Sovranisti e liste civiche, rebus alleati per Salvini e Di Maio in Europa

Sovranisti e liste civiche, rebus alleati per Salvini e Di Maio in Europa
Matteo Salvini e Luigi Di Maio
5 aprile 2019

Sono costretti da un contratto a stare insieme in Italia, ma viaggiano divisi e appaiono sempre più isolati in Europa. Infatti, per Lega e MoVimento Cinque Stelle la conquista di Bruxelles appare più difficile del previsto. Dopo anni di slogan, Matteo Salvini e Luigi Di Maio ora devono fare i conti con i volponi della politica europea. Ma soprattutto, devono avere la capacità di arrivare a un elettorato che non è certo quello delle Regionali, per conquistare quel numero di seggi in modo tale da poter attuare in Europa la tanto strillata “rivoluzione”. La strada appare in salita. A cominciare per i sovranisti. I primi segnali arrivano con il forfait di Marine Le Pen e del premier ungherese, Victor Orban, all’incontro di lunedì proprio dei partiti sovranisti convocato a Milano da Salvini.

L’assenza della leader della destra francese, è stata comunicata dal portavoce del Rassemblement National, Alain Vizier, spiegando che la Le Pen è impegnata in eventi elettorali. Come anche il partito di Orban, Fidesz, e che ricordiamo fa parte del Ppe, a Milano non sarà rappresentato da nessuno. Dal Carroccio minimizzano, precisando che nessun invito era stato fatto ai due leader. Di certo, per Salvini, aprire la campagna elettorale per le Europee senza i due “big” sovranisti non è un buon segnale soprattutto per il suo sogno di mettere insieme un grande gruppo nel prossimo parlamento Ue che raccolga tutte le forze euroscettiche e di destra e che sia in grado, con il suo peso, di condizionare in maniera decisiva il destino dell’Europa. Un sogno, tra l’altro, già bocciato sul nascere dall’eurodeputato polacco, Ryszard  Legutko, braccio destro del leader del Pis (partito che rientra nel progetto salviniano), Jaroslaw Kaczynski, in quanto “irrealizzabile”.

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Sul fronte 5 stelle, invece, al momento solo chiacchiere. Nulla o quasi si sa sulle alleanze con alcune liste civiche che Di Maio avrebbe sancito in Europa. Non mancheranno certo le difficoltà, aggravate dal grande silenzio che arriva dal compagno, Alessandro Di Battista, a cui il M5s fa pressing per assumere il comando della campagna elettorale. Il voto di fine maggio è determinante, per il futuro dei 5 stelle. Se vogliono avere un certo “peso” nel prossimo parlamento europeo, Di Maio dovrà portare a Bruxelles almeno 25 deputati, eletti in sette Stati membri. Il minimo per poter formare un gruppo politico. Impresa ardua, se non impossibile.

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