Migliaia in strada a Hong Kong, bandiera cinese gettata in mare

3 agosto 2019

Nella nona settimana consecutiva di proteste, decine di migliaia di persone a Hong Kong sono tornate di nuovo in strada contro il governo e per chiedere riforme democratiche. La marcia che ha attraversato alcune delle arterie commerciali della citta’ ha causato la chiusura di negozi e l’interruzione del traffico; e’ anche sfociata in scontri e la polizia ha usato lacrimogeni contro i manifestanti che assediavano un commissariato. A meta’ pomeriggio, i manifestanti -120.000, secondo gli organizzatori- si sono radunati nel distretto di Mong Kok, una delle zone dello shopping, teatro degli scontri delle proteste democratiche del 2014. Varie centinaia di manifestanti si sono poi dispersi e hanno circondato il commissariato di Tsim Sha Shui, contro il quale hanno lanciato pietre e di cui hanno incendiato il portone.

Pochi minuti dopo la polizia in assetto antisommossa, armata di scudi e maschere antigas, ha sparato gas lacrimogeni; gli attivisti sono allora ripiegati sulle strade laterali, solitamente frequentate da molti turisti. Molti erano vestiti di nero e hanno infranto i finestrini delle macchine nel parcheggio della polizia, imbrattando di graffiti i muri vicini. Un gruppo di attivisti ha addirittura realizzato una specie di grande fionda per lanciare mattoni in un edificio. Da parte sua, la polizia dopo i lacrimogeni si e’ fatta strada a manganellate, effettuando numerosi arresti. Sin dalla mattinata erano state decine di migliaia i manifestanti scesi in strada, che intonavano a mo’ di slogan il mantra “siate acqua”: e’ una sorta di inno all’imprevedibilita’ preso in prestito dalla leggenda delle arti marziali, Bruce Lee e che ben si adatta alla natura di un movimento senza leader.

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Molte le strade invase dalle barricate, persino un tunnel del porto e’ stato bloccato per breve tempo. Alcuni manifestanti hanno anche fatto un passo insolito: creare barricate improvvisate per bloccare il tunnel di Cross Harbor a Hung Hom che collega Kowloon con l’isola di Hong Kong. La folla ha occupato tutte le corsie fuori dal tunnel, paralizzando il traffico per circa un’ora, a conferma del mutamento nelle tattiche dei manifestanti, in particolare i giovani che di solito sono in prima linea. E’ da due mesi che Hong Kong e’ teatro di manifestazioni, spesso seguite da violenti scontri tra polizia e piccoli gruppi dell”ala dura’ del movimento.

La protesta e’ nata contro la legge che prevedeva l’estradizione verso la Cina; ma adesso si e’ allargata ad una piu’ vasta richiesta di garanzie per la liberta’, che a detta dei dissidenti vanno progressivamente assottigliandosi via via che la presa della Cina sull’ex colonia britannica a statuto speciale si fa piu’ stringente. Apparentemente, non c’e’ alcun segno che il caos si stia attenuando. Negli slogan e nei canti intonati nei cortei si chiede agli altri residenti della Regione amministrativa speciale di aderire allo sciopero indetto per lunedi’. Ma anche domani sono previste due marce e si temono ulteriori scontri. Oggi un gruppo di manifestanti – separatosi dal corteo autorizzato dalle autorita’ – ha anche staccato dall’asta una bandera cinese per poi gettarla in mare. Resta da vedere fino a quando Pechino restera’ a guardare.

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