‘Maradonapoli’, racconto di un mito e di una città

‘Maradonapoli’, racconto di un mito e di una città
29 aprile 2017

Un film sulla fede, sulla famiglia, sulla passione, sul mito, sulle emozioni. Certo non un film sul pallone, o almeno non quello che sotto questa etichetta lo spettatore medio si attenderebbe. “Maradonanapoli’, opera di Alessio Maria Federici, prodotta da Cinema Undici in associazione con Racilio Cube e distribuita da Warner bros Picture, sara’ nelle sale per 10 giorni dal primo maggio per celebrare il trentennale di uno scudetto ma soprattutto del recupero del proprio orgoglio di una citta’; 180 copie distribuite in tutta Italia, con una maggiore presenza nei cinema campani, come ovvio, per un racconto che restituisce 7 anni di passione in una Napoli piegata dal terremoto e dalla disoccupazione, ma anche una tradizione tramandata di padre in figlio, e, attraverso un montaggio originale e sofisticato, l’essenza di un ‘cunto’, come lo definirebbero proprio i napoletani, o meglio, per dirla come Federici di “emozioni”. “Abbiamo provato a raccontare come panem et circenses possa essere ancora un detto valido – spiega il regista – e poi abbiamo lasciato fare ai napoletani e ci siamo lasciati andare alle emozioni, provando a raccontare non il calcio, non la partita, ma quello che c’e’ il sabato prima della partita e il lunedi’, dopo”.

A compiere questo straordinario lavoro di tessitura, che piu’ che la biografia del calciatore e’ la biografia di una citta’ in un particolare momento della sua vita, un romanista alla regia e al montaggio uno che del calcio “non gli importa nulla”, Cristian Lombardi. “A Maradona – dice – mi lega un filo assurdo. Non sono un napoletano, tantomeno un tifoso di Napoli, ma ero in Argentina quando lui chiede il suo addio al calcio al Bombonera e non riuscivo a comprendere quell’amore, quella passione da parte della gente. Poi l’incontro con Jvan Sica, Roberto Volpe, Antonio Di Bonito, e Cecilia Gragnani, l’idea del progetto e Federici si rende conto che “a Napoli immediatamente tutto e’ commedia, basta sedersi per sentirsi raccontare qualcosa e quel racconto si tramuta subito in immagini”. Decine di testimonianze cucite dall’immagine poetica di scugnizzi che giocano a pallone a piazza Mercato. Momenti salienti della storia del Napoli e di Napoli condensati nelle parole che ricordano l’acquisto del calciatore, il suo primo approdo allo stadio San Paolo, il primo scudetto, la Coppa Italia e la partita con lo Stoccarda che diede la Uefa. Una selezione di personaggi “durata anni”, fatta gia’ dagli autori che poi si e’ tramutata in “50 ore di materiale dal quale – dice – siamo stati a costretti a scegliere 73 minuti. Non abbiamo seguito un ordine cronologico e abbiamo un montato ininterrottamente dal 12 dicembre all’altro ieri” per una pellicola girata in 12 giorni, dopo una settimana di sopralluoghi, e costata 30mila euro.

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Il lavoro di Lombardi e’ nato proprio dall’ascolto delle interviste, che ha portato alla scelta di raccontare ogni episodio attraverso piu’ testimonianze, quasi a sottolineare con la struttura narrativa la nascita, il consolidarsi di un mito e il suo passaggio generazionale. E cosi’ Federici mescola alto e basso, il Maradona di due autotrasportatori, padri e figlio, e quello di un docente di robotica della Federico II, il racconto del giornalista e quello del dell’ambulante che vive alla giornata. Recuperando squarci anche poco conosciuti quali ad esempio la storia della Maradona production, che avrebbe dovuto occuparsi dell’immagine del calciatore, nata e morta in 15 giorni mentre Napoli un gia’ si attrezzava con magliette, statuine di presepe e tazzine con la sua faccia, senza che il Pibe de Oro pensi minimamente di appellarsi alla giustizia. Anzi come lui stesso spiega a Gianni Mina’ in quei pochissimi frammenti di intervista cuciti nel film, l’importante e’ che i ricchi non speculino su di lui, mentre se lo fa chi non ha come affrontare il quotidiano ne e’ quasi contento. “Abbiamo raccolto anche polemiche, ma le abbiamo lasciate fuori perche’ volevamo raccontare gli effetti di Maradona sulla gente – sottolinea Federici – anche per questo non ho scelto un ordine cronologico ma un percorso emotivo. Ho cercato il collante delle interviste e l’ho realizzato con i bambini che giocano in strada, per inserirvi un briciolo di poesia in piu’. L’unica polemica che abbiamo utilizzato e’ quella sulla famosa partita Italia-Argentina perche’ e’ un esempio di come e’ facile mettere il marchio sulle cose e lavarsene le mani. Li’ invece per i napoletani e’ stato un ‘vai dove ti porta il cuore’, non hanno tifato Argentina, ma Maradona”.

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