Renzi attacca minoranza Pd. Bersani: “Premier governa con miei voti”

Renzi attacca minoranza Pd. Bersani: “Premier governa con miei voti”
13 marzo 2016

I nodi al pettine arriveranno. In ballo c’è il futuro del Pd, del governo e di qualche città chiamata alle urne. Il partito democratico, partendo da Roma, soffre. I consensi dell’elettorato non mancano, ma è la classe dirigente che freme, fatica a mantenere la calma in uno scenario da guerra fredda. Da separati in casa. Pier Luigi Bersani, ad esempio, è contrariato. Non ha gradito l’attacco del premier alla minoranza dem dei giorni scorsi. Renzi solo ieri infatti aveva detto parlando alla scuola di formazione democratica: “Chi mi critica ha distrutto l’Ulivo”. L’ex segretario che fino a ieri ha incassato i colpi sferrati da Matteo Renzi,  oggi sbotta: “Renzi governa con i miei voti”.  Bersani, oggi, al suo arrivo all’ultima giornata della kermesse di Sinistra riformista a Perugia, ha replicato al suo segretario a muso duro: “Sì, lo ammetto, mi sono arrabbiato molto, se mi toccano l’Ulivo… Se al corso di formazione politica vai a dire che la sinistra ha distrutto l’Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi… Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con quei voti. Non io Bersani, io centrosinistra”. “Io, assieme ad altri -aggiunge l’ex premier – sto cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci. A volte si ha l’impressione, invece, che il segretario voglia cacciarla fuori. Il segretario deve fare la sintesi, non deve insultare un pezzo di partito”.

D’ALEMA Su questo tema ieri era intervenuto anche Massimo D’Alema che alla kermesse della Sinistra dem, aveva ribadito quanto detto venerdì scorso: “Per rilanciare la sinistra servono progetti nuovi”. Scissione o meno, insomma, il democratico ha lanciato il guanto di sfida nei confronti del premier-segretario. Lo stesso D’alema ha poi dovuto “soppportare” l’attacco del politologo Roberto D’Alimonte che, dati alla mano, dalle colonne del Sole 24 Ore, ha risposto alle dichiarazioni dell’ex presidente del Consiglio che di fronte a Renzi aveva evocato “gli anni d’oro dell’Ulivo”. Le parole del professore, esperto di dinamiche elettorali, fanno male: “L’Ulivo ha sempre vinto per caso”. D’Alimonte ha ricordato come il centrosinistra abbia vinto grazie al fattore fortuna nel 1996 e nel 2006. “Nel 1996 la sinistra guidato dall’Ulivo prese il 44,9% dei voti maggioritari alla Camera, tutto il centrodestra ne prese il 51,3. Nell’arena proporzionale il distacco fu anche maggiore, ma Prodi vinse perché i rivali erano divisi, con la Lega che si era presentata da sola dopo la rottura con Forza Italia”. Nel 2006 Prodi vinse di nuovo, ma “fu un’altra vittoria per caso”. “L’Ulivo c’era ancora, quella volta dentro l’Unione, che era una coalizione acchiappatutto composta da 14 liste alla Camera e 20 al Senato. L’Unione vinse alla Camera per 25mila voti ma perse al Senato. Fu solo grazie a un errore del centrodestra nella presentazione delle liste nella circoscrizione estero, che Prodi riuscì ad avere un seggio in più di Berlusconi a Palazzo Madama”. Insomma il professore ha avvertito “baffino”: il ritorno all’Ulivo sarebbe peggio dell’attuale Pd affossato dai trucchi e dalle polemiche delle ultime settimane.

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CUPERLO Anche Gianni Cuperlo non resiste alle frecciate di Renzi e sbotta: “Se posso dirlo qui: basta con questa denuncia di quelli che perdono e scappano via col pallone. A dirla tutta chi alza il dito e lo denuncia adesso è quello che ha vinto, si è tenuto il pallone per sé e ha espulso gli avversari”. E poi: “Il trasformismo di Renzi fa girare un po’ le palle. Ha bloccato l’opera della rottamazione sulla soglia del Palazzo. Ma non ha migliorato, anzi ha peggiorato l’arte di selezionare l’èlite. E ha tolto l’agibilità al suo partito, lasciando che a primeggiare sia l’opportunismo, anzi il trasformismo. Io l’avevo letto sui libri di storia. Ma ora l’ho vissuto dal vivo, concept live”. E ancora: “Il congresso è previsto nel 2017, io poi ho la sensazione che la legislatura potrebbe non finire a scadenza naturale e si potrebbe anche votare nel 2017. In questo caso non è Renzi che decide, ma è obbligatorio prevedere un congresso prima della scadenza”. “Dopo di che, al di là del congresso e di quando si terrà, io penso che questo partito ha un bisogno disperato di discutere dove vuole andare, cosa vuole essere, cosa vuole fare. Io l’ho proposto in termini chiari al segretario del mio partito e lo riproporrò ancora perché non ho avuto risposta”, ha concluso Cuperlo.

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SPERANZA “Un comportamento sbagliato, da irresponsabili”. Cosi’ Roberto Speranza definisce “le offese” che Renzi ieri ha riservato alla sinistra del Pd “dal palco della scuola di formazione, un luogo che dovrebbe essere di tutti e non il luogo in cui offendere ogni settimana la minoranza del partito”. Red. Pol.

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