Quirinale, l’ottimismo dei contiani: “Draghi non ce la fa”

Quirinale, l’ottimismo dei contiani: “Draghi non ce la fa”
Giuseppe Conte
25 gennaio 2022

Proposta unitaria, diffidenze ancora in piedi fra Movimento 5 stelle, Partito democratico e Liberi e Uguali. Dopo uno slittamento di un paio d’ore per avere il tempo di valutare la “rosa” delle candidature del centrodestra annunciata dal Quirinale, Giuseppe Conte, Enrico Letta e Roberto Speranza si riuniscono alla Camera e dopo una lunga e impegnativa riunione alla quale partecipano anche i capigruppo parlamentare delle tre forze politiche, partoriscono una nota congiunta nella quale chiedono al centrodestra un tavolo ristretto (con i soli leader) per “giungere ad una soluzione condivisa su un nome super partes”. Letta commenta alludendo a un conclave “a pane e acqua”, Speranza sottolinea la scelta di non controproporre nomi a quelli del centrodestra: “non abbiamo bisogno della guerra delle due rose”. Conte rivendica la scelta fatta perché così “acceleriamo il dialogo con il centrodestra”, anche se in serata arriva la secca replica di Salvini che accusa i tre di porre solo “veti”..

La premessa condivisa dai tre, infatti, è che “non riteniamo che su quei nomi (del centrodestra, ovvero Carlo Nordio, Letizia Moratti e Marcello Pera, ndr) possa svilupparsi quella larga condivisione in questo momento necessario”. La diffidenza, secondo una lettura accreditata nel centrosinistra e condivisa anche da qualche ambiente parlamentare a 5 stelle, è che il tavolo con tutti i leader serva a evitare fughe in avanti di singole forze politiche e eccessive “sintonie” fuori dal campo della coalizione, come quella rivendicata da Conte lunedì dopo l’incontro con Salvini. Interpellando fonti di primo piano, tuttavia, dai 5 stelle giunge una secca smentita: “Era condivisa la decisione di fare tavoli separati, lo oggi quella di chiedere un vertice con tutti dentro”, dicono.

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Sta di fatto che nelle ultime ore sembra tenere la linea di Conte sul rifiuto di spostare Mario Draghi da Palazzo Chigi. Arrivando a Montecitorio prima del vertice l’ex premier scandisce: “Se abbiamo affidato a un timoniere una nave in difficoltà non ci sono le condizioni per fermare i motori, cambiare equipaggio e chiedere al timoniere un nuovo incarico. La nave è ancora in difficoltà”. “Draghi non ce la fa e se minaccia di andar via se non viene eletto al Quirinale è un bluff, un governo si farebbe lo stesso”, giurano le fonti stellate. Mentre la comunicazione contiana fa girare un fuorionda nel quale il direttore del TgLa7, Enrico Mentana, commenta le dichiarazioni di Conte con un encomiastico “se la sta giocando meglio di tutti”.

E mentre si consuma lentamente il rito delle schede bianche e dei nomi di fantasia, a Montecitorio più voci valutano come oltre la metà dei grandi elettori M5S contrari a Draghi”. Un parlamentare stellato di lungo corso ostenta ottimismo: “Sono fiducioso che un nome esperto ma magari che non abbia fatto nove legislature, magari fuori dal Parlamento al momento, si possa trovare”. Quanto a Draghi, “lui rischia, vuol fare Prodi bis?”. Nemmeno il nome di Luigi Di Maio, che da giorni circola come possibile capo del Governo per convincere i 5 stelle a mandare Draghi al Colle, scioglie troppo il cuore dello scettico: “E` fra le soluzioni possibili una delle meno probabili”, commenta. Anche se un esponente stellato di governo invece vede Di Maio che “sta giocando la partita” e una senatrice alla prima legislatura lo vedrebbe come “quadratura del cerchio per un nuovo accordo”. Parole, ipotesi, sogni che dovrebbero concretizzarsi al tavolo di tutti i leader, sempre che invece non si continui ad andare in ordine sparso fino a una pericolosa conta finale giovedì.

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