“L’orso polare umano” sfida l’Antardide: nuota per un km a zero gradi per salvare gli oceani

“L’orso polare umano” sfida l’Antardide: nuota per un km a zero gradi per salvare gli oceani
13 dicembre 2016

Nuotata a zero gradi centigradi per Lewis Pugh. Questa la temperatura dell’acqua per l’ironman britannico che ha completato una traversata di un chilometro presso l’Isola della Mezza Luna, nel mare di Bellingshausen, Antartide. La durata è stata di 17 minuti e 30 secondi. Lo scopo era lanciare la sua ultima campagna di sensibilizzazione Antarctica 2020. “Abbiamo chiamato la nostra campagna così, perché la nostra ambizione è tre aree marine protette entro l’anno 2020, in coincidenza con i 200 anni della scoperta dell’Antartide da parte dell’esploratore russo, l’ammiraglio Bellingshausen”, ha detto Pugh. Pugh, 47 anni, è stato il primo uomo al mondo a completare traversate a nuoto su lunga distanza in tutti gli oceani del nostro pianeta. Anche nei mari più freddi, indossando solo un costume Speedo, berretto e occhiali. Da qui il termine “Speedo diplomacy” e il suo soprannome “orso polare umano”.

E così ha trasformato le sue imprese in un catalizzatore dell’attenzione sul riscaldamento globale: nel 2007 la sua prima nuotata attraverso il Polo Nord per evidenziare la fusione del ghiaccio marino artico; nel 2010 di nuovo a bracciate ha attraversato il lago glaciale del monte Everest per dimostrare lo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya. “Proteggere questi oceani li rende più resistenti ai cambiamenti climatici e consente loro di aiutare altri oceani a salvarsi dalla pesca eccessiva e dallo sfruttamento” afferma. Questa storia – proposta da Askanews in esclusiva -, è una sfida di Pugh contro se stesso, ma anche un’opportunità per l’intera umanità. Pugh intraprenderà altre traversate a nuoto fino al 2020, per focalizzare l’attenzione del pubblico e mantenere lo slancio della sua campagna. Il nuotatore ritiene che non sia solo una questione di giustizia per le specie, ma di giustizia tra generazioni. Oltre ad essere sostenuta dalle Nazioni Unite, Antarctica 2020 avrà il supporto di importanti leader mondiali, scienziati, ambientalisti, politici e operatori di pace. L’iniziativa è fondamentale, dal momento che ancora una volta tutti i membri della CCAMLAR – ossia 24 nazioni, più l’Unione europea che sovrintendono gli oceani antartici – avranno bisogno di trovare un accordo per estendere la protezione sulle ultime aree selvagge al mondo da sfruttamento, pesca e inquinamento.

CCAMLR sta per Convenzione per la protezione delle risorse marine viventi in Antartide ed è parte del trattato sull’Antartico; firmata a Canberra nel 1980, è entrata in vigore il 7 aprile 1982, e fu ratificata anche dall’Italia nel 1989. Il suo obiettivo è quello di preservare la vita marina e l’integrità ambientale antartica. Ma oggi non basta più. Qualcosa negli ultimi anni è stato fatto: la CCAMLAR ha deciso di istituire l’area marina protetta più grande al mondo nel Mare di Ross, proprio in seguito a un’impresa di Pugh nella profonda baia situata tra la terra della Regina Vittoria e la terra Marie Byrd. “Ma il prossimo passo cruciale nella protezione dell’oceano antartico è di costruire su questo successo obiettivi ancora più ambiziosi”, afferma il norvegese Erik Solheim, neodirettore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP). E nei prossimi tre anni, Pugh con il suo team dovrà lavorare per mettere sotto protezione altre aree vulnerabili dell’Antartide orientale, compreso il mare di Weddell e penisola antartica. Per quasi 7 milioni di chilometri quadrati: praticamente le dimensioni dell’Australia.

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