Sicilia, C. Conti boccia prelievo solidarietà. Ardizzone, colpa spot

26 aprile 2017

Profili di incostituzionalita’ del contributo di solidarieta’ aggiuntivo, rispetto a quello imposto dallo Stato, varato dalla Regione siciliana a carico dei propri pensionati. Li ha sollevati la Corte dei conti, alla quale si era rivolto un ex dipendente della Regione, un 68enne di Caltanissetta, che ha sollevato la questione di legittimita’ della norma davanti alla Consulta. Una vicenda che a questo punto potrebbe riguardare tutti i 16.000 ex regionali con un buco stimato in 5 milioni di euro. Per i magistrati contabili, infatti, il contributo di solidarieta’, ossia il prelievo sulle pensioni piu’ elevate, sarebbe “un mascherato prelievo tributario”, applicato “in modo discriminatorio e irragionevole solo a una categoria di cittadini, i pensionati regionali”. Per il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, la posizione del giudice unico per le pensioni Giuseppe Colavecchio, della Sezione giurisdizionale della Corte dei conti, “e’ il risultato – commentadi quando si parla alla pancia della gente, di quando si fanno norme spot senza tenere come riferimento principale esclusivamente le leggi. Cosi’ e’ fin troppo facile alimentare l’antipolitica. Anzi, e’ quanto di piu’ semplice ci possa essere. Quando ho difeso l’autonomia del Parlamento siciliano – restando assolutamente isolato e diventando bersaglio anche a livello nazionale – l’ho fatto perche’ il mio unico faro e’ stato, ed e’, la Costituzione della Repubblica Italiana, alla quale tutti, politici, giornalisti e show-man compresi, dobbiamo sottostare. Altrimenti ci trasformeremmo in semplici leoni da tastiera, la cui unica produzione sarebbe quella di fake laws e fake news”. Aggiunge Ardizzone: “La nostra forza deriva dalla conoscenza delle leggi. Difendendo l’Ars, quando c’era la rincorsa a chi voleva tagliare di piu’, ho difeso la Costituzione. L’ordinanza del giudice Colavecchio spero possa essere di monito a cominciare da domani quando ritorneremo in Aula per procedere all’approvazione del bilancio e della legge di stabilita’. E’ chiaro, ovviamente, che va fatto tutto con cautela, senza norme spot. Ribadisco: unico faro e’ e sara’ la Costituzione”. “Non intendo assolutamente replicare – conclude il presidente dell’Ars – alle gravi accuse spesso infamanti delle tv nazionali alimentate, piu’ o meno consapevolmente, dalle testate giornalistiche locali. Non mi aspetto neanche le scuse di tutti coloro che mi hanno additato come lo strenuo difensore della casta, soprattutto per non aver voluto estendere quella norma al personale dell’Assemblea regionale, ma almeno abbiano, per il futuro, il buon senso di tacere, se non conoscono le leggi”.

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