In pensione Lombardi, il portavoce della “glasnost” vaticana. Ad agosto compirà 74 anni

In pensione Lombardi, il portavoce della “glasnost” vaticana. Ad agosto compirà 74 anni
11 luglio 2016

lombardi papa

Ogni “perestrojka” ha la sua “glasnost”, la trasparenza che non nasconde la crisi e prepara, accompagna la riforma del sistema. Il Vaticano non è l’Unione sovietica, ma le analogie non mancano. E la riforma dello Stato pontificio è stata discretamente tutelata, in questi anni, dal portavoce gesuita Federico Lombardi. Che ad agosto, quando compirà 74 anni, andrà in pensione concludendo così un ciclo aperto da Joseph Ratzinger, culminato nella sua rinuncia al pontificato, completato dal pirotecnico avvio di quello di Jorge Mario Bergoglio. A padre Lombardi succede Greg Burke, membro numerario dell’Opus Dei, come lo storico portavoce di Giovani Paolo II, Joaquin Navarro Valls. Il gesuita va in pensione durante il regno del primo Pontefice gesuita della storia, a riprova del desiderio del Pontefice argentino di coinvolgere tutte le anime della Chiesa nella guida della barca di Pietro. Burke, ex giornalista di Time e Fox News, è statunitense, la sua vice sarà Paloma Garcia Ovejero, spagnola, giovane corrispondente della radio dei vescovi iberici, che occupa il posto vacante da alcune settimane lasciato da padre Ciro Benedettini.

Entrambi laici, rappresentano quella internazionalizzazione dello Stato pontificio che ha portato all’elezione del primo Papa latino-americano. La doppia nomina cade, forse non casulamente, a pochi giorni dalla conclusione del processo sulla divulgazione di documenti riservati del Vaticano (vatileaks), coda di un opaco scontro di potere, molto economico e molto italiano, di cui una prima, analoga vicenda, nell’ultimo scorcio del pontificato di Benedetto XVI, era stata prima avvisaglia. Di nuovo, il ciclo che si chiude. Di quel ciclo Lombardi è stato un fondamentale protagonista. Cuneese, uomo dotato di un senso dell’umorismo sottile, il sacerdote, nato a Saluzzo nel 1942, entrato nel noviziato della provincia gesuita torinese nel 1960, laureato in matematica, addottorato in teologia in Germania, ordinato nel 1973, si è sempre caratterizzato come un lavoratore schivo ma instancabile.

Uomo-macchina della Civiltà cattolica, in qualità di vicedirettore con il falmboyant direttore Bartolomeo Sorge, provinciale dei gesuiti italiani dal 1984 al 1990, poi direttore dei programmi di Radio vaticana, Lombardi nei Duemila accumula un impressionante numero di cariche: direttore generale della Radio vaticana, poi del Centro televisivo vaticano, infine, esattamente 10 anni fa, dall’11 luglio 2006, portavoce vaticano. Se già negli anni passati aveva affrontato con determinazione problemi laceranti come le accuse a Radio vaticana per le onde elettromagnetiche, battaglia legale poi vinta dal Vaticano, da volto e voce della Santa Sede Lombardi ha dovuto affrontare uno dei periodi più tempestosi della recente storia della Chiesa. Dal discorso di Benedetto XVI a Ratisbona, che da infuriare i musulmani, agli screzi con il mondo ebraico per il dossier lefebvriano, dalle “gaffes” di Joseph Ratzinger, Pontefice a cui è legato da una profonda ammirazione, agli scandali finanziari che investono ciclicamente lo Ior, gli immobili di Propaganda fide, gli investimenti del Vaticano. Si schiera senza esitazione a favore della trasparenza nel dossier scottante della pedofilia, aiutando dietro le quinte a organizzare uno storico convegno ospitato sul tema dalla Pontificia università Gregoriana.

lombardiAppassionato di storia della resistenza italiana, uno stile di vita quasi rigidamente sobrio (qualcuno ricorda quando si rifiutava categoricamente di prendere la prima classe per lunghi viaggi in treno sebbene costasse poco di più della seconda), non manca mai, ben prima dell’arrivo di Papa Francesco, di dare il suo sostegno alla causa dei migranti e dei rifugiati, forse memore di quando fece da parroco ai poveri emigrati italiani in Germania. Ironico, un linguaggio a tratti involuto, una capacità tutta gesuitica di aggirare le domande poco apprezzate, padre Federico Lombardi interpreta però a perfezione il desiderio di Benedetto XVI (e di una componente, minoritaria, del Vaticano) di non nascondere i problemi, affrontarli apertamente, in dialogo, se serve aspro, con l’opinione pubblica. Fiduciosi che, come scrive San Paolo, la verità rende liberi. Agli antipodi dello “story telling”, anti “spin doctor” per eccellenza (preferisce essere definito “direttore della sala stampa vaticana” anziché portavoce), una certa inclinazione a stemperare gli entusiasmi e sdrammatizzare le novità, il gesuita ha però un’idea molto precisa della comunicazione, e a monte del rapporto tra la Chiesa e la società, il mondo, la modernità.

Non drammatizza ma non nasconde i problemi, non stigmatizza ma non tollera una certa mondanità molto romana e curiale, risponde a tutti, dal grande inviato di un network internazionale all’ultimo cronista. A volte si irrita, ma non censura, non manipola l’informazione, lascia che le cose maturino. E le cose maturano. Joseph Ratzinger compie un rivoluzionario “atto di governo” (copyright Lombardi) dimettendosi, si apre un Conclave tempestoso che elegge, seconda rivoluzione di cui la Chiesa è capace in poche settimane, Jorge Mario Bergoglio. Se la sintonia di Lombardi con Joseph Ratzinger è profonda, con il Papa argentino il rapporto è meno lineare, almeno all’inizio. Sarà la differenza di temperamento, saranno antiche vicende gesuitiche all’epoca in cui superiore della Compagnia di Gesù era lo spagnolo Pedro Arrupe, sarà che Jorge Mario Bergoglio, fin da subito, rompe ogni norma, padre Lombardi, lo ha confessato egli stesso, sul momento è scioccato dall’imprevista elezione del confratello.

Poi nel corso dei mesi il rapporto si affina, Jorge Mario Bergoglio impara ad apprezzare la statura del portavoce, Federico Lombardi ammira l’afflato del nuovo Pontefice, la sua forza inesauribile, la profondità con cui guida il doppio sinodo sulla famiglia. La riforma dello Stato pontificio, però, procede. Passati i primi tre anni, iniziano ad entrare a regime le modifiche dell’organigramma vaticano. Arrivano le nuove leve, la presenza degli italiani si assottiglia, quella degli anglosassoni si struttura. Si avviano accorpamenti e fusioni. C’è da mettere in pratica una “spending review” che inquieta più di un dipendente vaticano. Nasce la segreteria per la Comunicazione, affidata dal Papa a mons. Dario Edoardo Viganò. Il gesuita lascia prima il Centro televisivo vaticano, poi, nei mesi scorsi, l’amata Radio vaticana, infine, dal prossimo agosto, la sala stampa. Si chiude un ciclo, padre Lombardi va in pensione. Non prima, però, di aver preso parte, a fine settembre, alla congregazione generale che eleggerà il prossimo superiore generale dei gesuiti.

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