Mose, prima prova generale per le 78 dighe mobili

10 luglio 2020

Dopo anni di attese, inchieste giudiziarie, fallimenti e proteste per Venezia è una giornata storica. La laguna è stata chiusa completamente al mare per poter effettuare il primo test completo delle 78 dighe mobili del sistema Mose, per salvare la città dalle maree. Un’opera imponente tanto attesa quanto criticata, che dovrebbe prevenire gli effetti devastanti dell’acqua alta nella città lagunare. La prima a sollevarsi completamente, alle 12.15, è stata la diga di Lido San Nicolò, con 20 paratoie, seguita un minuto dopo da quella di Lido Treporti, con 21 barriere, e Chioggia, con 18. Alle 12.25 si è concluso il sollevamento delle 19 dighe di Malamocco. Le 78 paratoie del Mose “oggi si sono alzate in 90 minuti, a regime si eleveranno in 30”. Lo ha precisato uno dei progettisti della struttura di difesa dalle acque alte, sottolineando che in questo momento “i tempi sono lunghi perché l’impianto non è finito”.

I prossimi mesi serviranno “per calibrare gli strumenti necessari” ha concluso il tecnico. E così la Laguna di Venezia è stata chiusa completamente al mare, con l’effettuazione del primo test completo delle 78 dighe mobili del sistema Mose, per salvare la città dalle acque eccezionali. Sull’isola artificiale che divide la Bocca di Porto del Lido è stata approntata “una regia” dove si sono seguite le operazioni. E’ stato il presidente del Consiglio Conte a premere il pulsante per dare il via all’innalzamento delle dighe. “Questo Mose va completato e dobbiamo fare in modo che il prossimo autunno inverno ci sia uno strumento di salvaguardia. Siamo qui augurandoci che questa opera possa funzionare e rispondere all’obiettivo per cui è stata progettata”.

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“A chi protesta dico auguriamoci funzioni” ha spiegato Conte. Deprechiamo episodi di corruzione ma ora concentriamoci sull’obiettivo. “Questa non è una cerimonia di inaugurazione, non siamo qui per una passerella ma per un test: vedremo insieme l’innalzamento di 78 paratoie e la chiusura contemporanea di tutte le bocche di porto. E’ una poderosa opera che attende da anni il completamento. E’ nata tra tante polemiche per un obiettivo concreto per quanto visionario di salvaguardare Venezia dall’acqua alta”, ha aggiunto. “La manutenzione del Mose, che sarà gestito da struttura collegiale, sarà costosa e impegnativa dal punto di vista finanziario” ha concluso Conte senza quantificare l’entità della spesa.

LA PROTESTA

Una decina le imbarcazioni che si sono radunate nello spazio acqueo davanti a Piazza San Marco per un’azione di protesta contro il Mose. Guardati a vista da imbarcazioni della polizia, i barchini hanno bandiere contro le grandi navi e contro quella che definiscono un’opera inutile. Una protesta del movimento ‘No Mose’ sfociata in una ‘battaglia navale’ con le forze dell’ordine in bacino San Marco, nel giorno della contestazione per la prova generale del sistema di dighe mobili. “Ci siamo radunati in Bacino e abbiamo accerchiato una motonave di addetti al sistema che si recava verso la bocca di porto di Malamocco”, dice Tommaso Cacciari, leader degli antagonisti veneziani. “C’era di tutto in acqua, dalle moto d’acqua della polizia, ai gommoni, motoscafi e navi della Guardia costiera. Abbiamo cercato di infrangere il blocco, ma non c’è stato nulla da fare”.

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Dopo il tentativo di accerchiare la motonave dei tecnici a Malamocco, le barche dei ‘No Mose’ hanno cercato di spostarsi in direzione opposta, verso l’Isola Nuova del Lido, dov’era in corso la cerimonia per la prova generale del Mose, ma senza successo. “Ci hanno bloccato con tutte le loro forze, inondandoci d’acqua con gli idranti” ha aggiunto Cacciari, riferendosi al blocco opposto dalle forze dell’ordine alla decina di barche della ‘flotta’ della protesta. “”Ora siamo tornati alla base fradici e con le barche mal messe – ha concluso Cacciari — ma soddisfatti perché il risultato l’abbiamo ottenuto, il nostro dissenso ventennale è stato sentito da tutti. Speravano di spegnere le voci fuori dal coro, non ci sono riusciti”.

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