Misure anti Coronavirus: l’Ue non decide, palla all’Eurogruppo

27 marzo 2020

Sei ore di video conferenza senza nessun accordo. I leader dei 26 Paesi europei sono riusciti soltanto ad evitare una rottura. E così mentre il coronavirus continua a far morire persone e imprese, l’Europa rinvia di due setttimane sul come affrontare la crisi economica che sta generando il virus cinese. In sostanza, il Consiglio europeo passa la palla all’Eurogruppo. La riunione dei capi di Stato e di governo registra, ancora una volta, la spaccatura tra un fronte pronto a “misure eccezionali” come gli eurobond comuni, e una linea più rigorista. I leader consapevoli che le posizioni restano molto distanti, prendono tempo attraverso un compromesso: l’Eurogruppo, che raggruppa i ministri dell’Economia dell’Eurozona, viene incaricato di elaborare proposte nelle prossime due settimane, che il Consiglio Ue esaminerà. Quali proposte?

Il problema è che, al di là dell’intervento anti-pandemico della Bce, tra gli strumenti disponibili ci sarebbe il famigerato Fondo Salva Stati (o Mes), che può concedere una linea di credito ma sotto condizioni che potrebbero rivelarsi dolorose per i cittadini, impauriti dallo spettro della Troika e di misure “alla Grecia”. Per questo si è voluta togliere ogni sua menzione esplicita dalle conclusioni. Sul coronavirus l’Ue deve “battere un colpo” entro 10 giorni. L’ultimatum italiano arriva durante la video-conferenza con i leader delle altre 26 capitali, dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La riunione del Consiglio Ue registra, ancora una volta, la spaccatura tra un fronte pronto a “misure eccezionali” come gli eurobond comuni, e una linea più rigorista. Palazzo Chigi ottiene che nelle conclusioni del Consiglio venga tolto ogni riferimento al fondo Salva Stati (Mes). In tandem con il collega spagnolo Pedro Sanchez, il premier chiede di ragionare su proposte “eccezionali”, appunto.

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Durante il dibattito, definito molto diplomaticamente come “vivace”, l’Italia registra importanti aperture di Francia, Portogallo, Irlanda, Lussemburgo: Paesi che, assieme alla Slovenia, avevano firmato una lettera al presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. Il quale, però, si è trovato di fronte al no di Germania, Olanda e i “Paesi del rigore” del Nord. Conte, irritato, propone di affidare una soluzione alle 5 più alte cariche delle istituzioni europee: Commissione, Consiglio, Europarlamento, Banca centrale ed Eurogruppo dovrebbero elaborare un nuovo Piano Marshall. L’idea viene condivisa dal primo ministro spagnolo, alle prese con un contagio terribile almeno tanto quanto il nostro. “Nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico: ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico, e continuerà a risponderne – chiarisce Conte quando il collegamento audio-video si apre su Roma – si tratta di reagire con strumenti finanziari innovativi e realmente adeguati a reagire”. 

Germania, Olanda e Austria restano sulla loro posizione, ribadiscono di essere nettamente contrarie ai coronabond ed escludono un ricorso al Fondo Salva Stati senza condizionalità come chiesto da Italia, Francia e Spagna. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, si è detta “contraria ai coronabonds” per affrontare la crisi del nuovo coronavirus. “Non abbiamo parlato nello specifico delle condizionalità o meno del Mes”. Lo ha detto Angela Merkel, in una conferenza audio. Rispetto a chi ha immaginato o immagina i coronabond, ha affermato Merkel, “ho spiegato che dal punto di vista tedesco noi preferiamo il Mes, come strumento, che è stato fatto per le crisi”. “Ma non siamo andati nello specifico”, e adesso la questione passa ai ministri delle finanze, ha concluso. Il Mes offre “abbastanza possibilità” per aiutare gli stati e reagire alle crisi, senza cedere sui principi di base, ha affermato la cancelliera. 

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