Separazione delle carriere, il Senato al voto finale: poi decideranno gli italiani
Domani, 30 ottobre, Palazzo Madama metterà ai voti la riforma costituzionale che divide le carriere di giudici e pubblici ministeri. Il provvedimento, bandiera del ministro Nordio, è all’ultimo passaggio parlamentare prima del referendum popolare previsto in primavera.
Aula del Senato
La lunga marcia della riforma della giustizia arriva al suo epilogo. Dopo tre approvazioni tra Camera e Senato, il disegno di legge costituzionale che introduce la separazione delle carriere dei magistrati si prepara all’ultimo voto, atteso domani nell’Aula di Palazzo Madama a partire dalle 10.30.
Si tratta di una delle modifiche più significative dell’attuale legislatura, destinata a incidere profondamente sull’assetto della magistratura italiana. La maggioranza la considera una svolta storica, le opposizioni denunciano un tentativo di “mettere il bavaglio” all’autonomia giudiziaria. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio non è intervenuto in aula, ma ha commentato fuori microfono la “solita litania petulante” delle opposizioni, confermando la volontà del governo di andare fino in fondo.
Dopo il Parlamento, la parola ai cittadini
Con il voto del Senato si chiuderà l’iter parlamentare, ma non la partita politica. Come ogni riforma costituzionale, anche questa dovrà passare per il giudizio popolare. Il referendum confermativo, salvo sorprese, dovrebbe svolgersi in primavera. “Potrebbe tenersi già a marzo”, ha anticipato il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi.
Il governo intende accelerare la consultazione. “Non abbiamo timore della democrazia diretta — ha dichiarato il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto — anzi, vogliamo che il voto avvenga il prima possibile, per dare certezza e credibilità al sistema”. Dal canto suo, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha precisato che “il referendum non sarà un giudizio sul governo né sulla magistratura, ma sul merito della riforma”.
Piazza Navona si prepara al flash mob di Forza Italia
Mentre i lavori parlamentari si avviano alla conclusione, Forza Italia ha annunciato per giovedì pomeriggio un flash mob in piazza Navona per celebrare l’approvazione definitiva della riforma. Alla manifestazione parteciperanno i capigruppo azzurri Maurizio Gasparri e Paolo Barelli, la segretaria romana Luisa Regimenti e il Movimento Giovanile Azzurro, guidato da Simone Leoni. Presenti anche alcune vittime di errori giudiziari, simbolo — spiegano gli organizzatori — delle distorsioni di un sistema che la riforma intende correggere.
Magistrati divisi, penalisti favorevoli
La riforma ha spaccato il fronte della giustizia. L’Associazione nazionale magistrati ha annunciato la creazione di un comitato per il “no” al referendum, indipendente da partiti e sindacati. “Non vogliamo assumere posizioni politiche — ha spiegato Parodi — ma garantire ai cittadini una corretta informazione, perché possano decidere liberamente”.
L’Unione delle Camere penali, invece, sostiene apertamente la riforma. “È necessaria — ha affermato il segretario Rinaldo Romanelli — perché giudici e pubblici ministeri hanno funzioni incompatibili. Separarle è un principio elementare nelle democrazie evolute. Chi parla di rischio di indebolimento della magistratura si sbaglia: sarà rafforzata”.
Le toghe progressiste: “Riforma inutile e dannosa”
Sul fronte opposto si schiera AreaDg, la corrente delle toghe progressiste. Il segretario Giovanni Zaccaro ha accusato il governo di concentrarsi su un tema ideologico, trascurando le emergenze concrete della giustizia. “Fra tagli al bilancio e sistemi informatici in tilt — ha dichiarato — questa riforma non risolve nessun problema reale. Continueremo a spiegare ai cittadini, con il sorriso e la Costituzione in tasca, le nostre perplessità”.
Crosetto: “Serve a garantire imparzialità e merito”
A difendere la riforma è intervenuto anche il ministro della Difesa Guido Crosetto, che ha sottolineato la necessità di “una magistratura indipendente e libera da logiche di appartenenza”. “Negli anni — ha ricordato — la giustizia è stata usata anche come arma politica. Dividere le carriere significa restituire equilibrio e professionalità”.
Crosetto ha difeso anche il sorteggio dei componenti del Consiglio superiore della magistratura: “Non è un attacco alle toghe, ma un modo per spezzare il potere delle correnti e premiare il merito”.
Domani il Senato scriverà l’ultima pagina di un percorso legislativo complesso, destinato a sfociare in un referendum che si preannuncia acceso. Il Paese si prepara così a un confronto che non riguarda solo la giustizia, ma il rapporto stesso tra potere politico, magistratura e cittadini.
