Tagli allo stipendio, la protesta delle toghe: “Iniziativa grave”

17 aprile 2014

L’Associazione nazionale magistrati, a fronte degli annunciati tagli degli stipendi nei riguardi di alcune categorie del settore pubblico, denuncia “la gravità di una eventuale iniziativa unilaterale del Governo che, senza alcun confronto con le categorie interessate e in via d’urgenza, procedesse a una riduzione strutturale delle retribuzioni”. La magistratura, prosegue la nota dell’Anm, “consapevole delle forti difficoltà che investono vasti strati della popolazione, non vuole sottrarsi all’impegno di solidarietà. Tuttavia, la redistribuzione delle risorse deve avvenire in modo equo, a parità di capacità contributiva, e dunque con strumenti di natura fiscale, e non con soluzioni inaccettabili, che incidono unicamente su una parte del pubblico impiego, senza colpire gli evasori, le grandi rendite e le retribuzioni del settore privato”.

“Una tale penalizzazione economica- sottolinea l’Anm- finirebbe col colpire anche retribuzioni medie, onnicomprensive e assai distanti dai livelli sui quali spesso insistono i mezzi di informazione, determinando una mortificazione della categoria, tale da dequalificare in prospettiva la Magistratura, non più in grado di attrarre le migliori professionalità”. 
L’Associazione, “nel ricordare i principi costituzionali che assistono la retribuzione dei magistrati come garanzia dell’autonomia e indipendenza della giurisdizione, rileva che il taglio delle retribuzioni sarebbe addirittura uno dei primi interventi del nuovo Esecutivo nel settore della giustizia, che vede i magistrati sottoposti a un gravissimo e crescente carico di lavoro e di responsabilità, a causa dell’insostenibile carenza di risorse materiali e di personale amministrativo, dell’inadeguatezza degli strumenti processuali e della conseguente lunghezza delle cause civili e penali.

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