mancano alle casse dello Stato almeno 16 miliardi di euro, che si aggiungono a tutta la polvere sotto il tappeto gia’ messa dal governo nel passato per altri 30-40 miliardi, clausole di salvaguardia in primis”, aggiunge Brunetta. “La situazione economica del nostro paese e’, pertanto, tragica: crescita del Pil reale sotto l’1% per quest’anno e per l’anno prossimo, consumi in caduta, Pil nominale (che e’ dato dalla somma del Pil reale piu’ l’inflazione) piu’ basso del Pil reale, quindi caduta del gettito fiscale. E la situazione puo’ solo peggiorare, se si aggiungono gli effetti della Brexit e della grave crisi in cui versa il sistema bancario italiano, che si manifestera’ ancora di piu’ dopo la pubblicazione dei risultati degli stress test della Banca centrale europea del prossimo 29 luglio. Con questi chiari di luna Renzi arriva al referendum di ottobre/novembre con l’economia al collasso. E gli italiani voteranno ‘no’ per mandarlo a casa. Renzi fa male alle istituzioni, alla democrazia, alle loro tasche e fa male all’economia”, conclude il capogruppo FI.

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