Stop al supermercato italiano: il top del risparmio, ma non puoi più andarci I Trovati un’alternativa alla svelta

Supermercato - (pexels) - IlFogliettone.it

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La parabola discendente si questa catena di supermercati, da pilastro del discount alla chiusura definitiva

In un’Italia segnata da profonde trasformazioni economiche e sociali, la spesa alimentare è diventata uno specchio fedele delle difficoltà quotidiane. In questo contesto, i discount hanno rappresentato per anni una risposta concreta per le famiglie alla ricerca di qualità e risparmio. Tra i nomi che più hanno segnato questa stagione del commercio italiano c’è quello di Tuodì, una catena di supermercati nata con l’obiettivo di offrire beni di prima necessità a prezzi accessibili, mantenendo sempre viva l’attenzione alla convenienza.

Dietro il marchio Tuodì operava CESED S.p.A., società con sede a Roma, che aveva affidato la gestione operativa a Dico S.p.A., realtà legata al mondo delle cooperative Coop. L’impulso iniziale, sostenuto anche dalla fusione con Gestione Discount S.p.A. e dall’acquisizione dei punti vendita TopDì, aveva permesso al gruppo di espandersi rapidamente a livello nazionale. Con il passaggio del marchio DIX sotto il proprio controllo e l’unione con GeMa S.r.l. nel 2005, l’azienda raggiunse l’apice della sua capillarità, con decine di punti vendita distribuiti in tutta Italia.

Tra il 2007 e il 2010, Dico e Tuodì diventarono un punto di riferimento per milioni di italiani. I negozi erano presenti in ogni regione e garantivano un’alternativa economica ma dignitosa alla spesa tradizionale. L’identità del marchio si consolidava grazie alla sua diffusione e alla capacità di adattarsi alle esigenze di un pubblico sempre più attento ai prezzi. Quel modello, che univa radicamento territoriale e attenzione sociale, sembrava destinato a durare a lungo.

Il 2010 segnò un brusco cambio di rotta. Con l’arrivo di un nuovo presidente, Zucchelli, e del manager Antonio Lanari, furono introdotte strategie ritenute poco lungimiranti. I tentativi di innovare, come l’ingresso nel mercato dell’e-commerce, non ebbero successo e l’azienda perse progressivamente terreno. Nel 2012, il trasferimento della sede a Casalecchio di Reno e il cambio di denominazione in Dico S.p.A. non riuscirono a invertire la tendenza negativa.

Il crollo economico e i primi segnali di crisi

Il marzo 2017 segnò l’inizio del tracollo. Il gruppo dichiarò una grave crisi finanziaria, aprendo la procedura di concordato preventivo. I debiti avevano raggiunto la cifra impressionante di 450 milioni di euro. L’azienda tentò un piano di risanamento cedendo parte dei propri beni. Tra le cessioni più rilevanti quella di sette punti vendita in Liguria, acquistati da Penny Market per 9,2 milioni di euro. Ma il declino appariva ormai inarrestabile.

Dal 2021, la chiusura dei negozi Tuodì fu progressiva e costante. Molti dei punti vendita furono rilevati da altri marchi del settore, come Conad, IN’S e Penny Market, che ne riutilizzarono gli spazi. Il marchio, un tempo simbolo di convenienza e vicinanza alle famiglie, iniziò così a scomparire dalle strade italiane, lasciando un vuoto anche simbolico in molte periferie urbane e piccoli centri.

Supermercato Tuodì - (social) - IlFogliettone.it
Supermercato Tuodì – (social) – IlFogliettone.it

L’estinzione di un modello e il cambio di rotta

Nel luglio 2023 avvenne la chiusura definitiva dei brand Tuodì, Fresco Market e InGrande. L’azienda decise di voltare completamente pagina, aprendo nuovi punti vendita con il marchio Doreca Store, dedicati esclusivamente alla vendita di bevande alcoliche e superalcoliche. Un cambiamento radicale che ha segnato la fine di un modello e l’avvio di un percorso commerciale completamente differente, lontano dalle origini sociali del progetto.

La storia di Tuodì è quella di un’insegna che ha saputo accompagnare le difficoltà di intere generazioni, per poi crollare sotto il peso di scelte gestionali errate e di un contesto economico sempre più difficile. Resta l’insegnamento di un’idea che, per un periodo, ha saputo offrire dignità alla spesa quotidiana, ma anche la consapevolezza che nessuna realtà, per quanto radicata, è immune al cambiamento se non sa evolversi con visione e coerenza.