Riforma Csm, 4 ore vertice maggioranza con Cartabia. Passi avanti

Riforma Csm, 4 ore vertice maggioranza con Cartabia. Passi avanti
Marta Cartabia
8 aprile 2022

Ieri, dopo quattro ore di riunione a Montecitorio tra gli esponenti della maggioranza in commissione Giustizia e la ministra Marta Cartabia sulla riforma del Csm alcuni dei partecipanti si spingono a dire che “ci sono stati dei passi avanti” che verranno verificati oggi alle 10 in una nuovo vertice. “Nella riunione di oggi (ieri, ndr) si è registrato un avvicinamento delle posizioni dei vari gruppi, si ragiona in termini di accordo complessivo e di visione di insieme”, ha detto il presidente della Commissione Giustizia, Mario Perantoni.

I punti su cui ci sarebbe stato un avvicinamento delle posizioni sono quelli più controversi che hanno finora bloccato l’iter del provvedimento: porte girevoli, fuori ruolo, separazione delle funzioni, ancora da sciogliere invece il nodo del metodo elettorale per i membri del Csm. Le soluzioni intermedie che hanno permesso di far proseguire il dialogo, secondo quanto viene riferito da alcuni partecipanti, sarebbero: tutelare i magistrati che siano andati a lavorare nel governo per meno di un anno, consentire ai magistrati di poter cambiare funzione, da requirente a giudicante dopo un certo numero di anni, per i Cinque stelle dovrebbero essere solo 5, per Fi uno, per la Lega neanche uno, ma si lavora ad una soluzione intermedia tra gli 8 e 10 anni.

Dai Cinque stelle ci potrebbe essere un’apertura sul divieto di passaggio diretto tra Parlamento e Csm. Quanto al sistema elettorale la Guardasigilli ha ribadito che il sorteggio è una ipotesi incostituzionale, nonostante l’insistenza di alcuni gruppi, come la Lega, favorevole a un sorteggio dei collegi. Ipotesi che non convince però gli alleati. Sulle barricate resta Italia viva che ha ribadito di voler ripresentare in Aula tutti i suoi emendamenti. “La maggioranza è sorda, non c’è stata nessuna apertura della ministra Cartabia, le modifiche portano a un testo pieno di contraddizioni. All’interno della maggioranza siamo isolati nelle nostre proposte – ha ammesso Cosimo Ferri, Iv – abbiamo però il dovere di evidenziarlo: non sarà una grande riforma, non cambierà niente, sarà un’occasione persa”.

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Per il Pd però deve essere chiaro che una volta chiuso l’accordo in commissione e ritirati gli emendamenti non saranno ammessi cambiamenti di fronte in Aula, magari votando a favore degli emendamenti delle opposizioni, altrimenti salterebbe tutto. La quadra finale insomma non è stata ancora trovata e bisognerà attendere domani mattina per chiudere l’intesa e poi cominciare a votare in commissione, da lunedì. Il tempo a disposizione non è molto. Il rischio è un nuovo slittamento dell’approdo in Aula previsto per il 19. L’ipotesi di uscire dalla commissione senza un mandato al relatore, infatti, non sembra praticabile per una riforma che interviene in modo articolato su un testo più ampio, spiegano, bisognerebbe porre la fiducia su tutte le proposte del governo. Per il Pd, presenti Walter Verini, Alfredo Bazoli e Anna Rossomando, la sensazione è che “la strada sia ancora complessa ma che questo ultimo miglio possa essere compiuto”.

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