Morte Floyd, Pentagono invia truppe in Minnesota. Proteste in molte città americane

31 maggio 2020

Nell’inferno scatenatosi per la protesta per la morte di George Floyd dopo un fermo di polizia a Minneapolis lunedì, e che vede altri due vittime, scende in campo finanche il Pentagono che ha ordinato all’esercito di attivare per l’intervento alcune unità di polizia militare a Minneapolis, dove si svolgono le proteste per la morte dell’afroamericano George Floyd, come in molte città americane. La decisione del Pentagono, che ha pochi precedenti analoghi, arriva dopo che il presidente americano Donadl Trump ha twittato di aver promesso al governatore del Minnesota, Tim Walz, che “l’esercito è al suo fianco in ogni modo”. Il social Twitter ha segnalato il tweet come una violazione delle “regole riguardanti l’esaltazione della violenza”. Nel messaggio di Trump si leggeva anche: “In caso di difficoltà assumeremo il controllo ma, quando inizia il saccheggio, si inizia a sparare. Grazie!”.

George Floyd

Durante una delle tante proteste, è stato ucciso a Detroit un 19nne da colpi d’arma da fuoco sparati sulla folla da un Suv, una Dodge Durango di un soggetto ignoto. Il giovane è morto dopo essere stato trasportato in ospedale. Ha perso la vita anche un militare del servizio di protezione federale e un altro è rimasto ferito negli scontri. Nella città californiana sono scese in piazza almeno 7.500 persone secondo il Dipartimento di polizia locale. Danneggiamenti, atti di vandalismo, furti e incendi in tutta la città a cui sono seguiti arresti. Il Federal Protective Service, che rientra nel Dipartimento di Sicurezza nazionale, fornisce protezione alle strutture del governo Usa.

In Minnesota intanto, saranno dispiegati 2.500 uomini della Guardia nazionale, dopo che il governatore Tim Walz ha autorizzato la “totale mobilitazione” in risposta alle violenze delle scorse notti durante le proteste per la morte di George Floyd. Lo ha precisato lo stesso generale Jon Jensen, a capo della Guardia nazionale del Minnesota, dopo che nelle scorse ore era stata annunciata la mobilitazione di altri 1.000 uomini dopo i 700 già impegnati la scorsa notte. Parlando alla stampa, Jensen ha sottolineato come il dispiegamento di oltre 700 agenti della Guardia nazionale sia stata la “più grande operazione di sicurezza nella storia del Minnesota”, ma “non è bastato”. Per cui saranno 2.500 gli uomini impegnati nello Stato a partire da questo pomeriggio.

“Il governatore ha appena annunciato la totale mobilitazione della Guardia Nazionale del Minnesota, per la prima volta dalla II Guerra mondiale. Che cosa significa questo? Che ci saremo tutti”, ha sottolineato il generale. Secondo quanto riportato dalla Cnn, Jensen ha detto che lo Stato sta chiedendo “risorse a livello nazionale” e di aver avuto contatti con il Segretario alla Difesa e il Capo di Stato maggiore. Da parte sua, il governatore Walz ha dichiarato che la situazione a Minneapolis “non riguarda più l’omicidio di George Floyd” e che “le nostre grandi città di Minneapolis e Saint Paul sono sotto attacco”. “E’ sotto attacco la società civile, alimentando paura e sconvolgendo le nostre grandi città”, ha affermato, negando che le proteste abbiano a che fare con la “morte di George Floyd o con le disuguaglianze o con i traumi storici delle nostre comunità di colore”.

Il sindaco di Portland, Ted Wheeler, frattanto dichiara lo stato di emergenza e imposto il coprifuoco dopo le proteste della scorsa notte, esortando la popolazione a mettere fine alle manifestazioni per la morte di George Floyd. “Dare alle fiamme edifici con le persone dentro, rubare da piccole e grandi attività commerciali, minacciare e molestare i giornalisti. Tutto questo nel pieno di una pandemia che ha fatto perdere quasi tutto alle persone”, scrive il primo cittadino su Twitter, aggiungendo: “Questo non è chiedere cambiamenti, questo è disgustoso”. Dopo una prima manifestazione pacifica, alcuni dimostranti hanno assaltato il quartier generale della polizia della città dell’Oregon, dandolo alle fiamme. “Portland, noi non siamo così – aveva scritto nella notte il sindaco – quando distruggi la nostra città, distruggi la nostra comunità. Quando si agisce con violenza, tutti noi veniamo colpiti. Come può tutto questo onorare il ricordo di George Floyd? Protestate, dite la verità, ma non distruggete la vostra città”.

Frattanto, Derek Chauvin, l’agente della polizia di Minneapolis che il 25 maggio 2020 ha ucciso George Floyd premendo il ginocchio contro il suo collo impedendogli di respirare, è stato formalmente accusato di omicidio di terzo grado. L’accusa di omicidio di terzo grado, secondo il codice penale del Minnesota, comporta un massimo di 25 anni di reclusione: logica, afferma Freeman, già avviata in passato contro Mohammed Noor, l’agente di polizia che ha ucciso Justine Damond, una donna disarmata, nel 2017 mentre rispondeva alla sua chiamata al 911. Noor è stato, poi, condannato a più di 12 anni di carcere nel 2019.

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