Trump proclama l’emergenza nazionale per costruire muro. Ed è scontro costituzionale

15 febbraio 2019

Il presidente statunitense Donald Trump ha proclamato lo stato d’emergenza nazionale per poter costruire il muro al confine con il Messico. L’annuncio è arrivato dal Rose Garden della Casa Bianca, come atteso. “Abbiamo bisogno di un muro. Il muro è essenziale per la nostra sicurezza nazionale. Firmerò la dichiarazione di emergenza nazionale, in passato lo hanno fatto altri presidenti e non è mai stato un problema. C’è un’invasione nel nostro Paese: droga, trafficanti di essere umani, criminali. Non controlliamo i nostri confini” ha detto Trump, durante il discorso. La legge di spesa, frutto del compromesso tra repubblicani e democratici per evitare il secondo parziale shutdown (chiusura delle attività federali) in due mesi, che Trump firmerà nelle prossime ore, concede solo 1,375 miliardi per 55 miglia di reticolati lungo il confine, contro i 5,7 miliardi chiesti da Trump per oltre 200 miglia di muri.

Così, dalle minacce è passato ai fatti: non farà scattare un altro shutdown, dopo quello record di 35 giorni tra dicembre e gennaio, ma non rinuncerà al muro. La dichiarazione d’emergenza gli permetterà di spostare dei fondi stanziati per altri scopi al fine di costruire le barriere che i democratici si sono rifiutati di approvare; le cifre le aveva già fornite il capo di gabinetto, Mick Mulvaney: in tutto, Trump potrebbe arrivare ad avere a disposizione 8 miliardi di dollari. Il presidente ha così trasformato una battaglia politica in uno scontro sulla separazione dei poteri, che potrebbe creare una “crisi costituzionale”, secondo le accuse della procuratrice generale di New York, Letitia James, che ha parlato di “abuso di potere che combatteremo con ogni mezzo legale”. Immediata anche la reazione dei democratici, che da mesi si scontrano con Trump sul muro: la dichiarazione di emergenza nazionale è “illegale”, perché questa è “una crisi che non esiste, che infligge una grande violenza alla nostra Costituzione e rende l’America meno sicura”, secondo i leader democratici di Camera e Senato, Nancy Pelosi e Chuck Schumer, che hanno diffuso la loro dichiarazione congiunta.

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“Questo è chiaramente un abuso di potere da parte di un presidente scontento, che ha superato i limiti della legge per cercare di ottenere quello che non è riuscito a ottenere attraverso il processo legislativo costituzionale”, hanno aggiunto. “Il presidente non è al di sopra della legge. Il Congresso non può lasciare che il presidente faccia a pezzi la Costituzione”. La decisione di Trump, senza dubbio, sarà sfidata in tribunale. Lo stesso presidente si è detto sicuro che accadrà. “E vinceremo” ha detto davanti alle cosiddette “angel moms”, le mamme di bambini uccisi da immigrati irregolari, invitate alla Casa Bianca per l’occasione; Trump ha ipotizzato delle “cattive sentenze” dei tribunali e della Corte d’appello, prima di “un trattamento equo” da parte della Corte Suprema.

La Casa Bianca, intanto, ha respinto le critiche secondo cui Trump starebbe creando un precedente che i futuri presidenti potrebbero usare per ignorare la volontà del Congresso; ipotesi temuta anche dai repubblicani: un presidente democratico, per esempio, potrebbe dichiarare un’emergenza nazionale per imporre maggiori controlli sulle armi o per combattere il cambiamento climatico. I presidenti degli Stati Uniti hanno dichiarato 58 emergenze nazionali dagli anni ’70, di cui 31 ancora attive, ma nessuna ha mai riguardato lo spostamento di fondi senza l’autorizzazione del Congresso, oltretutto per un finanziamento esplicitamente respinto dai parlamentari.

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